area 114 | São Paulo

Marco Casamonti: Spesso abbiamo di San Paolo una visione superficiale; un grande problema è il centro storico, che è bellissimo ma difficile da rivitalizzare, e poi il traffico, la qualità della vita. A tale proposito vorremmo il parere di chi ha la responsabilità del governo del territorio, per capire realmente i problemi della città, qual è la struttura e la strategia di gestione e in che modo si può consentire alla città una trasformazione…Esiste un piano regolatore, che voi chiamate Piano Director?
Elisabete França: Esiste, certo, un Piano Regolatore, approvato nel 2002 e attualmente in fase di revisione da parte dell’Assessorato allo Sviluppo Urbano (SMDU), in vista della sua imminente votazione da parte della Giunta Comunale. Il Piano Municipale d’Abitazione è tuttora in fase di discussione e sarà inviato all’approvazione nel primo semestre del 2011.
M.C.: È uno strumento sufficiente per risolvere i problemi di una città così grande?
E.F.: È uno strumento importante, anche se si limita a indicare le direttive generali. Ciò di cui abbiamo bisogno a San Paolo è la creazione di una cultura urbanistica, cultura che attualmente è ancora troppo debole per una città di dimensioni metropolitane. Il Piano Regolatore stabilisce linee guida molto generiche quali, ad esempio, il divieto di occupare aree ambientalmente protette, l’incentivazione all’occupazione delle aree centrali, o l’espansione della crescita verso aree specifiche. Il Piano è integrato da una legge sull’uso e l’occupazione del suolo basati su coefficienti e indici di occupazione, in modo da renderlo completo e omogeneo. Attualmente l’Assessore allo Sviluppo Urbano, Miguel Bucalem, incentiva le cosiddette Operazioni Urbane, uno strumento di intervento che prevede l’individuazione di zone urbane specifiche e la selezione di studi di architettura per lo sviluppo di progetti adeguati. Fin dal 2005, l’amministrazione cittadina ha avviato il progetto Nuova Luz, che interessa l’area urbana prossima alla stazione ferrioviaria Luz. Con questo primo tentativo si è cercato di tracciare un progetto urbanistico su un perimetro previamente circoscritto, in una zona centrale di San Paolo caratterizzata dalla presenza di occupazioni di carattere precario. È stato selezionato uno studio di architettura che riunisce professionisti locali con esperienza internazionale e che agisce in un contesto di scambio di esperienze con la realtà di altre città. Negli interventi urbani si punta alla partecipazione del settore privato in modo da disporre delle risorse finanziarie necessarie alla realizzazione dei progetti previsti. Si può dire che queste prime esperienze costituiscono un passo avanti rispetto alla politica urbanistica del passato.
M.C.: Questo è un problema di molte città, l’urbanistica e l’architettura sono discipline e ambiti separati. Esiste un ufficio speciale che si occupa del centro della città oppure è sempre lo stesso che controlla tutta l’urbanistica di San Paolo?
E.F.: È nell’Assessorato allo Sviluppo Urbano che sono concentrate attualmente tutte le funzioni della progettazione urbana cittadina. Il centro di San Paolo dispone anche di un organo chiamato Subprefeitura da Sé che però non svolge alcuna funzione in ambito urbanistico.
M.C.: Per chi viene da fuori risulta molto strano vedere che gran parte della città di San Paolo pare non abitata, ad esempio nel centro dove ci sono edifici completamente vuoti. Molti cittadini non hanno una casa e tanti edifici restano vuoti, è un fenomeno molto strano.
E.F.: Sta per essere introdotto, nel centro di San Paolo, un progetto chiamato Renova Centro, il cui obiettivo è la ristrutturazione di edifici vuoti della zona centrale per trasformarli in residenze. Nel 2009, l’Amministrazione comunale ha incaricato la Fondazione per il Sostegno alla Ricerca dell’Università di San Paolo di effettuare un censimento di tutti gli edifici vuoti del centro storico, in vista dell’avvio del progetto. Sono stati così individuati 200 edifici; per 53 di questi, riconosciuti idonei al restauro, il comune ha già avviato il procedimento di espropriazione.
L’ Assessorato alle Politiche Abitative sta ora procedendo all’acquisto di questi 53 edifici per trasformarli in centri residenziali di interesse sociale e provvedere così a un’offerta di circa 2.500 nuove unità abitative nella zona centrale. L’impressione che il centro di San Paolo sia deserto può essere una conseguenza dei molti immobili presenti sul mercato degli affitti, come mostrano gli indici sul patrimonio immobiliare non allocato nella regione. Oltre al restauro di edifici, rientra nei progetti del Comune anche la costruzione di altre 4.000 unità abitative nell’ambito del progetto Nuova Luz, con il risultato che, a breve termine, disporremo di un totale di 6.000 nuovi alloggi nella regione del centro. Per la prima volta nella storia della città, l’Amministrazione comunale sta adottando misure destinate all’occupazione dell’area centrale. È chiaro che l’acquisto di vecchi edifici può risultare un’impresa ardua per l’esistenza di impedimenti di vario genere, come eredità o disaccordi familiari, oppure assenza di informazioni sulla proprietà.
M.C.: Da chi è stato fatto questo studio?
E.F.: L’indagine è stata condotta dalla FUPAM, la Fondazione per il Sostegno alla Ricerca della Facoltà di Architettura dell’Università di San Paolo.
M.C.: Uno dei problemi più gravosi di San Paolo è il traffico. C’è un piano per fare una nuova metropolitana e una strategia per diminuirlo?
E.F.: La politica dei trasporti pubblici cittadini è volta all’integrazione di tutte le modalità di trasporto (metropolitana, treno, trasporto su ruote), in modo da migliorare sempre di più l’accessibilità alla regione metropolitana. Tuttavia, in una città in cui esiste un’auto ogni due abitanti, ciò su cui si dovrebbe puntare è un cambiamento dei modelli culturali e comportamentali dei cittadini.
M.C.: Una strategia che viene usata in Europa è quella di evitare l’eccessiva crescita della città cercando piuttosto di costruire al suo interno. Ultimamente metropoli come Londra e Amsterdam hanno cercato di scoprire e riutilizzare le aree vuote e in disuso evitando così di costruire all’esterno e limitando così il traffico cittadino.
E.F.: Anche noi ci stiamo muovendo in questa direzione, evitare l’espansione della città verso aree periferiche, anche perché, in una città come San Paolo, ciò significherebbe occupare regioni ricche di risorse naturali o ad alto impatto ambientale.
M.C.: Quando preparammo il numero di Area su Londra il Sindaco ci rivelò che per risolvere il problema delle auto il comune aveva deciso di non costruire più parcheggi in modo da costringere i cittadini ad usare esclusivamente i mezzi pubblici.
E.F.: Il problema dei parcheggi è particolarmente sentito. In una città in cui non esiste un eccesso di aree per la costruzione di abitazioni, è impossibile soddisfare la domanda di parcheggi. Abbiamo quindi adottato la seguente politica: privilegiare la costruzione di alloggi privi di parcheggio ma con un facile accesso ai trasporti pubblici attraverso, ad esempio, la costruzione di piste ciclabili. Certo, non sono mancate le critiche, ma non abbiamo molte alternative: o si costruiscono alloggi senza doversi preoccupare dei parcheggi, o non si costruisce affatto. Il Piano Comunale di Abitazione prevede la consegna, entro il 2024, di 800.000 nuovi alloggi, per i quali sarebbe stata necessaria una superficie di 40.000 kmq. Abbiamo quindi adottato il “principio dell’ascensore“, e non del garage. E siamo alla ricerca di tutte quelle aree che possano essere trasformate in zone residenziali, sia centrali che periferiche, sfruttando al massimo il potenziale edilizio disponibile.
M.C.: Il vostro ufficio si occupa principalmente di case, abitazioni sociali.
E.F.: Esatto, ma quando si parla di abitazioni sociali non si intende unicamente la costruzione di case; significa anche risolvere i problemi legati agli stanziamenti precari, come le favelas e le lottizzazioni abusive. Attualmente sono ben 3 milioni gli abitanti di San Paolo che vivono in condizioni di precarietà, ad esempio in zone soggette ad allagamento o smottamento, prive di reti fognarie o situate nei pressi di corsi d’acqua. L’Amministrazione comunale si sente investita di un’enorme responsabilità nei confronti di queste famiglie, e per questo motivo il programma di urbanizzazione delle favelas rappresenta oggi la priorità dell’Assessorato alle Politiche Abitative. Il programma è stato concepito a partire dalla consapevolezza che gli alloggi costruiti dagli stessi occupanti fanno parte del patrimonio delle famiglie residenti, e quindi l’installazione di infrastrutture di base può trasformare queste aree un tempo precarie in quartieri pienamente integrati nel tessuto urbano, senza che vi sia la necessità di un loro dislocamento.
M.C.: Abbiamo fatto un incontro con una grande impresa brasiliana, l‘OAS, che vuole lavorare sul programma delle case sociali Minha Casa Minha Vida. Il costo per queste abitazioni è molto basso, così come la qualità. Perché il governo stanzia così pochi fondi e non punta a una qualità più alta?
E.F.: Si tratta di un programma del Governo Federale, elaborato nel 2008 in periodo di crisi economica mondiale, il cui obiettivo è l’incentivazione dell’impiego nell’industra dell’edilizia civile. Il fatto che sia stato adottato un modello unico per l’intero Paese lo rende però di difficile applicazione in una realtà come quella di San Paolo, dove i costi di terreni, di materiali da costruzione e di tutti gli elementi della catena produttiva sono molto più elevati rispetto alle altre città brasiliane. Attualmente sono in corso modifiche al programma per soddisfare la domanda delle maggiori città brasiliane e per renderlo così eseguibile su grande scala. L’obiettivo dell’Amministrazione comunale è la costruzione di quartieri, e non esclusivamente di unità abitative. In tal senso si investe in un progetto articolato e in edifici non standardizzati. Abbiamo adottato il modello del piccolo condominio, con spazi pubblici e strutture per il tempo libero.
M.C.: Un programma pubblico?
E.F.: Abbiamo preso parte a una mostra alla Biennale di Rotterdam, e in gennaio la stessa mostra sarà visibile a Londra. Elisabetta Romano, docente di Architettura al Politecnico di Milano e di origine brasiliana, sta organizzando il suo trasferimento anche nel capoluogo lombardo, nel primo semestre del 2011.
M.C.: Voi vi occupate della municipalità di San Paolo, ma anche delle piccole municipalità vicine?
E.F.: La Regione Metropolitana di San Paolo e le altre città minori sono sotto la responsabilità del Governo dello Stato di San Paolo; noi interveniamo unicamente sul territorio comunale. Il nuovo Governatore ha recentemente creato una Segreteria per coordinare l’agenda di lavoro delle aree metropolitane dello Stato di San Paolo.
M.C.: In una città così grande il problema maggiore è quello della mobilità.
E.F.: Stiamo assistendo a una sopravvalutazione delle regioni prossime alla rete della metropolitana, dato che l’utenza sta diventando sempre più sensibile alla necessità di non utilizzare il trasporto individuale.
M.C.: Il vostro ufficio si occupa della residenza pubblica. Esiste un altro dipartimento per quella privata?
E.F.: La costruzione in ambito privato è autonoma, e avviene nel quadro delle norme e dei regolamenti fissati dall’Amministrazione locale in conformità con il Piano Regolatore.
M.C.: In questo momento in Italia e in Europa l‘amministrazione pubblica nhan esaurito i capitali finanziari e anche l’edilizia convenzionata è sponsorizzata dai privati. La municipalità chiede loro di costruire a prezzi molto più bassi di quelli di mercato. Quale è la situazione brasiliana?
E.F.: Qui da noi il settore privato difficilmente riesce a rivolgersi a famiglie con un reddito mensile inferiore a 3 salari minimi, circa 670 Euro, e quindi opera soprattutto sul mercato di fascia alta, godendo dell’accesso a fondi bancari. Le famiglie a basso reddito hanno bisogno di sussidi elevati, ed è quindi la pubblica amministrazione ad essere responsabile per questa parte di deficit. Ciò non significa che non si stiano cercando alternative per attirare il mercato immobiliare. Il programma del Governo Federale rappresenta solo uno dei possibili tentativi.
M.C.: Qual è la strategia globale della città? Costruire fuori o dentro?
E.F.: Costruire ovunque sia possibile farlo. E per questo stiamo conducendo vaste indagini su varie aree, sia nel centro che altrove. Il settore privato sta già attuando molti interventi nelle zone centrali. La città non ha più opportunità di espandersi, essendo racchiusa tra aree ambientali o geologiche protette. L’unica alternativa è quindi la sua crescita verticale.
M.C.: Lavorate con l’ufficio di mobilità?
E.F.: Sì, e lo facciamo grazie al coordinamento tra i diversi Assessorati.
M.C.:  Il 90% degli architetti brasiliani fa un’architettura molto commerciale, mentre quelli bravi hanno 103 anni! Molti edifici per uffici sembrano scatole in cemento, non architetture, il mercato e la pressione del denaro sono così forti che la qualità si riduce moltissimo.
E.F.: Molti dei nostri progetti sono di gran lunga migliori di quelli presenti sul mercato!

Elisabete França è Soprintendente della Segreteria per le Abitazioni nella Prefettura di San Paolo.