The Ground Tour Project
Searching for a New Travelling Legacy

Per poter pensare ad un Ground Tour, immagina i modelli e i valori educativi del Grand Tour storico contestualizzati nel presente. Considera lo spazio emancipatorio e spirituale espresso lungo le Hippie Trail che sulla loro rotta per raggiungere l’India e l’Afghanistan, definirono nuovi spazi di interazione e scambio con le popolazioni locali. Ripensa alla forza narrativa del viaggio raccontato da Ryszard Kapuściński sulla via di Erodoto, un viaggiatore di un altro tempo, in Africa. Pensa al richiamo ad una esistenza semi-nomade e senza confini dei New Age Travelers e quindi alla filosofia ‘No Borders’. Ritorna ad osservare le “Vie dei Canti” aborigene Australiane, quindi la descrizione di un territorio non "come un blocco di terra circondato da frontiere: ma piuttosto come una rete di" linee "o" vie traverse" [The Songlines, Bruce Chatwin, 1998, Vintage Classics]. Continua a pensare allo spazio catartico del viaggio e del pellegrinaggio espresso in molte religioni, in cui ai discepoli venne detto letteralmente di seguire la strada: di camminare. Tutti questi esempi, e molti altri potrebbero essere citati, testimoniando come in diverse epoche il viaggio sia stato l'espressione di un desiderio e bisogno naturale dell’uomo di muoversi e scoprire.
In contrasto con l'unidirezionalità del Grand Tour, nord-sud, ovest-est, il Ground Tour si apre a una moltitudine di luoghi, direzioni ed individui. I Grand turisti, erano per definizione originari di un'aristocrazia intellettuale nord europea, che prese parte a questo rito di passaggio educativo. I disegni, scritti o souvenir fatti di prima mano o acquistati dal Grand Turista, durante il suo viaggio, contribuirono alla costruzione di un immaginario dei luoghi visitati influenzando gli itinerari e narrazioni del turismo di massa contemporaneo se non anche la stessa percezione che il locale ha di se stesso.
La pratica di Viaggio Aperta del Ground Tour Project è stata concepita e sviluppata a partire da un primo tour organizzato nell’inverno 2016 fra Roma, Firenze, Prato e Venezia. L’intento del viaggio era “to grind” ovvero di frantumare i luoghi comuni sulla bellezza e cultura Italiana così da poter portare, anche se solo parzialmente, sulla superficie la narrazione di un paese che esiste al di là delle rappresentazioni esclusive ed univoche del turismo di massa. Una rappresentazione che scaturisce dal dialogo fra i viaggiatori e i vari collettivi, associazioni ed iniziative locali ospitanti. Dialogo raccolto in una piccola pubblicazione. Il Ground Tour Project si pone come l'espressione di un'identità emergente liquida e multi-locale, sensibile ai temi del viaggio nelle sue varie forme e rappresentazioni. Attraverso diverse strategie artistiche e metodi di ricerca, si vuole mettere in discussione quelle narrazioni del reale che ci suggeriscono di dover essere divisi in relazione alle nostra cultura e nazionalità.
La pratica di viaggio aperta del Ground Tour è una pratica di ricerca-azione che si sviluppa in momenti diversi. Per il secondo Ground Tour abbiamo deciso di metterci in cammino verso la regione dei cosiddetti ‘Balcani’ interessati alla percezione che le persone provenienti dalla regione avevano di essa, invece di consumare ciò che le guide di viaggio tipiche ci proponevano di fare, vedere e pensare. Per contrastare la definizione data di ciò che "i Balcani" sono o che cosa "Balcani" non sono, in ogni parte dei Balcani che abbiamo visitato, abbiamo chiesto,"Puoi disegnare e rappresentare la tua percezione dei Balcani? Come vedi i Balcani? Come li percepisci? ... puoi disegnare una mappa?"
L'atto di rappresentare i "Balcani" ha funzionato come stimolo per una discussione aperta e quindi confronto su molti argomenti, sia in relazione alla località dove eravamo che in relazione alla sua contestualizzazione geopolitica. Attraverso una serie di incontri e workshop è emersa una rappresentazione e narrazione dei "Balcani" come un altro territorio: un territorio che trascende da un prospettiva individuale in una rappresentazione collettiva di essi.
Da qualche parte tra Belgrado, Sofia, Skopje, Tirana, Pristina, Mostar e Sarajevo sono state raccolte 60 mappature cognitive e molte molte ore registrate di storie. Attraverso il processo di trascrizione e clustering, 6 personaggi sono "nati" dai Balcani. Questi 6 personaggi potrebbero essere intesi come 6 parti di un pezzo teatrale, 6 spazi straordinari, o 6 storie isolate ma del tutto intrecciate, quindi interconnesse l’una con l’altra benchè autonome nella loro narrazione. Per questo motivo ci riferiamo a ciascuno di essi come atti (atto 1, atto 2, atto 3 ...) poiché possono stare da soli ma insieme formano e raccontano una visione più completa della regione dei Balcani. Vale a dire, una visione che abbiamo imparato a conoscere nel nostro tempo lì.
Sei personaggi, che raccolti all’interno della Sceneggiatura Aperta, Some Call them Balkans, si apprestano oggi a ritornare in quei luoghi nella forma di una esibizione interattiva ovvero creata in loco dai suoi partecipanti, che sono i viaggiatori e i gruppi ospitanti. I protagonisti del viaggio saranno i luoghi e le persone che i viaggiatori incontreranno. Un viaggio basato su una sceneggiatura aperta; che è Aperta perchè condivisa e co-creata dalle persone ovvero dalle realtà partecipanti e perchè mai conclusa nel momento ma generatrice di nuove relazioni. Le azioni sono le più diverse a seconda delle realtà coinvolte nei diversi luoghi e vanno dalla passeggiata ‘critica’ collettiva o azione performativa, a produzioni artistiche sviluppate in loco, a piccoli interventi architettonici, a letture collettive quindi a momenti di riflessione e discussione. Organizzato lungo il testo polifonico ed immaginifico di Some Call them Balkans lo scorrere del tour ci condurrà in luoghi ed immaginazioni ancora sconosciute.
A partire dalla prima esperienza in Italia e il suo proseguo nei Balcani, il Ground Tour Project continua a viaggiare, a creare relazioni ed altre immaginazioni con le persone che trova sulla sua via mettendo in discussione quelle narrazioni del reale che suggeriscono di dover essere divisi in relazione alle nostra cultura e nazionalità. Come conduci il tuo atto di viaggiare? come ti relazioni ai luoghi in cui vai? come ti identifichi con le persone e gli spazi che incontri durante il tuo viaggio?

workshop di mapping collettivo al centro sociale Dunja in Skopje. photo by Marianna Landi
The Ground Tour - Un Viaggio in Italia. Cover by Alessia Scuderi

The Ground Tour - Un viaggio in Italia
Curato da Enrico Tomassini for the transnational collective the Ground Tour
Visual Design Alessia Scuderi

Con Contributi di Emanuele Agati / Palestra Popolare il Quarticciolo,  Fabrizio Ajello / Spazi Docili, Cosimo Balestri, Emanuele Barili, Olivia Gori / ECÒL and [chì-na], Benedetta Bendinelli, Federico Bria/ StreetBook Magazine, Marcho, Francesco D‘Isa, Brigitte Felderer / Social Design Studio, Michel Gölz, Miriam Hübl, Matteo Locci / -ATI Suffix, Virginia Lui, G67 / Movimento per l‘Emancipazione della Poesia, Sebastian Kraner, Michela Pierlorenzi / MAAM - Museo dell‘Altro e Dell‘Altrove, Milly Reid,Thi Que Chi Trinh, Karolína Plášková
Pubblicato da Social Design- Arts as Urban Innovation
University of Applied Arts Vienna

12 x 19 cm
176 pp.