Se ne è andato questa mattina Paolo Portoghesi.

Figlio di un ingegnere, è cresciuto nel rione Pigna del centro storico della capitale, nel cuore della Roma barocca, sua principale fonte d'ispirazione.

Nel 1950 si iscrive alla Facoltà di Architettura della Sapienza - Università di Roma; ancora studente, pubblica la prima monografia su Guarino Guarini e alcuni saggi su Francesco Borromini, che resterà un riferimento costante in tutta la sua opera. Dopo essersi laureato nel 1957, nel 1961 si iscrive al Partito Socialista Italiano, in cui militerà fino allo scioglimento dello stesso. L'anno seguente inizia ad insegnare Storia della critica alla facoltà di Architettura a Roma, collaborando con Bruno Zevi alla realizzazione della imponente mostra su Michelangelo architetto. Nel 1964 fonda uno studio insieme all'ingegnere Vittorio Gigliotti, con cui realizzerà la maggior parte dei progetti della sua carriera. Nel 1966 fonda la rivista Controspazio, di cui rimarrà direttore fino al 1983; successivamente dirigerà il Dizionario Enciclopedico di Architettura e Urbanistica (1968) e le riviste Itaca (1977), Eupalino (1985/90), Materia (dal 1990) e Abitare la Terra (dal 2001).

Prima con Casa Baldi del 1960 e in seguito con Casa Papanice del 1968, sembra anticipare i temi del movimento postmoderno in Architettura, corrente di cui diverrà poi, fra gli anni settanta e ottanta, capofila in Italia. Preside della facoltà di architettura del Politecnico di Milano nel 1968, in seguito ai moti del Sessantotto viene sospeso dall'insegnamento insieme ad altri colleghi.

Nel 1976 pubblica il saggio Le inibizioni dell'architettura moderna, le cui riflessioni saranno alla base di quello che negli anni seguenti diventerà l'approccio postmoderno italiano in architettura.

Studioso della cultura islamica e vicino al mondo arabo, negli anni settanta progetta il Palazzo dei reali di Giordania ad Amman, l'aeroporto e il piano regolatore di Khartume, successivamente, le Moschee di Roma (in collaborazione con Vittorio Gigliotti e l'architetto Sami Mousawi) e di Strasburgo.

Nel 1979 viene eletto direttore della Biennale di Venezia. Nello stesso anno dà incarico ad Aldo Rossi di costruire il Teatro del Mondo su un natante ormeggiato nel bacino di San Marco, che veleggerà poi fino a Ragusa. Nel 1980 la Biennale da lui diretta vede protagonista l'installazione Strada Novissima in cui venti architetti di fama internazionale, tra cui Frank Gehry, Rem Koolhaas, Charles Moore, Hans Hollein e Franco Purini, furono chiamati a disegnare venti facciate contigue, ognuna di 7 metri di larghezza, con un'altezza che poteva variare da un minimo di 7,20 metri ad un massimo di 9,50 metri. L'evento ha molto clamore mediatico e diventa il manifesto italiano dell'Architettura postmoderna, di cui Portoghesi resterà il principale e più famoso sostenitore in Italia per tutti gli anni ottanta. A tal riguardo ha scritto i saggi Dopo l'architettura moderna e Postmodern: l'architettura nella società post-industriale. Portoghesi non ha rifiutato i canoni del Movimento Moderno nella sua interezza, ma si pone piuttosto all'interno di quel variegato mondo del razionalismo italiano fatto di molte sfaccettature anche contrastanti.

Nel 1981 torna a insegnare nella facoltà di Architettura di Roma.

Studioso del Barocco romano e in particolare di Borromini. Per i meriti conseguiti nell'ambito della sua attività professionale e culturale, è stato nominato membro dell'Accademia delle arti del disegno di Firenze, dall'Accademia di San Luca e dell'Accademia dei Lincei a Roma e dell'American Institute of Architects.

Per anni ha collaborato con area e per questo non possiamo che essergli grati.