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I bombardamenti di Milano del 1943 avevano lasciato una città ferita. Molti architetti anche famosi avevano lavorato come “medici scalzi” per annotare lo stato di conservazione degli edifici sopravvissuti, e questo rilievo dello stato delle cose sembra avere lasciato una conoscenza e un rispetto per la forma della città che fonda gli interventi di sostituzione edilizia anche rilevanti del dopoguerra. Quello che Reyner Banham aveva visto come “la ritirata italiana dall’architettura moderna“ appare oggi agli occhi dell’Europa come un esempio importante di come la risposta ai bisogni della vita moderna possa avvenire insieme al riconoscimento della permanenza dei tracciati, degli spazi pubblici e del tessuto edilizio esistente. “Itinerari sentimentali per le contrade di Milano”: così si chiamava l’opera in quattro volumi di Paolo Mezzanotte, e questo presente potrebbe costituirne un’appendice contemporanea, dove le singole opere mostrano al contempo arguzie individuali e la ricerca di un lessico comune all’interno di una “civiltà” del costruire e dell’abitare in città oggi forse perduta nella trama infinita del territorio metropolitano.