Wang Family Ancestral Hall 2015
Over 1,300 pieces of various wooden building elements from late Ming Dynasty (1368-1644) with original carvings and painted replacements 
2100 x 1680 x 942 cm Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA, San Gimignano / Beijing / Les Moulins  - photo by Oak Taylor-Smith

Galleria Continua / Beijing in collaborazione con Tang Contemporary Art Center
curata da Cui Cancan
6 giugno - 31 dicembre 2015

Per la prima volta nella sua vita, il famoso artista cinese realizza una mostra personale nel suo paese d'origine, seguendone l'intero sviluppo progettuale, dall’ideazione fino alla realizzazione in situ. Ai Weiwei è una mostra che si svolge negli spazi di due gallerie: Galleria Continua / Pechino e Tang Contemporary Art Center. La mostra rappresenta una nuova “sfida” cui l’artista si sottopone attraverso ciò che definisce un “processo di apprendimento”, un progetto ongoing, al tempo stesso una “lotta” e, soprattutto, l’organizzazione di un vero e proprio organismo.

“Quando mi avete invitato ad esporre, ovviamente mi sono sentito di dover fare una mostra per me stesso. Fino ad ora non ho mai realizzato una mostra personale in Cina. Ho esposto i miei lavori in moltissime gallerie differenti, ma non ho mai creato un lavoro specifico per una galleria…Ciò che rende questa mostra speciale, è il fatto che per realizzarla ho dovuto esserne coinvolto completamente, innescando una sorta di processo. Una mostra deve essere un processo più che un prodotto finale, perché i processi sono più complessi e per me in particolare, rappresenta un “processo di apprendimento” e una sfida”

Wang Jiaci (Wang family Ancestral hall) è un tempio ancestrale di epoca Ming dedicato al culto di Wang Hua, un potente reggente vissuto nel VI secolo d.C., che per le sue capacità di governo fu preso a modello da tutte le dinastie successive, dalla Tang alla Qing. Per centinaia di anni, il tempio ancestrale fu considerato un luogo sacro, destinato ad ospitare sacrifici e cerimonie di culto per gli antenati, cosi come un luogo per i più importanti incontri sociali, di lavoro, e riguardanti la famiglia Wang. Oggi Wang Jiaci è il fulcro del monumentale progetto di Ai Weiwei, un antico edificio smontato in più di 1500 pezzi e meticolosamente ricostruito all’interno dei due spazi espositivi. La particolarità di quest’architettura tradizionale consiste nella sua struttura di colonne e travi lignee, completamente indipendente e separabile dalle pareti. Questa tecnica costruttiva, sviluppata di recente anche in occidente, veniva utilizzata in Cina più di mille anni fa ed è strettamente legata alla filosofia e al pensiero cinese.
La scelta di portare un’istallazione predominante, dall’imponente struttura, importanza culturale e bellezza estetica, all’interno di una mostra e di due gallerie aspira a fondare delle condizioni di “totalità” in cui l’ambiente, non più solo fisico ma anche temporale e sociale, diventa parte fondamentale dell’opera. I visitatori entrano così a far parte di un progetto, il loro comportamento ne diventa parte inscindibile. Invitato a entrare nei due spazi espositivi, obbligatoriamente in tempi diversi, il visitatore è costretto a vedere l’opera solo parzialmente, senza mai poter accedere e godere dell’intera struttura architettonica da un’unica postazione. Il pubblico è invitato a camminare dentro ad un “contesto sociale” più che un contesto visivo, una condizione nella quale l’oggetto architettonico è stato privato del suo originario utilizzo, acquisendo una nuova forma e significato. Il comportamento di chi si accinge a vivere questa esperienza diventa quindi il focus dell’intero progetto, se non l’opera stessa.
Ai Weiwei, ancora una volta, pone l’accento sull’importanza dell’agire umano all’interno di un particolare evento non solo artistico, ma anche sociale e pubblico. La decisione dell'artista di suddividere questa strutture tra due spazi, uno appartenente alla Cina e uno estero, residente in Cina da molto tempo, è un’idea nuova, mai accaduta prima, nata dall’intento di presentare un'opera nuova, diversa, sia al mercato che al pubblico.

"30 anni fa, la Cina ha inventato il concetto di joint venture, simile a "un paese, due sistemi "La Cina stessa comprende la Cina continentale, Taiwan e Hong Kong. Ecco come funziona la società: è necessario "co-accettare" le cose, misurare, discutere, e dialogare su diversi livelli.”

L'artista non sa cosa succederà una volta che la mostra avrà fine...

"Non ho considerato questo aspetto; Non so se dovrà essere tutto distrutto, o preso e messo da qualche altra parte, o esposto in una nuova sede. Cerco di non pensarci più di tanto; è la mia strategia, pensare di meno. Cerco di concentrarmi su quello che faccio e sembra funzionare bene, anche se a volte porta un sacco di guai."

Ai Weiwei nasce a Pechino nel 1957. Nel 1981 si trasferisce a New York, rientra a Pechino nel 1993, città dove tutt’oggi vive e lavora. Le sue opere sono state esposte in tutto il mondo in mostre monografiche, tra queste: Evidence, Martin-Gropius-Bau, Berlino, @Large: Ai Weiwei, Alcatraz, San Francisco (2014), 55a Mostra Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, Padiglione della Germania, Venezia (2013); Ai Weiwei: According to What?, Hirshhorn Museum, Washington D.C., Interlacing, Jeu de Paume, Parigi (2012); Circle of Animals, Somerset House, Londra, Ai Weiwei: Absent, Taipei Fine Arts Museum, Taipei (2011); Ai Weiwei: Sunflower Seeds, Tate Modern, Londra (2010); So Sorry, Haus der Kunst, Monaco, Ai Weiwei: New York Photographs 1983-1993, Three Shadows Photography Art Centre, Beijing (2009); Ai Weiwei ,Kunsthalle Bern, Berna (2004). Tra le mostre collettive ricordiamo: 14a Mostra Internazionale d’Architettura La Biennale di Venezia, Palazzo Franchetti, Venezia, Beyond and Between, Leeum Samsung Museum of Art, Seoul (2014); Busan Biennale, Busan (2012); 29° Biennale di San Paolo, San Paolo, documenta 12, Kassel (2007); I Triennale di Guangzhou, Guangdong Museum of Art, Guangzhou (2002); Fuck Off, EastLink Gallery, Shanghai (2000); II Stars Exhibition, National Art Museum of China, Beijing (1980); I Stars Exhibition all’esterno del National Art Museum of China, Beijing (1979).