Le case che in futuro ci renderanno più felici sono, secondo le neuroscienze, quelle che abbiamo immaginato (e disegnato) da piccoli: immerse nella natura, senza divisioni tra dentro e fuori, e realizzate con materiali green.
Più semplicemente, una nuova versione della tanto desiderata “casa sull’albero”, archetipo ancestrale dell’homo sapiens, che dopo millenni di evoluzione continua a soddisfare le esigenze di benessere dettate dal cervello umano. A rivelarlo sono proprio i disegni dei bambini che raccontano una realtà “più vera del vero”. Nella prima infanzia paure, sensazioni e desideri trovano espressione tramite il codice visivo: immagini innate ed estranee ai condizionamenti culturali. Quando i bambini disegnano la loro dimora dei sogni, indicano dunque le linee di una progettazione ideale, di un futuro che l’uomo ha sempre sognato.

Casa progettata da una bambina di dieci anni e mostrata nella sua dimensione architettonica interna. La casa è suddivisa in più aree a partire da un criterio semantico (al piano terra è possibile entrare nell’edificio e parcheggiare la macchina: per questo motivo l’autrice prevede una porta accanto al garage). Degno di nota è lo stratagemma strutturale che consente di collegare realtà interna ed esterna: nella mansarda viene prevista – oltre ad un rosone costituito da vetri colorati – una piccola finestra nel tetto che consente di raggiungere una scala volante, la quale conduce ad una zona relax progettata nella chioma di un albero adiacente (che ospita al suo interno un grande divano e piccole luci colorate utili per creare un’atmosfera rilassante). Le finestre sono sostituite da tende, o meglio le tende sono all’esterno dei serramenti

Sono stati presentati i risultati della quinta ricerca neuroscientifica “My Dream House - Semiosi dell’abitare e immaginario infantile” commissionata da Pratic, azienda italiana leader nel settore outdoor, e condotta dal prof. Stefano Calabrese, narratologo dell’Università IULM di Milano, insieme alla dott.ssa Ludovica Broglia dell’Università di Modena e Reggio Emilia, con la collaborazione di Officina Educativa, unità operativa del Comune di Reggio Emilia affiliata alla costellazione Reggio Children, presente all’incontro con i coordinatori, dott. Michele Campanini e dott.ssa Angela Borrillo.

Un’innovativa sperimentazione che, da novembre 2022 a maggio 2023, ha coinvolto oltre duecento bambini e ragazzi tra i 3 e i 14 anni, residenti nelle province di Parma e Reggio Emilia, ai quali è stato chiesto di disegnare la propria casa ideale. Modelli creati in totale libertà, sia dal punto di vista progettuale che della realizzazione, attraverso materiali grafici e costruzioni. Straordinarie le risultanze, dalle quali emerge la lucidità con cui i mini-architetti integrano nelle proprie opere elementi capaci di creare benessere e piacere dell’abitare. Se da un lato gli elaborati mostrano input progettuali che si rifanno ai desideri innati dell’uomo (la casa come protezione, luogo da cui osservare l’ambiente senza essere visti, edificio in continuità con il contesto green), dall’altro lato anticipano l’immaginario di una generazione che orienterà a breve gli stili di vita e i gusti estetici del design.

Casa del futuro progettata da una bambina di dieci anni e mostrata nella sua dimensione architettonica esterna. L’edificio è suddiviso in due aree principali: un’area dedicata all’abitazione vera e propria (sinistra) e un’area dedicata all’ambiente professionale (a destra). Al di sopra dell’edificio l’autrice inserisce alcuni oggetti correlati all’entertainment (due piccole piscine, una per lei e una per il suo animale domestico) e nell’intera facciata prevede svariati fiori rampicanti colorati

Se in futuro gli spazi della casa continueranno a essere divisi in modo funzionale, a cambiare saranno le funzioni stesse, con ambienti pensati per assecondare le ambizioni personali e lavorative, ma soprattutto il desiderio di svago e wellness, strettamente legato all’onnipresente biofilia. A dominare i disegni è infatti l’elemento vegetale che non solo circonda la casa, ma ne diventa parte integrante, con alberi che si inseriscono nella dimora e facciate “verdi” avvolte da piante e rampicanti. Allo stesso modo, nelle case immaginate dai bambini, in e outdoor sono sempre necessariamente collegati attraverso stratagemmi architettonici originali come ampissime finestre, scivoli o giardini che interessano l’intero piano terra.

Casa del futuro progettata da una bambina di dieci anni e mostrata nella sua dimensione architettonica interna. L’edificio prevede svariate stanze dedicate all’entertainment e al well-being: ad esempio, il piano terra ospita due vani dedicati allo sport preferito dell’autrice e per questo motivo, prevede la presenza di alcuni attrezzi come le travi (a sinistra). All’ultimo piano, invece, l’autrice prevede un attico dalle forme arrotondate che ospita una grande altalena, una vasca con le palline e una piscina con vista sull’esterno (l’area dedicata alla piscina mantiene costante il link con la realtà esterna grazie alle ampie vetrate). Al tempo stesso, la casa viene progettata tramite intenti sociali e relazionali: in ogni zona, sono previsti oggetti d’arredo dedicati ai quattro animali domestici della bambina. Al piano centrale sono collocati cinque divani (uno per l’autrice e gli altri per i cani), mentre al terzo superiore – il terzo – sono presenti quattro “cucce” (a sinistra) e quattro “ciotoline” (a destra)

Le ragioni, ha spiegato il prof. Calabrese, vanno cercate nella spontanea sensazione di benessere percepita durante la permanenza in ambienti naturali, che è parte essenziale del nostro corredo genetico. Fin dai primi anni di vita, infatti, l’uomo tende a preferire gli spazi outdoor, che vengono considerati come luoghi dedicati al gioco e alla socializzazione, tanto da influire positivamente sul benessere individuale e contrastare i comportamenti antisociali e i disturbi dell’attenzione in età infantile. Il legame indissolubile tra emozioni positive ed elementi del mondo vegetale diventa così un must della progettazione domestica. Un binomio che rende la casa uno spazio aperto e al tempo stesso riparato, immerso nel verde e insieme protetto, esposto alla realtà esterna ma anche dedicato alla privacy. Più che di una casa nella natura, il futuro parla già di una casa-natura.

Casa sull’albero progettata da un bambino di sei anni. Al lato di un esile tronco e contro le leggi della fisica, l’autore disegna una piccola casa suddivisa in due piani e colloca al suo interno oggetti dedicati al piacere e al divertimento: al piano terra prevede una televisione, una poltrona e un tavolino con alcuni giochi sopra, mentre al piano superiore prevede la zona-bagno con il water, il lavandino e la doccia

My Dream House è la quinta ricerca commissionata da Pratic che da diversi anni è impegnata nell’ambizioso progetto culturale che apre lo scenario del design verso inedite prospettive che interessano neuroscienze, psicologia e processi cognitivi.
La prima ricerca, intitolata Healthy Lighting, ripercorre la storia della contrapposizione primaria tra luce e buio. La seconda edizione, Lively Colours, indaga il significato dei colori e gli effetti che essi svolgono sugli individui. La terza, Design for Well-being, esplora forme, volumi e proporzioni dal punto di vista degli schemi cognitivi. Al ruolo della bellezza e dell’estetica ideale nel design è infine dedicata la quarta ricerca, Beauty&Brain.

Loft nel giardino progettato da una bambina di sei anni, mostrato nella sua dimensione interna (seconda immagine). L’edificio è suddiviso in più aree tematiche: nel piano sottostante la bambina inserisce alcuni oggetti nella toilette all’entrata, mentre al primo piano colloca alcune scrivanie con oggetti dedicati alla lettura, al disegno e al gioco, cioè ai suoi passatempi preferiti. In accordo con il desiderio di immergersi nella natura, l’autrice progetta anche due ampi balconi speculari di forma arrotondata ai lati dell’edificio, circondati da ampie finestre di vetro che consentono una benefica connessione con gli elementi vegetali circostanti. Dal camino, posizionato al di sopra del tetto, fuoriescono alcune linee a spirale che simboleggiano il fumo