Quattro giovani designer e un compito difficile: reinterpretare il miscelatore Axor Starck V, presentato da Axor al Salone del Mobile 2014, attraverso un’idea semplice ma incisiva, che non stravolgesse l’identità del progetto ma potesse contribuire a generare un dibattito su alcuni dei temi trattati dal concept originario.
 Paolo Giacomazzi, Philippe Tabet, Francesco Fusillo e lo Studio Tagmi (Danilo Leonardi e Valentina Antinori) hanno presentato lo scorso 8 Ottobre all’interno dello showroom milanese di Axor alcune proposte interessanti e molto diverse fra loro, grazie alle quali è stato possibile approfondire ciascuno degli aspetti messi in luce da Axor Starck V.
 Dalla forma ai materiali, dalla modalità d’utilizzo alle componenti tecnologiche, dalle finiture personalizzate alla possibilità di integrazione con accessori e complementi. Caratteri innati nel dna nel miscelatore disegnato da Philippe Starck e sui quali i progettisti hanno lavorato secondo il proprio stile e poetica progettuale.

Disegnare l'acqua con Axor
Disegnare l'acqua con Axor

La sfida era al tempo stesso complicata e stimolante. In primo luogo perché sin dal suo lancio, Axor Starck V ha rivoluzionato la concezione classica del miscelatore, divenendo archetipo di un elemento funzionale ed estetico che lascia davvero all’acqua il ruolo di protagonista. Acqua che grazie alla tecnologia Hansgrohe ha dato vita a un vortice che incanta, stupisce, cattura l’attenzione e valorizza la trasparenza del corpo in vetro. Non che il corpo stesso così scompaia, tutt’altro, la presenza è forte e scultorea e si sviluppa con una forma organica a partire dalla base cilindrica dalla quale si separa facilmente grazie all’innesto Easy Click.

Proprio sul punto di intersezione tra i due volumi principali del miscelatore, ha lavorato con eleganza Paolo Giacomazzi, progettando una serie di accessori (porta sapone, porta spazzolino, porta dispenser) che in modo raffinato e discreto, ma allo stesso tempo con personalità, si potessero inserire agganciandosi alla base senza ostacolare la funzionalità dell’elemento anzi potenziandola.
Sempre a una serie di accessori ha pensato Philippe Tabet, elementi eterei dall’estrema leggerezza formale che prendono vita dallo scorrere dell’acqua e vengono ispirati dall’immagine di fenomeni naturali. Forme fluide, oggetti trasparenti, per un’estetica che nobilita l’area del lavabo e valorizza l’acqua come generatore di forme.
Ha lavorato invece sulla modalità di utilizzo e sulle abitudini dell’abitare contemporaneo Francesco Fusillo, che ha pensato a un getto complementare che potesse fungere da zampillo e fuoriuscire nella parte superiore per lavarsi i denti, ottenuto meccanicamente grazie all’utilizzo di particolari diaframmi o facendo pressione sul corpo del miscelatore proposto in silicone.
Affronta infine l’aspetto decorativo il progetto dello Studio Tagmi, che ha disegnato decori divertenti e raffinati da applicare a base e corpo ma anche a una cover personalizzata e intercambiabile con la quale rivestire la base stessa.

Da sinistra: Paolo Giacomazzi, Philippe Tabet, Valentina Antinori (Studio Tagmi) e Francesco Fusillo
Da sinistra: Paolo Giacomazzi, Philippe Tabet, Valentina Antinori (Studio Tagmi) e Francesco Fusillo