A Palazzo Reale è stata inaugurata nei giorni scorsi l'eccezionale mostra "Emilio Vedova", curata da Germano Celant con un progetto architettonico sviluppato dallo studio Alvisi Kirimoto. Presentata da Comune di Milano Cultura, Palazzo Reale e Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, l'esposizione, tra le più importanti personali a lui mai dedicate, celebra il centenario della nascita di uno dei più autorevoli artisti del '900.
La mostra, che resterà aperta fino al 9 febbraio 2020, prende forma a partire dalla spettacolare Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, realizzata nella metà del Settecento e parzialmente distrutta dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale, della quale offre una chiave insolita di lettura, per esprimere il linguaggio artistico del pittore.
"La sala delle Cariatidi a Palazzo Reale, sembra il luogo ideale per 'incontrare' Vedova e scoprire l’artista - hanno spiegato Massimo Alvisi e Junko Kirimoto -. Lo spazio, maestoso e denso, si adatta perfettamente al valore spaziale del lavoro di Emilio Vedova, alla sua profondità materica e all’essenza dinamica delle sue opere. Per questo, insieme a Germano Celant, abbiamo pensato di fendere lo spazio con un muro diagonale: un gesto minimale e al tempo stesso radicale, che permette un’esperienza doppia e orienta il visitatore. Inoltre, per esaltare la 'natura urbana' dell’installazione, abbiamo deciso di aprire eccezionalmente le finestre della Sala verso il Duomo, amplificando l’esperienza della visita".

Incentrato su due periodi decisivi per l’evoluzione del pensiero pittorico dell’artista (gli anni ‘60 e gli anni ‘80), l’allestimento è caratterizzato da un setto in pannelli di OSB grigi, lungo oltre 30 m, alto 5 m e profondo 1 m, che attraversa diagonalmente il salone, quasi a provocarne la severità architettonica. L’intento è valorizzare la forte componente scenografica dell’ambiente, in cui far emergere, nei due lati contrapposti, gli aspetti innovativi del contributo linguistico di Emilio Vedova all’arte moderna e contemporanea.
Un’esile struttura luminosa sovrasta il setto, bilanciandone la matericità in un gioco di gravità e leggerezza. Verniciata di nero, la struttura metallica a telaio autoportante, nella sua semplicità, riprende gli strumenti che Emilio Vedova utilizzava nel suo studio di Venezia, scandendo il ritmo compositivo degli elementi architettonici all’interno della sala. Alla struttura sono direttamente appese le luci che illuminano le opere a terra, due binari sospesi paralleli al muro con fari che illuminano le installazioni a parete, e due opere. A pavimento, una pedana con una finitura superficiale di colore grigio con grana simile al cemento, si snoda con continuità in tutti gli ambienti. A confronto, i lavori degli anni ‘60 - dipinti e sculture come il ciclo dei Plurimi, articolazioni lignee coperte di stratificazioni cromatiche intrise di materialismo, con quelli degli anni ‘80 -  le grandi tele e i Dischi, grossi dipinti in tondo installati a pavimento come fossero attori capaci di danzare nello spazio, per un totale di circa 40 opere, che raccontano magistralmente il percorso umano e artistico di Emilio Vedova.

L’itinerario biografico e professionale dell’artista è ricostruito, invece, nella Sala del Piccolo Lucernario, che precede l’ingresso a quella delle Cariatidi. Illuminata naturalmente dall’alto e resa astratta dal colore grigio dei pannelli che rivestono le pareti e il pavimento, la sala è un volume puro dai toni neutri, che permette di raccontare l’artista anche attraverso opere, fotografie e modelli, posti su un tavolo espositivo centrale in pannelli di OSB che anticipa concettualmente il grande muro della sala principale. Lo spazio dal carattere uniforme, è stato pensato come un luogo di raccoglimento, dove soffermarsi sugli aspetti più didattici della mostra, prima di immergersi completamente nell’esplosione di forme e del pittore veneziano.

EMILIO VEDOVA
dal 6 dicembre 2019 al 9 febbraio 2020
Palazzo Reale
piazza Duomo 12, Milano