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La cultura del design italiano è da sempre caratterizzata da una continua ricerca che investe gli ambiti più diversi della produzione di oggetti. Accanto alla creazione erudita, esistono alcune esperienze in cui il carattere sperimentale emerge con evidenza, lasciando ampi spazi all’inventiva e all’estro artistico e portando alla scoperta di raffinati immaginari visionari. L’approccio giocoso, talvolta curioso e bizzarro, è il filo rosso che unisce tre belle mostre dell’autunno, aperte a Genova, a Venezia e a Milano, che raccontano aspetti particolari del design italiano.
A Genova, fino al 14 febbraio 2015, vari eventi sono dedicati ad Antonio Rubino (1880 - 1964), artista ligure considerato uno dei fondatori del Corriere dei Piccoli e tra i primi direttori di Topolino. Il fascino eclettico dello stile dell’artista consiste nel raccontare situazioni assurde, dove la regolarità geometrica delle figure si contrappone al loro continuo, quasi impazzito, movimento. Il percorso espositivo, curato dal Museo Luzzati con la Fondazione Cultura di Palazzo Ducale e la Wolfsoniana di Nervi, si snoda tra alcuni luoghi significativi della città, in cui emergono le principali ossessioni dell’artista. Nelle diverse sedi sono sviluppati argomenti specifici della complessa attività di Rubino: l’aspetto onirico è il tema principale proposto dal Palazzo Ducale, attraverso opere che indagano elementi come la simmetria, l’iterazione, il rapporto ordine-caos, la simbologia dei numeri e dei colori. Nel Museo Luzzati si incontra il divertente Alfabetiere e alcuni progetti realizzati nell’ambito teatrale e musicale. Il mondo dell’infanzia trova infine ampio spazio alla Wolfsoniana, in cui è riallestita la cameretta per il bambino disegnata nel 1921. Ciò che colpisce di Rubino designer è lo stile unitario che raccorda la linearità dell’arredo, dove spiccano due piccole sedie che riproducono un bambino in posizione seduta, con l’influenza della grafica orientale e dell’Art Nouveau della decorazione.
A Venezia, alla Fondazione Cini, organizzata da Le Stanze del Vetro, secondo un progetto culturale promosso dalla Pentagram Stiftung per valorizzare l’arte vetraria del XX e XXI secolo, è aperta, fino all’11 gennaio 2015, la mostra Tomaso Buzzi alla Venini. L’eclettico architetto Tomaso Buzzi (1900-1981), esponente del Novecento Milanese, collabora con Gio Ponti per diffondere l’arte decorativa moderna e per rinnovare il gusto italiano degli anni Trenta. In quel periodo lavora attivamente con la vetreria Venini per la produzione di oggetti di uso comune e il suo contributo creativo riguarda la continua sperimentazione di forme e materiali, in cui la conoscenza dell’arte antica si fonde alla creazione di oggetti slegati da uno stile precostituito, ma aperti a esiti sempre diversi e imprevisti. L’approccio sperimentale lo porta ad elaborare la tecnica del vetro incamiciato a più strati di colore, intervallati da lattimo e foglie d’oro o d’argento, che consente al materiale di trasformarsi in modo fluido, creando forme plastiche dal carattere giocoso e magico. La mostra documenta un periodo creativo con la selezione di numerose opere, tra cui vasi e apparecchi per l’illuminazione, disegni originali dell’archivio Venini, progetti inediti conservati alla Scarzuola a Montegabbione, la città ideale costruita dall’architetto dalla fine degli anni Sessanta.
La Triennale di Milano presenta, fino al 15 febbraio 2015, una mostra sull’attività di Ugo La Pietra, iniziata nel 1960, con l’intento, da parte di Silvana Annicchiarico, di rivalutare artisti considerati eretici e marginali. Architetto e artista pluridisciplinare, è stato esponente del Design Radicale e fondatore della Global Tools, un laboratorio didattico per la creatività, sia individuale che di massa. Ponendosi come osservatore critico dell’ambiente, cerca di cogliere le contraddizioni culturali e sociali insite al suo interno. Il campo di indagine principale riguarda il rapporto uomo-ambiente, non inteso in senso urbano, ma come sistema complesso emotivo ed esistenziale relativo all’essere nel mondo. Con questa intenzione indaga anche sugli effetti che la globalizzazione e la comunicazione mediatica provocano sui comportamenti quotidiani degli individui. Attraverso una selezione accurata di opere, il percorso si snoda tra sperimentazioni e ricerche concettuali, oggetti e ricostruzioni di ambienti, che consentono al visitatore di osservare, conoscere e riprogettare lo spazio in cui vive.