All'Istituto dei Ciechi di Milano, dal 14 febbraio fino alla Giornata nazionale del braille, 21 febbraio, Cramum presenta la mostra FIAT LUX di Fulvio Morella a cura di Sabino Maria Frassà. L’artista da anni lavora al progetto Blind Wood in cui unisce il legno tornito con il metallo e il braille, quest'ultimo impiegato non solo quale forma di scrittura ma anche per la sua inedita valenza estetica. Il risultato sono quadri scultura che vanno “visti” con mani e occhi e che indagano il significato dell'essere liberi oltre e al di là dei limiti. L'allestimento si sviluppa intorno a questa impostazione olistica e multisensoriale: le opere, che devono anche essere toccate, sono quindi affisse a un'altezza inferiore al fine di facilitarne la fruizione tattile, oltre che visiva.

Tutte le opere in mostra devono essere toccate per essere comprese. A prima vista i quadri scultura di Fulvio Morella possono sembrare astratti, ma in realtà non lo sono: essi interpretano in modo geometrico forme tratte dalla quotidianità (il volo degli uccelli, una goccia d’acqua o una pastiglia). Il senso di tali immagini è rivelato attraverso scritte braille che decorano tutte le opere. L'artista ci interroga così su chi alla fine sia in grado di comprendere veramente le opere: le persone che sanno leggere il braille o chi possiede il senso della vista? La verità è che ognuno di noi percepisce e comprende la realtà in modo diverso e parziale. Soltanto se ci confrontiamo e ci aiutiamo - ognuno con le proprie unicità - siamo in grado di capire il vero senso delle opere e del mondo in cui viviamo. È quindi l'invito ad aiutarsi reciprocamente a costituire la luce nell’oscurità a cui si riferisce l'artista con il titolo della mostra "FIAT LUX" (Sia fatta luce). Fulvio Morella spiega infatti che "le persone non hanno limiti. Ognuno di noi è dotato di una piccola luce che deve imparare a condividere con gli altri per illuminare insieme il Mondo".

fiat lux ciechi milano

La mostra FIAT LUX è così anche un’acuta riflessione sul rapporto tra libertà e limite. Non a caso la prima opera in mostra rende omaggio a Louis Braille che duecento anni fa donò con il suo alfabeto la possibilità di leggere e scrivere alle persone cieche o ipovedenti. Quest’opera, che porta il nome della mostra, rappresenta un occhio chiuso che riesce comunque a vedere grazie al braille. L’artista riflette in questo modo su come il poter comunicare - leggere e scrivere - sia la vera libertà degli esseri umani. Tale tema si ritrova anche nelle opere Ali di gabbiano e Medicina. Se il collegamento tra libertà e volo è esplicito, più celato risulta quello con la “medicina”. Non tutti infatti sanno che l’Italia è stato il primo Paese a prevedere che le scatole dei medicinali avessero scritte in braille già nel 1992. Un’altra sezione di opere in mostra è dedicata agli sforzi necessari per essere liberi: l’imparare a vivere insieme e il senso di libertà sono i temi dell’opera Stormo, mentre la difficoltà di distinguere nella vita cosa sia importante è alla base dell’opera Batea. In particolare questo quadro scultura è dedicato a Dante a settecento anni dalla sua scomparsa ed è centrale nel percorso dell’artista, dal momento che è stata eseguita durante il primo lockdown. In braille è riportata la scritta “E quindi uscimmo a riveder le stelle” a significare che, dopo le difficoltà, torneremo a essere liberi. L’impegno e la costanza necessarie per essere liberi sono anche i temi centrali delle opere successive: in Grammofono l’artista racconta la necessità di ascoltare gli altri prima di imparare a suonare insieme, mentre in Goccia l’acqua che scava lentamente la pietra è metafora stessa dell’esistenza umana. Questa sezione non poteva che completarsi con il sommo elogio alla pazienza necessaria per vivere insieme liberamente e protagonista dell’opera Orologio infinito. La mostra si conclude con due opere - Specchio Cieco e Io (autoritratto) - attraverso le quali l’artista ci invita a riflettere su come la libertà sia qualcosa di intimo e profondo, ben al di là delle apparenze.