Firenze, 28 aprile 2022 –Alfonso Femia firma il decimo appuntamento della rassegna Il tavolo dell’architetto, la serie di mostre temporanee realizzate in collaborazione con la rivista AREA che vede protagonisti celebri architetti, collettivi e studi di architettura del panorama contemporaneo internazionale.
Dal 29 aprile al 5 ottobre 2022, il loggiato interno del Museo Novecento sarà trasformato in occasione della mostra Architettura e Generosità, un progetto che esplora il mondo intimo e progettuale di Alfonso Femia e dei suoi Atelier(s) a partire dalla rappresentazione della Balena. Rappresentazione immaginifica e zoomorfa dei contenuti e dei valori dello studio, questo simbolo, che trae ispirazione dell’opera di Pino Pascali, riassume i valori fondativi degli Atelier(s) Femia attraverso una serie di pensieri che “provengono dagli abissi più profondi del mare, in grado affiorare e creare un dialogo proficuo con i diversi Tempi dell’umanità”, dichiara Laura Andreini, curatrice della mostra. “Contrasto e Tempo (il giusto tempo), associati alla figura della Balena, sono i due temi cardine alla base del pensiero di Alfonso Femia. Il Contrasto di un animale che pur mammifero vive negli abissi del mare; e il Tempo - il giusto tempo - perché emerge solo quando è necessario. Un percorso di immersioni e risalite, di riflessioni e pensieri e della loro esternazione solo quando pronti a manifestarsi sotto forma di disegni, di architetture e di parole”. La Balena è dunque paradigma di come Alfonso Femia interpreta l’architettura: un percorso di immersione nella profondità delle situazioni e dei luoghi, di riflessione sulla loro storia per arrivare a formulare un’ipotesi di progetto armonica e coordinata con i contesti e con le aspettative delle persone.
Tutto questo si sviluppa lungo i due bracci delle logge dell’antico Spedale delle Leopoldine, dove il “Realismo Immaginario” di Alfonso Femia accompagna il visitatore tra colori, oggetti di ceramica, disegni, parole, schizzi, video e suoni provenienti dalla profondità dei mari.
“Strumento per eccellenza della pratica dell’architetto, il tavolo di studio rappresenta ciò che per il pittore è il cavalletto e per il musicista è lo spartito, ovvero il supporto della creazione”, dichiara il direttore del Museo Novecento, Sergio Risaliti. “Di volta in volta figure dell’architettura si alternano per svelare al pubblico i segreti del proprio operare a partire da uno sguardo che nasce dal tavolo di lavoro. Dal 2018, l’architettura è protagonista al Museo Novecento, in un edificio che, affacciandosi su piazza Santa Maria Novella, assume il ruolo di trait d’union tra le opere d’arte esposte all’interno e uno dei massimi capolavori dell’architettura rinascimentale: la facciata della chiesa opera di Leon Battista Alberti. Il progetto realizzato da Alfonso Femia ci dice come l’architettura abbia messo al centro del proprio operato l’armonia tra gli individui e con il pianeta, grazie a un modo di costruire e abitare che sia il frutto di generosità e responsabilità in mancanza delle quali non c’è cura e rispetto, memoria e progettazione”.
Cura, Desiderio, Esplorazione, Generosità, Responsabilità, Viaggio, Narrazione, Pensiero, Territorio e Continuità sono i capisaldi del pensiero progettuale di Alfonso Femia rappresentato nelle sagome di creature celesti, lungo le vetrate che perimetrano il loggiato. Disegnati da Gigi Pescolderlung per il libro scritto da Alfonso Femia assieme a Paul Ardenne dal titolo La Città Buona. Per una Architettura responsabile, accompagnano il percorso della mostra e simboleggiano il decalogo di intenzioni che gli Atelier(s) adottano come buona pratica progettuale, per costruire un rapporto armonico (ancora utopico) tra uomo e città.
All’interno della mostra sono presenti circa 30 opere, tra cui modelli e maquette in ceramica, oltre al Bestiario Mediterraneo ideato da Alfonso Femia nel 2011 in occasione del progetto delle OGR di Torino e realizzato dal Maestro ceramista Danilo Trogu, che da sempre accompagna questo viaggio.
Saranno esposti preziosi momenti “Inside The Whale”, dentro la Balena: le persone che “fanno” lo studio - gli architetti, gli ingegneri, i comunicatori, gli amministrativi; le mani nella loro straordinaria muta espressività; le città degli Atelier(s), Genova, Parigi, Milano, una terna geografica e urbana che crea esplosive connessioni trans-progettuali. Soprattutto, la Balena e la sua stella, guide e compagne di viaggio.
Il Tavolo di Alfonso Femia si configura, dunque, come un ponte tra le dimensioni progettuali, architettoniche, artistiche, compositive e tecnologiche, tra la memoria e il presente, paradigma di un dialogo intimo e particolare con ogni luogo, città e territorio. Pensieri che provengono dagli abissi più profondi del mare in grado affiorare e creare un dialogo proficuo con i diversi Tempi dell’umanità.
"Con questa mostra non vogliamo raccontare solo il nostro modo di lavorare e le nostre opere, pensiamo sia un'occasione per trasferire la necessità di un cambio di paradigma che metta al centro la generosità e la responsabilità dell’architettura", dichiara Alfonso Femia.