Presso i propri spazi in provincia di Vicenza, la Fondazione Bisazza ha inaugurato nei giorni scorsi “Love-Dream, Love-Nothing”, la prima installazione permanente al mondo del celebre fotografo contemporaneo giapponese, Nobuyoshi Araki, curata da Filippo Maggia. L’installazione riproduce il privé del “Rouge Bar” - un elegante night club situato nel quartiere Shinjuku di Tokyo, spesso frequentato da Araki dopo le sessioni fotografiche - riproposto alla Fondazione Bisazza in una nuova versione, con due privé speculari.


“Il primo privé ripropone con il divanetto ovale e il tavolo in centro l’originale di Tokyo, con locandine e manifesti di mostre di Araki appoggiate alle pareti interne; il secondo è invece adibito a libreria, in omaggio alla sterminata produzione di libri d’artista, monografie e cataloghi di mostre dedicati ad Araki, oggi più di 500 pubblicati in tutto il mondo in oltre 50 anni di attività. In questo sono esposti anche piccoli modellini di dinosauri, simili a quelli che Araki ancora utilizza nell’allestimento delle scenografie di molte sue composizioni.

Alle pareti della sala permanente “Love-Dream, Love-Nothing" sono presenti, oltre alle immagini realizzate da Araki per Bisazza, alcune fotografie acquisite dalla Fondazione e tre recentissime opere commissionate per l’installazione nei primi mesi del 2019: tre calligrafie eseguite da Araki stesso secondo la tecnica tradizionale giapponese, lo “shodō”. I titoli dati da Araki a queste calligrafie riflettono la sua poetica, come sempre incentrata sull’amore per l’universo femminile e sul confine fra vita e morte, bellezza e decadenza, bianco e nero: Fanatismo Femminile; Lo Spirito della Fioritura; Amore-Sogno, Amore-Nulla", racconta Filippo Maggia.

La sala permanente dedicata ad Araki testimonia la passione e l’attenzione che da anni la Fondazione riserva alla fotografia, oltre al design e all’architettura, di cui sono ulteriore prova le numerose opere esposte di Berenice Abbott, Eugène Atget, Gabriele Basilico, Roland Fischer, Candida Höfer, Julius Shulman e Hiroshi Sugimoto.