architect: Labics
location: Ferrara, Italia
year: 2022
Il Palazzo dei Diamanti di Ferrara riapre al pubblico, dopo gli interventi di restauro e valorizzazione del complesso cinquecentesco e di adeguamento degli spazi espositivi eseguiti dallo studio di architettura Labics, di Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori.
Il progetto nasce dalla convinzione che l'architettura, a differenza della pittura, della scultura o di altre forme d'arte, sia un'arte viva che non può essere solo contemplata per la sua bellezza, ma un'arte che per continuare a esistere deve essere vissuta e, se necessario, reinterpretata.
Anche il Palazzo dei Diamanti, capolavoro del Rinascimento italiano progettato da Biagio Rossetti nel 1492, ha avuto nei secoli una storia complessa che lo rende un meraviglioso palinsesto, fatto di ripensamenti, aggiunte successive, parti incompiute. Un edificio che, fatta eccezione per le facciate esterne, manca di un'unità complessiva, come dimostra anche la sua attuale articolata destinazione d'uso: il piano nobile, che comprende il grande salone e l'appartamento cinquecentesco di Virginia de' Medici, ospita la Pinacoteca Nazionale di Ferrara, mentre dal 1991 il piano terra è utilizzato come sede di mostre temporanee dalla Fondazione Ferrara Arte.
Il progetto prevedeva la rimozione dei vecchi rivestimenti in cartongesso, installati in passato per proteggere le pareti originali. Una volta rimossi, è risultato evidente che lo stato di conservazione era piuttosto fragile. Lo stato di conservazione dell'edificio ha richiesto numerosi interventi di "cucitura e scucitura", iniezioni di malta e riparazioni per ripristinare la continuità muraria e garantire un restauro più generale.
Durante i lavori, costantemente seguiti dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, è stata rinvenuta, restaurata e riportata alla luce una "sauna estense" del XV secolo.
Una volta terminati i lavori di restauro, è stato realizzato il percorso espositivo, principalmente negli spazi precedentemente destinati all'esposizione, ovvero l'Ala Rossetti e l'Ala Tisi. Tutte le sale sono state dotate di nuove superfici altamente tecnologiche e resistenti, dietro le quali sono state nascoste le attrezzature. Nell'Ala Rossetti sono stati installati nuovi pavimenti in terrazzo veneziano. In entrambe le ali sono stati inseriti nuovi portali in ottone brunito per accentuare la sequenza spaziale del palazzo rinascimentale.
Il secondo intervento ha interessato gli spazi dell'ex Museo del Risorgimento, completamente restaurati, dove sono state allocate nuove funzioni a supporto dell'attività espositiva: caffetteria, bookshop, sala didattica e spazio polifunzionale. Inoltre, sono stati ristrutturati i cortili interni, dotati di una nuova pavimentazione in cotto: concepiti come vere e proprie stanze all'aperto, sono diventati parte integrante del percorso museale, valorizzando così la peculiarità del Palazzo che alterna pieni e vuoti, spazi interni e aree esterne chiuse.
Il terzo intervento ha riguardato la continuità dei percorsi - tema centrale per uno spazio espositivo - sia interni che esterni.
Per quanto riguarda i percorsi interni, è stato riaperto un importante collegamento che si era interrotto nel tempo tra l'ex Museo del Risorgimento e la corte principale. Inoltre, è stato migliorato l'accesso attraverso la piccola loggia che si affaccia sulla corte principale, rendendola parte essenziale del percorso di visita.
L'intervento più significativo è la creazione nel giardino di un collegamento tra le due ali del Palazzo. Come è noto, il corpo principale dell'edificio ha uno sviluppo a pianta aperta, caratterizzato da una corte principale adiacente al portico di accesso, che si affaccia direttamente sul giardino posteriore (in origine il "brolo"), filtrato solo da una partizione bidimensionale che funge da quinta prospettica.
Il nuovo progetto di collegamento tra le due ali, già previsto nelle stampe settecentesche di Andrea Bolzoni (1782), consiste in una leggera struttura lignea trilitica - parzialmente vetrata - che si prolunga nel giardino, evidenziandone le principali geometrie.
Coerentemente con la struttura spaziale del Palazzo, caratterizzata da un'alternanza di pieni e vuoti, il nuovo intervento definisce nuovi ambienti esterni al giardino che ne estendono la logica, amplificandone la sequenza.
La sua posizione rispetto al muro che definisce la corte principale, assiale e distanziata da essa, conferma infatti l'intenzione di lasciare uno spazio vuoto, una sorta di zona cuscinetto, ribadendo così il suo ruolo di filtro tra due spazi esterni, condizione che ha mantenuto fino ad oggi.
La struttura, realizzata in legno carbonizzato, è in grado di garantire una buona durata nel tempo e una bassa manutenzione; i pannelli scorrevoli in vetro, che proteggono il camminamento nelle stagioni meno favorevoli, consentono un'apertura completa per ripristinare la continuità fisica tra il cortile rinascimentale e il giardino posteriore. La nuova struttura, infatti, non solo collega le due ali del palazzo ma, proprio per la sua natura effimera, appartiene al giardino, anch'esso completamente riqualificato.
Il progetto del giardino mira a svelare l'assetto dell'antico "brolo", che era suddiviso in quadrati e rettangoli come attestato dalle stampe del Bolzoni (1782) e testimoniato dal rilievo del 1843.
L'intervento proposto può quindi essere considerato come un nuovo progetto su un sito storico: non si tratta infatti né della conservazione di un giardino esistente, né del puro ripristino di una precisa situazione storica. Le alberature preesistenti, disposte all'"inglese", sono state conservate e si intersecano con gli schemi ortogonali dell'antico "brolo". Questa coesistenza estetica di due nature opposte, regolare e irregolare, rivela la stratigrafia di diversi periodi storici.
Due nuovi elementi completano il giardino: il quinconce (una prescrizione agricola tramandata dai trattati romani per garantire una coltivazione razionale a filari sfalsati) di lecci che crea un filtro tra il giardino e il palazzo, e lo specchio d'acqua, una semplice vasca circolare, che riflette il cielo e invita il visitatore all'estremità del giardino.