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Chi segue l’evoluzione dell’arte della tavola e la storia del design associa subito il nome dell’impresa Rosenthal alla produzione di porcellana, di cristalleria, di posate e di pezzi d’arredamento. Fondata nel 1897, dopo esser passata attraverso varie riorganizzazioni, nel dopoguerra la Rosenthal divenne il maggiore produttore tedesco di articoli in porcellana. Nel 1997, la Rosenthal AG fu acquisita dalla compagnia anglo-irlandese Waterford Wedgwood, conquistando il primato sul mercato europeo dell’artigianato industriale di porcellana e vetro. Sfortunatamente, nel 2008 la compagnia si ritrovò in stato di insolvibilità e nel 2009 fu acquistata dall’italiana Sambonet Paderno. Nell’attuale contesto del settore dell’arte della tavola e della porcellana industriale, sottoposto a una complessa e difficile evoluzione, si pone come urgente la questione della ristrutturazione strategica della produzione. In uno scenario del genere, Rosenthal Studio Line resta un esempio valido, che merita di essere portato avanti.

Timo Sarpaneva, Suomi, 1976
Timo Sarpaneva, Suomi, 1976

La storia di questa impresa è tanto eccezionale quanto esemplare. Sin dalla sua nomina, nel 1950, a responsabile della comunicazione e a vice-presidente della società di cui in seguito sarebbe diventato presidente, Philippe Rosenthal jr. inaugurò una nuova politica: il lancio di una produzione ispirata direttamente all’arte e alla ricerca promossa nei propri laboratori. Creò dunque un centro di ricerca specifico per il marchio, e a tal fine ricorse alla collaborazione di artisti e designer dalla reputazione consolidata. Si trattava di una scelta innovativa tra le imprese tedesche, che si ispirava a un modello in voga già negli anni Trenta in Scandinavia – si pensi alla Gustavsberg in Svezia e ad Arabia in Finlandia –, e anche in Inghilterra – una derivazione dagli atelier Arts & Craft che Rosenthal aveva avuto modo di conoscere quando si trovava in esilio oltremanica per sfuggire alle persecuzioni del Terzo Reich. A partire dal 1960, introdusse sul mercato una nuova linea di prodotti battezzata Studio Line caratterizzata dal fatto di essere all’avanguardia sul piano della ricerca e delle innovazioni formali; lanciò così molti oggetti che segnarono la storia del design tedesco del dopoguerra, pilotando l’immagine di una società rimasta assai tradizionale verso un’autentica modernità. Nessun’altra impresa di questo periodo seppe trasformare con tanto successo, sia commerciale che culturale, l’immagine della sua produzione. Rosenthal divenne un marchio di fama internazionale, apprezzato per la sua capacità d’essere in linea con i tempi.
Nel corso della Seconda guerra mondiale, Philippe Rosenthal jr. seguì dall’Inghilterra lo sviluppo del marketing negli Stati Uniti e fece lavorare Richard Latham e Raymond Loewy, i quali per la Rosenthal disegnarono il servizio Form 2000. Fu nell’atelier del maestro americano che Philippe Rosenthal jr. incontrò Tapio Wirkkala, che ingaggiò per sviluppare nuovi prodotti nei propri reparti di ricerca. Wirkkala, assecondando la sua ossessione per il lavoro sulla materia, creò degli oggetti tanto innovativi quanto notevoli per la loro bellezza e le soluzioni ergonomiche che proponevano. Tra i tanti esempi possibili, si possono ricordare: la serie di vasi I-XI, il servizio Century con la sua struttura a chicco di riso, Tee for Two che introdusse la porcellana nera, o ancora delle posate in acciaio inossidabile. La larghezza di vedute e il coraggio di prendere rischi erano qualità caratteristiche di Philippe Rosenthal jr. Già nel 1958, egli ricorse ad alcuni dei designer e degli artisti che fondarono il ”Groupe 21” (non sono riuscito a verificare se questo è il nome originale o la sua traduzione francese), e che applicarono le loro ricerche e le loro scoperte al campo della porcellana, inventando il concetto di rilievi d’artista [or. reliefs d’artiste] che riscosse un enorme successo. Tra i nomi coinvolti, si possono ricordare quelli di Moore, Uecker, Mavignier, Morandini o ancora Vasarely. Philippe Rosenthal jr. non esitò nemmeno a rivolgersi a dei designer di ispirazione funzionalista – altrettanti maestri indiscussi in questo campo tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta – che rappresentavano una modernità razionale e ascetica, come Wagenfeld o Baumann; ma allo stesso tempo anche ad altri che tendevano all’eccesso opposto per il loro epicureismo, come Colani, l’enfant terrible del design tedesco, o Bellini e Thun, tutti ideatori che con i loro prodotti hanno segnato l’arte della tavola.
Philippe Rosenthal jr. non ebbe dubbi a ingaggiare Walter Gropius per costruire le sue fabbriche, né a far disegnare dal suo ufficio newyorchese (TAC) un servizio da tavola che è tuttora ricercato. Questo successo così sensazionale non sarebbe stato possibile senza la collaborazione di un consigliere del calibro e della raffinatezza di Eugen Gomringer, egli stesso capofila della poesia concreta. Gomringer era già stato segretario di Max Bill alla HfG di Ulm. Fu proprio tramite Bill che conobbe Rosenthal, per diventare, negli anni Sessanta e Settanta, il suo consigliere e coordinatore in materia d’ingaggio degli artisti e dei designer scelti per la produzione, e per i programmi culturali e di sostegno all’arte pubblica, i cui risultati sono ancora visibili nel contesto urbano di Selb. Il successo della direzione artistica della compagnia, in questo periodo glorioso, va attribuito al tandem Rosenthal-Gomringer. Un’altra idea pioneristica di Philippe Rosenthal jr. fu la creazione, a Norimberga, già nel 1960, del primo punto vendita dedicato appositamente alla sua nuova linea di prodotti ”Studio Line”; ne seguì una lunga serie in diverse città, tra cui Berlino, Bruxelles, Vienna e Praga. L’idea si ispirava direttamente al modello parigino delle boutique di firme del settore della moda; per la prima volta si applicava a un marchio del design industriale, un fenomeno oggi diventato assai comune.

Raymond Loewy, 2000, 1954
Raymond Loewy, 2000, 1954

Si può ben dire che l’esempio di Philippe Rosenthal jr, venuto a mancare nel 2003, è stato quello di una personalità capace di lasciare un’impronta sia come imprenditore che come politico e come direttore artistico illuminato. Fu un uomo che aveva compreso l’importanza di una politica d’impresa fondata sulla ricerca e sull’innovazione, e anche su una certa dose di rischio, messa in gioco in vista del successo. E le imprese, oggi, possono continuare a considerare questa politica come fonte di feconda ispirazione. Alla luce delle grandi riuscite di Rosenthal, trovo sconvolgente vedere quante aziende chiudano i loro reparti ricerca o rinuncino a investire nella sperimentazione, con il pretesto di risparmiare, quando si sa bene che l’innovazione è l’unica via d’uscita dalla crisi attuale di cui dispongono le imprese europee! Philippe Rosenthal l’aveva già capito quando diceva che bisogna introdurre all’interno delle aziende un senso di rinnovamento e di modernità, cercando di rigenerare la creazione con prodotti usciti proprio dall’impresa stessa, affermando così il senso di un progresso culturale e sociale che diventa una fonte di benessere, piuttosto che una sua conseguenza.