area 131 | fuksas

architect: Studio Fuksas

location: Paris

year: 2013

Il progetto dei nuovi Archivi Nazionali di Francia trae ispirazione dalla realtà circostante, dalla città vista come una coesistenza di caos e di ordine. È da questo dualismo, che si riflette nell‘organizzazione del complesso, che il concept è nato e prende luogo.
La scelta iniziale è stata quella di investigare il sito nelle sue peculiarità, sito inteso come territorio e come contesto socio-culturale rivelatore di un‘identità unica.
La progettazione dei nuovi Archivi Nazionali di Francia ha seguito l’intento di valorizzare il panorama geografico e architettonico dell’area di Pierrefitte sur Seine-Saint Denis nel quale l’edificio si inserisce. Il complesso è stato disegnato non come un‘architettura autoreferenziale, bensì come un’opera custode della memoria e dell’identità collettiva e al contempo aperta alle espressioni artistiche contemporanee. Pensato in un’ottica non contemplativa, ma di scoperta, ricerca e di partecipazione per il pubblico.
Il progetto si compone di due “corpi“ principali: uno che si sviluppa orizzontalmente, “sospeso, leggero, trasparente” ; e l‘altro con una tensione in altezza, “ancorato al terreno, imponente, riflettente”.
Il primo, proteso verso la città, si compone di volumi a sbalzo definiti “satelliti“, che ospitano gli uffici, la sala conferenze e la sala espositiva. Le facciate, in gran parte vetrate, danno una leggerezza e una trasparenza all’insieme dei volumi.
L’edificio che ospita gli Archivi è un imponente monolite pensato come luogo dedicato alla memoria e alla ricerca, ospita i documenti d‘archivio e la sala di lettura. Le facciate del monolite sono rivestite da una “pelle“ di alluminio che percorre tutto il volume, fatta eccezione per alcune inserzioni vetrate che consentono l'apporto di luce naturale nella sala di lettura e nel percorso d‘ingresso. Il “nobile“ edificio scultoreo, lambito in parte da un bacino, rimanda all‘idea di un oggetto prezioso, uno scrigno, che si riflette sul velo d’acqua.
I bacini si inseriscono sia tra l‘edificio degli Archivi e i volumi “satelliti“, che ai piedi di questi ultimi. Alcune passerelle che li sovrastano creano una connessione sia tra i volumi a sbalzo che tra i due “corpi“. Il velo d’acqua diventa veicolo di mutazione per l’architettura disegnando vuoti e nuovi spazi, grazie ai riflessi e ai giochi di luce naturale creati dai tagli dei volumi sospesi e dalla “pelle“ del monolite.
Le facciate di entrambi i “corpi“ seguono una geometria a losanga che si ripete sia nel rivestimento in alluminio dell’edificio degli Archivi che nelle facciate in vetro dei volumi “satelliti”.
Tra il monolite e i volumi “satelliti“ si staglia l’opera di Antony Gormley. Un “prezioso“ oggetto scultoreo che si solleva, come a trarne forza, dal velo d’acqua sottostante, e che snodandosi tra le facciate del complesso architettonico ne ridisegna il rapporto tra gli spazi in chiave contemporanea. Le facce geometriche che articolano l’opera lungo il suo passaggio danno vita alla struttura di una concatenazione di dodecaedri, che si riflette e si proietta tra il bacino d’acqua e le superfici specchianti dei volumi. Il legame con la memoria è simbolicamente rintracciato nell’opera di Pascal Convert, una serie di “casseforti“ in cemento, incastonate nell’area antistante i volumi “satelliti“, che riportano in bassorilievo i volti di alcune personalità che hanno lasciato un segno nella memoria collettiva. Un’installazione artistica ancorata saldamente al terreno, così come il volume del monolite, come radici che affondano nelle profondità della memoria.
Una hall a doppia altezza accoglie il visitatore. L’effetto “sospeso“ dei volumi “satelliti“ è messo in risalto dall’intervento artistico di Susanna Fritscher che, attraverso un tocco minimale che consta della realizzazione di controsoffitti come “fogli“ di inox sfumati di rosso, sottolinea l’interazione tra l’architettura del complesso e le linee dei volumi “satelliti“. Il colore rosso dona profondità ai volumi che si stagliano orizzontalmente a diverse altezze, creando al contempo un gioco di pieni e di vuoti, tra materiale e immateriale.
Un progetto che vuole emozionare. Due ‘corpi‘, due ‘mondi‘, collegati simbolicamente da passerelle, che in un continuo rimando tra di loro danno vita a un’identità che affonda le sue radici nella memoria del passato con lo sguardo rivolto alla contemporaneità e al futuro. Un’identità e una memoria che appartengono alla Francia, e all‘intera umanità.