architect: a25 architetti

location: Montevecchia (Lc)

year: 2021

In alta Brianza, ai piedi delle colline di Montevecchia, nell'area naturale del Parco regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, lo studio a25 architetti ha curato un progetto di ristrutturazione e valorizzazione di un piccolo fabbricato agricolo. Il Rifugio del Gelso sorge su un territorio un tempo votato all'allevamento del gelso per la produzione della seta: i bachi infatti venivano cibati proprio con le foglie degli alberi di gelso. Nelle cascine brianzole era una coltura molto diffusa che ne caratterizzava i paesaggi. Sui colli dolci di Montevecchia, poi, le piante di gelso sono state per parte del Novecento un segno tipico del territorio, insieme ai filari di vite ospitati sui terrazzamenti; oggi sono rimasti pochi esemplari di gelso e i prati sono utilizzati per lo sfalcio, i pascoli o le coltivazioni di mais.

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© marcellomarianafotografia

Di fronte al Rifugio del Gelso, però, sorge uno degli ultimi alberi rimasti. L'edificio, dalla romantica storia agricola, è stato utilizzato negli ultimi cinquant'anni come ricovero per gli attrezzi e come fienile; in seguito è stato adattato e rimaneggiato in base alle esigenze del tempo, spesso con materiali che non hanno mai conferito particolari qualità estetiche. Eppure sotto lo strato di provvisorietà sono emerse nella ristrutturazione qualità nascoste, estetiche e non solo.

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I progettisti hanno optato per una profonda pulizia dello stabile con la rimozione di tutti i materiali di risulta utilizzati, arrivando a mostrare la struttura semplice dell'edificio in cemento "magro". Nella parte sovrastante l'opera ha previsto la sostituzione dei tamponamenti precari con un nuovo paramento murario in mattoni di cemento.

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Il progetto del Rifugio del Gelso risponde all’esigenza del proprietario di aver una parte di deposito/fienile al piano superiore e uno spazio più conviviale, oltre che di ricovero attrezzi, al piano terra, di diretto accesso al sentiero posto dinanzi. Proprio qui trascorre gran parte del suo tempo il proprietario, un operaio della Garelli del 1940, che dopo una vita passata lavorando ora ha reso questo luogo la sua vita, trovando sempre occasione di scambiare quattro chiacchiere coi passanti, e facendo diventare il Rifugio un insolito luogo di incontro.

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Varcata la soglia del rifugio si trova un ambiente arredato con un piccolo tavolo con alcune sedie attorno, e una sola finestra dalla quale ammirare il paesaggio circostante. Un luogo intimo, privato, quasi segreto.
Al piano superiore invece lo spazio è adibito a deposito per l'attrezzatura agricola. Se un tempo l'edificio era stato tamponato con materiali di risulta, ora vengono impiegati mattoni di cemento. Il progetto reinterpreta in chiave contemporanea gli antichi paramenti murari dei grigliati a croce utilizzati nelle vecchie cascine e nei vecchi fienili.

Oggi il Rifugio è impiegato come ricovero per gli attrezzi e per ospitare piccole balle di fieno già essiccate: per questo motivo non è stato necessario un paramento murario forato o quasi interamente aperto, adatto invece all’essiccazione del fieno.
I materiali sono lasciati grezzi, semplici e autentici, come lo era già la porzione esistente al piano terra. Mattoni in cemento per i tamponamenti della parte alta, legno di abete per il tetto, coppi in laterizio e lamiera grezza per i canali e i pluviali.

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La porta esistente in lamiera è stata verniciata in color ottone, a sottolineare il valore prezioso di questo piccolo Rifugio per suo proprietario, e a indicare che dietro quella porta esiste un legame affettivo e una storia che è nostro dovere raccontare.

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