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Tra l’ordine e il caos, tra le sovrapposizioni di tracciati e l’intrigo di linee che corrono nello spazio, tra il disegno che decora la superficie e l’essenza bi e tridimensionale della materia: Giulio Iacchetti ha voluto affrontare la sfida del “senza fine” prontamente accolta da DesignTaleStudio, il laboratorio creativo di Ceramiche Refin. Ne è nata Labyrinth, la collezione presentata in esclusiva a Cersaie 2015, che evoca il senso di profondità e di smarrimento con l’alternanza di tracciati a zig zag, linee spezzate su livelli diversi, fili lineari e complessità geometriche. Ne abbiamo parlato con il progettista e con Paolo Cesana, Direttore marketing di Ceramiche Refin.

Labyrinth by Giulio Iacchetti per Ceramiche Refin
Labyrinth by Giulio Iacchetti per Ceramiche Refin

area: Nel 2005 avete inaugurato DTS con l’obiettivo di conciliare industria e artigianato, creatività e produzione. Ne sono nate numerose collezioni molto interessanti. A distanza di dieci anni come valutate questa esperienza e quale valore aggiunto DTS riesce oggi a trasmettere a Refin?
Paolo Cesana: Sono trascorsi dieci anni in cui sia Refin che il mercato ceramico hanno subito molte e profonde trasformazioni. DTS è stato ed è il laboratorio di idee che distingue Refin da tutti
gli altri produttori ceramici perché opera in costante relazione con le avanguardie del design, ponendo così l’azienda al vertice nel servizio di consulenza al professionista per ciò che riguarda l’avanguardia tecnologica ed estetica della proposta ceramica.
area: Come è nata la vostra collaborazione?
Giulio Iacchetti: È una storia di affinità che si incontrano. Sapevo che prima o poi avrei trovato sulla mia strada Refin per il mio primo progetto ceramico: da tempo studiavo un disegno geometrico che permettesse di comporre una serie di trame grafiche diverse. Con questo progetto appena abbozzato mi sono recato presso la bella sede di Ceramiche Refin, e tutto è cominciato...
area: È stato infatti il tuo primo progetto legato a una collezione ceramica per rivestimenti e pavimenti? Che tipo di esperienza è stata e quali le dinamiche che hanno regolato il rapporto designer/ azienda?
Giulio Iacchetti: È in assoluto il mio primo progetto legato a una collezione di ceramiche per pavimenti. Nel settore Refin è un riferimento assoluto; amavo e amo molto la collezione FRAME progettata da studio FM, a mio avviso un vero record progettuale in termini di visione innovativa del decoro nel mondo ceramico.
A Refin ho presentato una certa idea di decoro che si sviluppava partendo da una singolare costruzione geometrica, il progetto nel tempo è cresciuto e si è evoluto grazie agli stimoli che mi arrivavano proprio dall’azienda.
area: Quali erano gli obiettivi fissati all’inizio del progetto, quali idee vi sono piaciute fin da subito e su quali invece avete lavorato maggiormente?
Paolo Cesana: Da tempo sto cercando di capire come alcune nuove tecnologie ceramiche relative in particolare alla resa estetica e alla decorazione possano essere utilizzate creativamente per superare i limiti anche dimensionali della piastrella ceramica per raggiungere soluzioni realmente nuove mai prima sperimentate. Il dettaglio, la varietà nel disegno e nel colore, le geometrie, sono tutti elementi che possono trasformare la percezione del prodotto ceramico se usati in maniera innovativa. Giulio è venuto da me con una bozza di progetto che aveva già tutte le potenzialità per esprimere qualcosa. L’idea condivisa di un prodotto che superasse la barriera bidimensionale del piano ci ha subito appassionati.
Giulio Iacchetti: Ogni volta mi pare di voler disegnare “l’inaspettato”, ciò che non è prevedibile... atteso... La piastrella è un modulo, ovvero un quadrato con una certa misura di lato, quindi la cosa più standard del mondo. La sfida è vincere la monotonia di un elemento standard per il tramite di un progetto grafico che, pur ripetendosi con una certa costanza, consente di dare vita a decori sempre diversi, in grado di ingannare l’occhio, ovvero di perdersi nella superficie, tramite effetti speculari e linee angolate che restituiscono un senso di infinito, di sviluppo grafico senza confini.
area: Il tema della terza dimensione è uno dei punti di forza del progetto ma anche uno degli aspetti maggiormente indagati dalla ricerca sui materiali ceramici. Quali sono le vostre considerazioni in questo senso?
Paolo Cesana: In realtà penso che il tema della tridimensionalità sia stato spesso affrontato in ceramica sotto il profilo fisico-materiale, cioè proponendo un’infinita sequela di decori strutturati in cui la forma è creata dalla materia. Le nuove tecnologie hanno invece aperto alla possibilità di creare una tridimensionalità sensoriale non legata alla tridimensionalità fisica e il progetto Labyrinth dimostra come la creatività possa trasportarci in trame intrecciate che corrono su piani percepiti differenti e con percorsi indefiniti e mutevoli.
Giulio Iacchetti: A volte penso che nelle superfici in genere, viva una sorta di anelito verso la terza dimensione, ai progettisti è richiesto di aiutare la superficie a superare la bidimensionalità alla quale è condannata ricorrendo a trompe l’oeil, disegni modulari, giochi d’ombre. Uno dei miei maestri è Escher: lui ha scritto delle pagine inarrivabili per quanto concerne il disegno che apre strade inedite nella direzione della tridimensionalità.
area: Allo stesso tempo il segno grafico, la traccia, il decoro geometrico è una delle tendenza degli ultimi anni e ha soppiantato lunghi momenti di monocromatismo e uniformità delle superfici. Siete d’accordo? Come vedete il prossimo futuro?
Paolo Cesana: Non credo che le due cose – minimalismo e decoro – debbano per forza escludersi l’un l’altro. Il materiale ceramico si presta perfettamente per rivestire spazi definiti da superfici uniformi e monocrome così come può creare ambienti caldi, vivaci e molto caratterizzati. Nell’architettura e nel design i gusti possono essere differenti e possono mutare anche rapidamente nel tempo. Credo personalmente che la sfida stia nell’anticipare i gusti e le tendenze emergenti più interessanti, senza però correre più veloci dei nostri utilizzatori.
Giulio Iacchetti: Tutti noi abbiamo bisogno, io per primo, di riavvicinarci al tema del decoro. Per molto tempo ci siamo negati il piacere dell’ornamento, privilegiando scelte minimali, monocromatiche perlopiù, sicuramente stilisticamente impeccabili, ma anche più banali, monotone, tristi... mi piace pensare che figure come Mendini e Sottsass hanno frequentato da sempre il tema del decoro, senza prestarsi mai al richiamo del minimalismo, non credo sia un caso che i fratelli Mendini abbiano recentemente lavorato con Refin!
area: Chi ha dato il nome alla collezione? Perché Labyrinth?
Paolo Cesana: Il nome della collezione e delle sue varianti ripercorrono i contenuti del progetto e la nuova modalità di interazione che il progetto suggerisce all’utilizzatore. Sarà infatti l’utilizzatore a costruire il proprio “labirinto” personale decidendo come posare il prodotto e partecipando così in prima persona al processo creativo del progetto.
Giulio Iacchetti: Il nome è stato determinato insieme, designer e azienda, dopo aver visto prendere forma il progetto. Il concetto di labirinto, suggerisce l’idea di un percorso costituito da linee angolate, effetti di specularità e simmetria che concorrono a farci smarrire e a smarrire l’idea stessa di superficie. Tutte e due le famiglie (ANGLE e MIRROR) suggeriscono un uso libero del modulo piastrella, il risultato assicurato è un decoro grafico sempre diverso, sorprendente nella sua semplice linearità.

Labyrinth by Giulio Iacchetti per Ceramiche Refin
Labyrinth by Giulio Iacchetti per Ceramiche Refin