Un organico effetto doga

Maneggevole, impilabile, facilmente igienizzabile e completamente riciclabile. Doga è la nuova collezione d’arredo per l’outdoor di Nardi composta da sedute con e senza braccioli, poltroncina lounge e tavolino monoblocco in resina fiberglass. Ne abbiamo parlato con Raffaello Galiotto, designer e art director dell’azienda.

Davide Cattaneo: Sempre più spesso il confine tra sistemi outdoor e soluzioni per interni si assottiglia e molte delle nuove proposte sono in realtà trasversali agli ambienti senza un’effettiva connotazione. Cosa pensi di questa tendenza e come questi ultimi anni hanno cambiato il modo di concepire lo spazio esterno?
Raffaello Galiotto:
Sì in effetti la tendenza allo sconfinamento indoor-outdoor è sempre più frequente. Ma, a differenza del passato, ritengo che oggi sia l’outdoor a sconfinare nell’indoor, connotando gli ambienti interni con un sapore “open air”. La necessità di ampliare gli spazi esterni si riflette anche al chiuso, cercando di renderlo più luminoso e immersivo, come una serra, cioè uno spazio che ci consente di poter percepire la luce naturale, la pioggia o il sole, oppure incrementando la presenza del verde come se il giardino potesse sconfinare verso l’interno. Questa diversa prospettiva mi induce a pensare che nel futuro ci sarà un maggiore apprezzamento per questo tipo di arredi, che come   noto hanno caratteristiche specifiche e precise come la palette colori, l’opacità delle superfici, i materiali, la traspirabilità dei tessuti, tutte caratteristiche che favoriscono la sintonia con l’ambiente naturale con il quale abbiamo una crescente necessità di contatto.
D.C.: Quali sono i tratti salienti del progetto e su quali geometrie si è articolato?
R.G.:
Dal punto di vista formale la materia plastica offre molte libertà ma in questo caso il disegno della struttura di questo progetto ripropone un linguaggio tradizionale: quello degli estrusi cilindrici curvati. Una scelta precisa e rigorosa di costruzione con linee e curve tangenti. La caratteristica principale che distingue l’intera collezione sta nella seduta dogata tipica degli arredi outdoor e che si frappone, come una sorta di interfaccia, tra il corpo della persona e la struttura della seduta. Le doghe, che richiamano geometricamente la sezione cilindrica del tubo strutturale, si modellano fluidamente e diversamente su ciascuna seduta, Relax, Armchair e Bistrot per accogliere ergonomicamente il corpo. L’unione delle doghe alla struttura ha invece un effetto di spiccata plasticità grazie a particolari raccordi che eliminano spigoli e cuspidi e saldano visivamente le parti con un effetto morbido e monoblocco. Nel dettaglio, l’evidente emersione della parte terminale e arrotondata delle doghe dalla struttura cilindrica è una sorta di richiamo “organico” che infonde al progetto un carattere deciso e predispone la seduta al contatto con la persona.

D.C.: Dal punto di vista tecnologico quali sono state le sfide da affrontare? Quali gli accorgimenti messi a punto insieme a Nardi per dare vita al concept iniziale?
R.G.:
Produrre forme arrotondate con uno stampo in acciaio è sempre difficile, e in effetti   stato molto complesso ma grazie a un lungo lavoro di equipe si è riusciti a raggiungere a pieno tutti gli obiettivi iniziali. Calcoli strutturali preventivi per il rispetto degli standard di sicurezza del prodotto, simulazioni di flusso di riempimento della cavità dello stampo, studio delle deformazioni post stampaggio ci hanno consentito infine di realizzare un prodotto leggero, sicuro e di elevata qualità estetica. Fortunatamente oggi disponiamo di software di simulazione sempre più performanti che permettono al designer di esporsi di più nelle forme e di raggiungere traguardi più avanzati. Il bello di questo mestiere è che ogni progetto è un’avventura, una sfida che pone l’asticella sempre un po’ più in alto.
D.C.: Avete rinnovato anche la gamma cromatica? In che modo e da quali considerazioni siete partiti?
R.G.:
La palette cromatica è ampia e rinnovata. Uno specifico progetto di ricerca ci ha consentito di ipotizzare alcuni possibili ambienti outdoor dove gli arredi potrebbero inserirsi e di individuare quattro macro temi cromatici declinati in coppie di colori. Ne è scaturita una gamma colori vivace ma discreta, leggermente desaturata prendendo spunto dai materiali naturali e dalle loro nuance stemperate dal sole.