"La natura non è un posto da visitare ma il sentirsi a casa". È la condizione ideale dove trascorrere la nostra vita, lasciandoci trasportare dall'incanto che la pace bucolica sa regalare. Il giudizio di Gary Snyder, poeta e scrittore statunitense, sembra il più adatto a descrivere la sensazione che si avverte appena raggiunta casa Micheline: una gîte tradizionale belga, circondata da prati e boschi, immersa nello scenario collinare della Vallonia, a sud del Paese. Dalle finestre, la meraviglia del paesaggio, punteggiato da corsi d'acqua e delicati declivi, non chiede permesso. S'impone. Entra nel progetto architettonico, divenendone parte determinante, e contribuendo alla sua caratterizzazione. L'artificio progettuale rivisita lo stile della tradizione, riuscendo a essere attuale pur nel rispetto dell'identità tipologica e costruttiva.
Casa Micheline, infatti, nasce da un attento recupero del manufatto esistente - una piccola stazione ferroviaria ormai in disuso - e dalla rilettura del contesto circostante. I proprietari, l'artista Anne e il fotografo di architettura Jean-Luc Laloux, hanno curato personalmente l'intervento di ristrutturazione e l'adeguamento alle nuove esigenze funzionali. La personalità del vecchio edificio è rimasta intatta, come cristallizzata nel tempo, prediligendo gran parte della muratura esterna e il pavimento del piano superiore. La ruvida bellezza della vita agreste, segnata dalla quotidianità di riti ancestrali e valori arcaici, è la caratteristica che connota l'intera composizione. Il passato emerge in tutta la sua forza espressiva. Le origini rurali della struttura restano leggibili in ogni angolo dell'abitazione. La preesistenza si configura, in questo caso, come un espediente che dà origine al progetto stesso. È il piano d'appoggio da cui si è partiti per poi distaccarsi, attraverso la scelta di un lessico contemporaneo, che non va confuso come un semplice processo imitativo, ma che si è indirizzato verso il prosieguo di una continuità spaziale e formale.
Gli ambienti della casa, volutamente spogli e disadorni, trattati con materiali naturali, denunciano una spazialità interna dove l'innesto di linguaggi, apparentemente eterogenei e lontani, trovano il perfetto equilibrio. Al legno delle capriate e dei tetti a falde, così come alle pareti in pietra lasciate a vista, i progettisti contrappongono il cemento e l'acciaio, amalgamati in un armonioso contrasto che nulla concede alla retorica dell'eccesso. Ne viene fuori un organismo pulsante di vita, in cui la differenza materica attribuisce all'insieme compositivo uno spirito più fresco e vacanziero, reso ancora più ludico dalla presenza del ping pong, della pista esterna per la pétanque - la variante francese del gioco delle bocce - e del forno per il pane. Lo spazio antistante all'abitazione è un invito a rilassarsi, a godere della natura e delle sue infinite attrazioni. La Micheline è diventata, oggi, una casa per le vacanze in grado di ospitare fino a nove persone. Al piano terra, la cucina, nella sua dimensione più intima e accogliente, il centro della cellula abitativa. Il grande tavolo rettangolare, fatto con assi di legno, rievoca la calda convivialità del focolare domestico, sottolineata dall'angolo bar.
Ampie vetrate incorniciano l'amenità del luogo. Enfatizzano il rapporto osmotico tra l'interno e l'esterno del fabbricato, mentre la terrazza si affaccia sul vasto prato, tuttora attraversato dai vecchi binari del treno. Completano il pianterreno tre camere da letto con i rispettivi bagni. Qui, in linea con l'atmosfera che avvolge interamente l'edificio, gli architetti hanno posizionato i lavabi e la vasca Vieques. È questi un pezzo di design finissimo, creato per Agape nel 2008 dalla matita Patricia Urquiola. La rivisitazione delle antiche vasche da bagno è la fonte d'ispirazione. Un abbinamento per niente insolito fra passato e presente, tra gusto retrò e impronta minimalista. Selezionata nella versione XS, progettata nel 2013 dalla stessa designer, con nuove proporzioni e dimensioni ridotte, Vieques è realizzata in acciaio con finitura bianca all'interno, ed è dotata di una mensola e di un poggia-schiena in legno di Iroko.
La scala interna conduce al primo livello. Un loft di 75 mq accoglie gli ospiti. È uno spazio confortevole, composto da una piccola cucina, dal living con camino, da un bagno e da un'altra camera da letto. L'omogeneità idilliaca dell'intero ambiente è il risultato di un'accorta ricerca fatta di piccoli dettagli e di raffinati accostamenti cromatici. Le tonalità grigie della pietra scandiscono la possente muratura, mentre il livido cemento delle partiture verticali, volte a formare sia pannellature trasversali sia scaffalature o semplici divisori, immaginati alla pari di corpi galleggianti - sospesi nella sala - senza mai compromettere la struttura portante, uniformano la spazialità interna. Qua e là i colori brillanti dei tessuti e degli arredi ne smorzano la monotonia. Importanti elementi del design nordico, tra cui la Safari chair in pelle di Kaare Klint, prodotta nel 1933, e le poltrone dello svedese Arne Norell arricchiscono il salone. I padroni di casa lo hanno abbellito mettendo divani di velluto, con cuscini abbinati nei toni dell'arancio, del rosso e del viola. Al centro, due bauli da viaggio, usurati dal tempo in perfetto stile vintage, fungono da ripiani e porta riviste. Design e non solo. Nelle stanze di casa Micheline si scoprono vecchi oggetti di uso comune, rinvenuti in qualche soffitta o in un piccolo mercato delle pulci. Le lanterne a petrolio e i cimeli della stazione sono esposti alla stregua di opere d'arte, per ricordare, ancora una volta, il legame indissolubile che unisce il nuovo alla storia locale.