Con Alberto Giacometti (1901–1966) e Francis Bacon (1909–1992) la Fondation Beyeler propone nella primavera ed estate del 2018 due eminenti protagonisti dell'arte moderna del Novecento, che furono in egual misura amici e rivali e le cui visioni creative hanno fortemente influito sugli esiti artistici della seconda metà del XX secolo e tutt'oggi sono molto feconde.
È la prima volta in assoluto che un'esposizione museale si incentra su ambedue queste personalità artistiche e ne chiarisce il reciproco rapporto. Sebbene a prima vista le loro produzioni sembrino assai diverse e irrelate, la mostra fa scoprire convergenze e parallelismi stupefacenti. La vita e la creatività dei due maestri, presentate assieme, appaiono in una luce nuova.
Come due fari che scambiano segnali luminosi, i due individualisti Giacometti e Bacon si riconobbero a distanza. Da una messe di oltre 100 opere i curatori Catherine Grenier, direttrice della Fondation Giacometti di Parigi, Michael Peppiatt, esperto di Bacon nonché amico personale dell'artista, e Ulf Küster, curatore presso la Fondation Beyeler, fanno emergere sorprendenti analogie: Bacon e Giacometti condividevano una fede incrollabile nell'importanza della figura umana e nel ruolo della tradizione perché tutti e due avevano studiato, copiato e parafrasato gli antichi maestri. Entrambi erano interessati ai problemi legati alla rappresentazione bi- e tridimensionale dello spazio e introducevano nelle loro opere strutture simili a gabbie per isolare le figure nel loro ambiente. Entrambi si occuparono del corpo deformato e scomposto ed erano ossessionati dal ritratto e dalla rappresentazione dell'individualità umana che tale genere implicava. Ciascuno dei due si definiva “realista”. E sebbene facessero sempre riferimento alla figura umana, ne portarono all'estremo il processo di astrazione, ognuno alla sua maniera. Giunsero così a mettere in dubbio l'opposizione tra figurativo e astratto, che tanta parte ebbe nella storia dell'arte moderna.
Come due fari che scambiano segnali luminosi, i due individualisti Giacometti e Bacon si riconobbero a distanza. Da una messe di oltre 100 opere i curatori Catherine Grenier, direttrice della Fondation Giacometti di Parigi, Michael Peppiatt, esperto di Bacon nonché amico personale dell'artista, e Ulf Küster, curatore presso la Fondation Beyeler, fanno emergere sorprendenti analogie: Bacon e Giacometti condividevano una fede incrollabile nell'importanza della figura umana e nel ruolo della tradizione perché tutti e due avevano studiato, copiato e parafrasato gli antichi maestri. Entrambi erano interessati ai problemi legati alla rappresentazione bi- e tridimensionale dello spazio e introducevano nelle loro opere strutture simili a gabbie per isolare le figure nel loro ambiente. Entrambi si occuparono del corpo deformato e scomposto ed erano ossessionati dal ritratto e dalla rappresentazione dell'individualità umana che tale genere implicava. Ciascuno dei due si definiva “realista”. E sebbene facessero sempre riferimento alla figura umana, ne portarono all'estremo il processo di astrazione, ognuno alla sua maniera. Giunsero così a mettere in dubbio l'opposizione tra figurativo e astratto, che tanta parte ebbe nella storia dell'arte moderna.
Un ruolo chiave nel rapporto tra Giacometti e Bacon lo ebbe la pittrice Isabelle Rawsthorne, che fu buona amica di tutti e due e, a periodi, amante del primo. Posò per entrambi gli artisti, per entrambi fu musa, anch'essa affascinata dagli abissi dell'animo umano. I lati oscuri della sessualità, la solitudine, il gusto per gli eccessi esercitavano su Giacometti e Bacon una seduzione che si incarnava nella persona della Rawsthorne, ma agivano a a livello molto più ampio. L'artista agli estremi limiti della società: è questo il concetto che la mostra “Bacon – Giacometti“ evidenzia molto chiaramente.
I loro atelier, piccoli e spogli, erano per Bacon e Giacometti luoghi particolari, quasi fucine del caos, ove si forgiava una grande arte. È stato possibile ottenere in prestito opere di Francis Bacon da collezioni private e rinomati musei di tutto il mondo, fra cui l'Art Institute di Chicago, il Museum of Modern Art di New York e il Centre Pompidou di Parigi. Quanto a Giacometti, i prestiti provengono quasi esclusivamente dalla Fondation Giacometti di Parigi; tra essi sono molti gessi originali dal lascito dell'artista, mai esposti prima al grande pubblico.
when April 29 - September 2018
location Fondation Beyeler
collaborators Fondation Giacometti (Paris), Art Institue Chicago, Museum of Modern Art (New York)
curators Catherine Grenier, Michael Peppiatt, Ulf Küster
press Francesco Gattuso
location Fondation Beyeler
collaborators Fondation Giacometti (Paris), Art Institue Chicago, Museum of Modern Art (New York)
curators Catherine Grenier, Michael Peppiatt, Ulf Küster
press Francesco Gattuso