Una configurazione variabile, un modulo base che si può arricchire di complementi e accessori per integrare funzioni diverse e soddisfare le mutate abitudini di vita. Marialaura Rossiello Irvine ci racconta l'S 5000 Retreat di Thonet ma non solo...

Le grandi trasformazioni delle abitudini di vita interessano gli spazi residenziali ma anche i luoghi del lavoro, che in questo difficile periodo hanno finito spesso per coincidere. Quali sono le sue considerazioni in questo senso e quali cambiamenti resteranno nel tempo?
Abbiamo subito un vero e proprio shock della nostra privacy. La commistione tra vita priva e vita lavorativa è coincisa nello stesso spazio e nella maggior parte dei casi, più persone di uno stesso nucleo familiare, hanno dovuto organizzarsi un’isola personale tra esigenza lavorativa o di studio. Necessariamente ci si è dovuti organizzare con mezzi esistenti tra mobilio e tecnologie. Da una parte c’era la voglia di alcuni di ‘evadere’, di altri di rintanarsi ancora di più. Credo che questo aspetto abbia fatto emergere il rispetto di uno spazio privato che ognuno di noi dovrebbe avere nella propria abitazione; una sorta di scenografia ovattata in cui l’invasione della telecamera, del microfono, della voce, venga attutita. Le nostre case sono diventate palcoscenici sempre connessi...

©Giacomo Giannini

Come il progetto per Thonet, l’S 5000 Retreat, si fa interprete di queste evoluzioni? Quali sono le sue caratteristiche peculiari?
Basta allargare la seduta, alzare i braccioli, attaccare un tavolino, corredare il divano con prese ed ecco il proprio nido in cui si può lavorare, riposare, giocare e ritrovare un proprio spazio. Una linea di confine ovattato. Il modulo base dell’S 5000 Retreat di Thonet è un divano imbottito a uno, due o tre posti, con una base in tubolare d’acciaio senza schienale e componenti laterali. Al telaio possono essere fissati, a seconda delle esigenze, braccioli e schienali oppure, come nuova opzione, divisori che riparano dalla vista e dal rumore. Ogni modulo può essere così ampliato in svariati modi. Il divano può essere arricchito da cuscini anche di diverse dimensioni disposti liberamente nello spazio racchiuso fra i pannelli e da tavolini montati sul telaio in tubolare d’acciaio. Innumerevoli diventano così le configurazioni di divani che possono essere modificate e ampliate in modo completamente modulare. Il modello S 5000 Retreat può trovare la sua giusta collocazione sia come classico divano nei moderni contesti abitativi che come piccolo divano con i pannelli per creare una postazione di smart working domestico.

Come si inserisce questo progetto in un pensiero più ampio sul ruolo del design nella vita contemporanea. In che modo il “design etico” può diventare uno strumento di rivoluzione concreta per migliorare l’esistenza di tutti noi?
Il nostro ruolo di progettisti si è evoluto. Come progettisti siamo chiamati anche a migliorare dei prodotti già progettati tempo fa in cui c’è stato un investimento sia da parte delle aziende che nostro, sia in termini economici e di impegno lavorativo. Ogni prodotto industriale è frutto di un lavoro di team che coinvolge tante risorse: designer, sviluppo prodotto, comunicazione, vendita… Ci sono molti frangenti per migliorare qualcosa di già esistente, per esempio con nuove finiture e colori o allargando la gamma di elementi, inventando delle nuove tipologie così come fatto con Thonet. Il divano che diventa sistema.

Si parla molto di sostenibilità, adesso abbiamo anche un Ministero per la Transizione Ecologica. Come “mettere a terra” le buone intenzioni e su quali temi lavorare fin da subito? Come le grandi linee guida della coscienza ambientale possono essere declinate nel campo della progettazione, su qualsiasi scala?
Ridurre la produzione di prodotti e aumentare la produzione di visioni, idee, ricerca e modalità comunicative alternative. La nostra visione di progettisti si deve ampliare ed essere applicata a progetti in cui le parole devono essere identità, unicità, sostenibilità, timeless, sapere fare, genius loci, indipendenza, audacia…