Il volume di Andrea Contursi costituisce la prima monografia scientifica interamente dedicata al monumento della rivoluzione di Novembre (conosciuto anche come “monumento a Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg”). Il centenario della fallita rivoluzione del Novembre 1918 in Germania - che portò tra l’altro alla tragica fine dei due Leaders spartachisti - diventa l’occasione per una riflessione su un momento storico particolare del Novecento, che vide politica progressista e avanguardia artistica incontrarsi sul terreno di un rinnovamento totale della società e della cultura, un progetto incarnato tra l’altro da quell’interessantissimo esperimento pedagogico che prese il nome di Bauhaus e della cui fondazione si celebra quest’anno in tutto il mondo il centenario.
Il monumento venne progettato tra il 1925 e il 1926 da un architetto allora ancora sconosciuto, ma che sarebbe stato destinato nei seguenti decenni ad affermarsi come uno dei mostri sacri della nuova architettura: Mies van der Rohe. Costruito su iniziativa del partito comunista tedesco per onorare la memoria dei propri fondatori, esso rappresenta non solo il punto di incontro simbolico tra due prospettive rivoluzionarie - una nel campo politico, l’altra nel campo artistico - ma anche la prima opera nella carriera di Mies edificata applicando in piena libertà i nuovi linguaggi formali, prima della casa alla Weissenhofsiedlung del 1927. L’ opera - velocemente liquidata con poche righe in gran parte delle numerose monografie su Mies - non è stata tuttavia fino a questo momento oggetto di uno studio approfondito. Nel volume il monumento viene analizzato da diverse prospettive: innanzitutto viene ripercorsa la cronaca degli eventi che portarono all’edificazione del manufatto, alla sua precoce demolizione negli anni della dittatura nazista e ai numerosi tentativi mai riusciti di ricostruirlo, all’est come all’ovest. Questa cronaca è corredata da un’attenta ricostruzione grafica del monumento, in cui si cerca di fare luce su aspetti finora non chiariti sulla base della scarna documentazione archivistica disponibile.
In un altro capitolo si affronta invece la questione del rapporto tra il linguaggio formale del monumento e le esperienze delle avanguardie artistische degli anni venti, dal De Stijl di Van Doesburg al “Costruttivismo suprematista” di El Lissitzky, senza tralasciare l’importanza che ebbero per Mies l’incontro con l’architettura in laterizio di Schinkel e del primo Wright. Chiude il libro una proposta progettuale tesa a invidiare una strategia di valorizzazione del sito originario nel cimitero di Berlin-Friedrichsfelde.