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l’interpretazione dell’azienda Alessi
dialogo con Alberto Alessi, titolare dell‘azienda Alessi

Nata nel 1921 l’azienda Alessi ancora oggi continua a essere sinonimo di oggetti d’artigianato realizzati con l’aiuto delle macchine: anche se la tecnologia, gli strumenti di lavoro sono contemporanei e industriali, la pratica profonda di lavoro è rimasto invece artigianale. Un laboratorio di ricerca, il ruolo del quale è di mediare continuamente tra le più avanzate e stimolanti espressioni della creatività culturale internazionale da una parte e i bisogni e i sogni del pubblico dall’altra.

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Richard Sapper, coffee pot 9090, 1979

area: Alessi fin dal 1921, all‘inizio con l‘azienda FAO (Fratelli Alessi Omegna), è presente sulle tavole degli italiani.  La prima caffettiera che Sapper ha disegnato per Alessi, oltre ad essere un‘icona, ha segnato un momento importante per l‘azienda: il primo oggetto  destinato alla cucina. Come è avvenuto questo passaggio?
Alberto Alessi: Semplice: da un lato mi sembrava che la Alessi non potesse continuare a essere confinata nei soli complementi da tavola a forte componente decorativa (vassoi, cestini, servizi da te e caffè...) che erano stati per oltre mezzo secolo il terreno produttivo dell‘azienda. Dall‘altro sentivo il fascino dell‘avventura dell‘altro nonno, il geniale artigiano-inventore-designer Alfonso Bialetti che nel 1933 aveva creato la moca express...
area: Il catalogo Alessi può essere considerato una specie di enciclopedia del design. Come è cambiato negli anni il “food design”?
A.A.: Sì, mi piace pensare al mio lavoro come a quello di un edificatore di una specie di nuova enciclopedia o dizionario nel quale invece di parole ci sono degli oggetti e delle forme. Ma non mi pare che  la nostra attivita c‘entri molto col food design: in fondo noi ci occupiamo di oggetti e non di cibo, e poi mi sembra un‘espressione modaiola dalla quale tra l‘altro uno dei nostri designer, Martì Guixè (che ne è stato l‘inventore) ha da tempo preso le distanze.
area: Lei è anche stato fautore di una  vera e propria rivoluzione, nel 1970 anno in cui è entrato a far parte dell‘azienda,  ha introdotto il fun design Alessi. Quanto è importante l‘emozionare, lo stupire, il divertire, il consumatore soprattutto in cucina?
A.A.: Il ruolo di Alessi negli anni ‘80 e stato quello di uno degli shifter del mutamento socio-culturale che ha visto la Cucina cambiare da luogo tendenzialmente chiuso e inaccessibile ai terzi, dedicato pressoché esclusivamente a operazioni funzionali, a scenario ludico aperto alla socializzazione, a ricevere gli amici, insomma a ricettacolo dell‘immaginario domestico. Merito soprattutto delle antenne sociosensibili dei nostri autori.
area: Alcuni dei vostri pezzi si possono considerare delle vere e proprie icone, presenti in pubblicità, copertine di libri etc.. sto pensando allo spremiagrumi di Starck.  Quali i designer che hanno fatto scuola intorno al tema del cibo, chi deve essere ricordato e ha fatto storia a riguardo?
A.A.: Beh: ho avuto molti maestri che hanno lasciato una impronta profonda nella pratica della Alessi, dall‘inizio direi in particolare Sottsass, Sapper, Castiglioni, Mendini, Rossi, Graves, Starck, Mari...
area: Quanto l‘avvento dell‘high tech ha influenzato la vostra produzione. Relativamente agli elettrodomestici quanto lo studio è suddiviso tra ricerca tecnologica e di funzionamento e ricerca estetica e di qualità?
A.A.: Gli elettrodomestici non fanno eccezione: per strano che possa sembrare nella nostra ricerca gli aspetti funzionali sono sempre centrali! Pero non sono tutto, sarebbe troppo semplice per la specie umana. L‘equivoco di chi pensa che lavoriamo solo sulla forma deriva da una scarsa conoscenza della pratica vera del‘industrial design, da una concezione troppo angusta della parola Funzione (ha letto il testo sulla Cosicità – o Cosalità – di Heidegger?) e dalla pratica della Borderline che è una caratteristica fondativa delle fabbriche del design italiano.
area: Dalla produzione di metalli alla progettazione di cucine, un percorso che si corona con il progetto della cucina Alessi con l‘azienda Valcucine. Quale l‘idea che contraddistingue questa cucina?
A.A.: Ho scelto Mendini perché:
1. Non sa cuocere un uovo
2. Era l‘autore giusto, avendoci accompagnati per tanti anni nelle tante avventure progettuali, per disegnare lo scenario che accoglie i nostri piccoli oggetti
3. Mi sembrava adeguato per uscire dagli schemi pseudofunzionalisti imperanti e creare una cucina davvero poetica.