area 109 | art and architecture

architect: Zaha Hadid

location: Rome, Italy

year: 2009

MAXXI
Museo multiplo

Il MAXXI – Museo delle arti del XXI secolo – è nato da idee e riflessioni maturate, alla fine del XX secolo, all’interno del Ministero per i beni e le attività culturali in stretto confronto con le esperienze e con i settori più avanzati dell’arte e dell’architettura contemporanee. Non si è trattato di un semplice dibattito tra nuovisti e conservatori o tra accademia e sperimentalismo.
Il centro della discussione su quello che sarebbe stato il MAXXI era puntato sulla opportunità di ampliare il perimetro di attenzione del Ministero anche alla promozione della creatività presente e futura. L’intuizione era ben motivata e lo era anche la sua collocazione all’interno del Ministero che si occupa del patrimonio culturale. Si metteva in evidenza, in questo modo, il concetto della continuità della storia e il rifiuto del dualismo: antico-moderno per la attribuzione di valore. Si metteva in evidenza che c’è una continuità ideale nel percorso delle opere d’arte attraverso i secoli e che, ad esempio, sia pure nella estrema diversità delle forme e dei materiali, la grandiosa spazialità del grattacielo Pirelli di Gio Ponti a Milano o della casa della scherma di Luigi Moretti a Roma, non hanno nulla da invidiare al Maschio Angioino di Napoli o a palazzo Barberini a Roma.
Si può dire quindi che nel ministero per i beni e le attività culturali l’interesse all’arte e all’architettura del passato, intese come componenti costitutive del patrimonio culturale si estende oggi all’arte e all’architettura che costituiranno il patrimonio culturale del futuro. In questo senso il MAXXI è destinato ad essere multiculturale e multidisciplinare. Dovrà essere una sorta di fabbrica: non solo esposizione delle opere d’arte del XXI secolo, ma anche luogo di innovazione culturale, sede per la sovrapposizione di linguaggi, laboratorio di sperimentazione artistica, macchina per la produzione di contenuti estetici del nostro tempo. E infatti l’importanza della creatività contemporanea si può esplicitare anche in quella evidente funzione di ricerca sperimentale che in tutte le epoche essa ha avuto. L’arte e l’architettura nelle loro forme più innovative sono sempre state anticipazione di modi e di pensieri, intuizioni premonitrici, sperimentazione ed innovazione di linguaggi e messaggi con successiva ricaduta su altri settori creativi e produttivi.
Le forme, le linee e i prodotti della ricerca artistica e architettonica spesso diventano oggetti d’uso attraverso il disegno e la produzione industriale o si ripetono e si riproducono nei mondi paralleli della moda, del cinema, della pubblicità, della grafica. La vita produttiva spesso imita l’arte, ne discende: immagini pubblicitarie, design, cinema spesso riutilizzano e metabolizzano idee, forme e modi che sono stati espressione artistica. Da questo punto di vista il MAXXI punta ad essere un centro di eccellenza, uno snodo interattivo in cui andranno a convergere e potranno essere mescolate e riprodotte le più diverse forme di espressività, produttività e creazione. Ed inoltre, l’arte e l’architettura sono componenti essenziali dell’immagine e della percezione di un paese all’estero, sono da sempre veicolo dell’immagine di un paese nel mondo. Ne esprimono la vivacità culturale, la capacità di innovazione, la propensione alla ricerca creativa ed originale. L’arte e l’architettura italiane, quindi, esprimono e raccontano l’Italia. Esse sono in grado di comunicare non solo il made in Italy, cioè il prodotto italiano, ma qualcosa di più esteso e complessivo che si può chiamare lo stile di vita italiano il: vivi italiano. Ciò è vero oggi con una immediatezza e con una velocità tanto maggiori quanto più intensi e rapidi sono diventati i processi di mondializzazione e di mescolanza tra i mercati e le culture del pianeta. Da questo punto di vista il MAXXI sarà una sorta di antenna che trasmette i contenuti dell’Italia verso l’esterno e che a sua volta riceve dall’esterno i flussi della cultura internazionale. Sarà proiettato verso il mondo e contemporaneamente esprimerà fortemente lo spirito di rappresentazione della particolarissima cultura che è nata in questo Paese.

Pio Baldi

Il MAXXI arte: un progetto per il futuro

Il MAXXI arte nasce come punto di riferimento italiano all’interno del circuito internazionale di eccellenza dell’arte contemporanea.  La collezione e le mostre, aggiornate sugli ultimi sviluppi dell’arte di ampio respiro, ne fanno la sede della legittimazione e vetrina internazionale per l’arte italiana del presente. L’arte italiana riceverà quindi ampia attenzione e sarà letta in relazione ad un orizzonte di riferimento internazionale agendo come fulcro di un’attività coordinata e di scambio con le istituzioni museali italiane e straniere. La vocazione del MAXXI è quella di voler preservare e valorizzare la propria appartenenza al suo contesto culturale e geografico, che può essere considerato unico per la storia di cui fa parte e per l’influenza che esercita. Proprio in questo senso sono state acquisite opere di artisti di varie generazioni a partire dagli anni Sessanta, che indagano, analizzano, seguono alcune delle linee di ricerca specificatamente legate alla situazione italiana: Maurizio Cattelan, Adrian Paci, Alfredo Jaar, Micol Assael, Grazia Toderi, Francesco Clemente, Atelier Van Lisehout oltre che a personalità più storicizzate come quella di Mario Merz, Andy Warhol, Gibert & George, Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti. Parallelamente l’attenzione si è focalizza sulla generazione di artisti che durante gli anni novanta hanno interpretato una poetica legata alla quotidianità, ai materiali di uso comune, agli aspetti più usuali del vivere: Stefano Arienti, Bruna Esposito, Liliana Moro, Paola Pivi, Massimo Bartolini, Mario Airò, Eva Marisaldi. Naturalmente a queste opere sono affiancate una serie di lavori di artisti internazionali come William Kentridge, Anish Kapoor, Francis Alÿs. In vista dell’apertura prevista per fine maggio è stata definita una programmazione triennale che articolerà l’attività del museo in un progetto di interdisciplinareità culturale, artistica e tematica. Ma la complementarietà che queste dovranno avere permetterà la creazione di una linea programmatica unitaria e organica. La multiformità di linguaggi di cui il museo si vuole fare interprete, rende quindi necessario avvalersi di collaborazioni con studiosi, storici dell’arte, curatori specializzati che possano portare la loro competenza al servizio dell’istituzione. Il MAXXI vuole essere, infatti, un punto di riferimento culturale, artistico e scientifico, non solo per le personalità già affermate, ma anche per i critici e ricercatori emergenti che vogliano confrontarsi in un luogo di sperimentazione e innovazione.   Le linee espositive sono strutturate in tre diverse direzioni: dei focus di approfondimento della collezione,  grandi mostre monografiche e tematiche dalle  realtà più sperimentali.  Il MAXXI arte si presenterà a fine maggio con tre mostre parallele. Cuore pulsante dell’apertura sarà l’esposizione di Spazio, che interpreta appieno il carattere di interdisciplinarità proprio del museo, Spazio è infatti un unico percorso attraverso le collezioni del MAXXI arte e del MAXXI architettura e la produzione dei più importanti artisti e architetti contemporanei. Sarà una grande esposizione che occuperà tutto il primo piano, indistintamente dalla suddivisione spaziale delle due sezioni del museo. Per le grandi mostre monografiche è invece prevista una retrospettiva dedicata a Gino De Dominicis, figura imprescindibile per l’arte italiana contemporanea e punto di riferimento per le successive generazioni. La mostra, curata da Achille Bonito Oliva esporrà le opere che indagheranno tutti i maggiori nodi tematici e iconografici affrontati dall’artista. La pubblicazione che accompagnerà la retrospettiva non sarà solo il catalogo della mostra, ma una vera e propria monografia di riferimento. Si tratta di una grande novità perché è la prima retrospettiva scientificamente completa dedicata a uno degli artisti italiani più influenti in Italia tra il 1960 e 1990. La contemporaneità più stringente, sarà invece rappresentata da Mesopotamian Dramaturgies di Kutlug Ataman. Questo progetto – esposto nella sua interezza – si articola intorno al rapporto tra Oriente e Occidente, tra modernizzazione e tradizione, globalizzazione e persistenza delle culture locali ed è composto da otto opere video in gran parte girate nei villaggi della Turchia. Il progetto interpreta appieno alcune delle linee guida che il MAXXI intende portare avanti, ovvero l’interdisciplinarità e la confluenza di temi e di culture.

Anna Mattirolo

Per una storia visiva del cantiere del MAXXI

Per la costruzione del MAXXI, un’opera caratterizzata da un linguaggio progettuale del tutto inedito, il cantiere, allestito a Roma e durato oltre sei anni, è divenuto esso stesso un luogo di ricerca e di sperimentazione. Rendere concreta l’idea presentata da Zaha Hadid in sede di concorso  e selezionata per la qualità e il carattere innovativo del progetto, ha richiesto un’ accurata analisi sui materiali e le modalità del loro utilizzo, sulle tecnologie e l’organizzazione del cantiere, che per la conformazione dell’edificio si è articolato in cinque settori assestanti. Complessa anche la struttura della gestione. Lo sviluppo del progetto esecutivo da parte delle imprese vincitrici dell’appalto integrato e il programma di cantierizzazione dell’opera sono stati condotti in assoluto accordo e collaborazione con il Committente – il Ministero per i beni culturali – , la stazione appaltante e la direzione lavori – il Ministero dei Lavori pubblici e  lo Studio Hadid che ha avuto l’incarico di direzione artistica dell’opera. I problemi posti dal rispetto dell’idea formale, considerato un vincolo assoluto, sono stati principalmente legati alla realizzazione delle grandi superfici in calcestruzzo a vista che connotano l’intervento. Ma ogni fase del cantiere ha dovuto risolvere problemi tecnici e procedurali.  Dall’ingegnerizzazione dei getti, che ha affrontato la progettazione della miscela, individuato i casseri più idonei,  definito le modalità di getto e di disarmo alla realizzazione del pacchetto di copertura. La copertura del MAXXI ha infatti un ruolo di grande rilievo, tanto di tipo formale quanto tecnico-costruttico, perché in un unico dispositivo complesso integra gli elementi strutturali e di serramento, i dispositivi di controllo dell’illuminazione naturale, gli apparecchi per l’illuminazione artificiale, i meccanismi di controllo termoigrometrico, i supporti per le pannellature mobili.
Inaugurato nel marzo 2003, con la cerimonia ufficiale della “Posa della prima pietra”, il cantiere del MAXXI ha presentato nel tempo notevoli e differenti motivi di interesse ed è stato oggetto di uno dei primi progetti curatoriali del Museo  di architettura, appunto sul tema del cantiere, sui suoi significati molteplici e transitori. Il  cantiere è una realtà ‘costruttiva’ e tecnologica e insieme un luogo di lavoro. Le squadre dei ferraioli, gli uomini gru, i cementisti vi operano in perfetta sincronia come all’interno di un unico grande organismo in cui le singole parti solo apparentemente sembrano procedere in autonomia, ma dove invece un attentissimo lavoro di coordinamento viene svolto dai capi-cantiere, dai direttori dei lavori, dai responsabili e, anche se da lontano, dai progettisti. Il cantiere stesso determina una nuova visione urbana: nell’area interessata dai lavori si produce un panorama continuamente mutevole, che prima non c’era e che presto scomparirà per lasciar spazio all’opera finita. Questa transitorietà è uno dei motivi che hanno spinto i curatori del progetto fotografico sul MAXXI, denominato “Cantiere d’autore” a ‘fissare’ con immagini autoriali la natura di luogo variabile ma nello stesso tempo concreto e in progress lo scenario della costruzione del Museo. “Cantiere d’autore” ha visto il coinvolgimento di fotografi chiamati  a riprendere con cadenza temporale variabile la progressiva costruzione dell’opera. La richiesta è stata quella di cogliere il cantiere dal proprio punto di vista e con la massima libertà di scelta
e di interpretazione, cercando di far vedere, intra-vedere e restituire una visione multipla dello stesso luogo in continua trasformazione, al di là di una documentazione sistematica delle diverse fasi di lavoro. Il risultato ha raccolto una molteplicità di punti di vista: il cantiere come un luogo di sperimentazione, perché utilizza tecniche e materiali innovativi; come luogo di lavoro, dove operai e tecnici ogni giorno mettono in campo la propria energia, la propria esperienza, la propria specifica professionalità; come un luogo ‘pubblico’ perché oggetto di attenzione mediatica e attività didattica. Oggi del cantiere concluso e sparito rimane una narrazione per frammenti e suggestioni, che scompagina la rappresentazione “epica” della costruzione,  e restituisce le immagini di un luogo contemporaneo, complesso, veloce, instabile, energetico. Un luogo disegnato dalla spettacolarità del fare,  di fascino ed attrazione ma anche accumulo delle criticità, dei ritardi, delle interruzioni, dei rischi,  perfino dell’abbandono. Il progetto “Cantiere d’autore” rientra nella serie di progetti di committenza avviati dal Museo a partire dal 2003 per incrementare le collezioni di fotografia del MAXXI architettura. Hanno partecipato al progetto: Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Antonio Biasiucci, Gianni Berengo Gardin, Patrizia Bonanzinga, Luca Campigotto, Giancarlo Ceraudo,  Giovanni Chiaramonte, Paola De Pietri, Ramak Fazel, Vittore Fossati, Moreno Gentili, Claudio Gobbi, Guido Guidi, Andrea Jemolo, Martino Marangoni, Raffaela Mariniello, Luciano Romano, Angela Rosati.

Margherita Guccione


Zaha Hadid is an architect who consistently pushes the boundaries of architecture and urban design. Her work experiments with new spatial concepts intensifying existing urban landscapes in the pursuit of a visionary aesthetic that encompasses all fields of design, ranging from urban scale through to products, interiors and furniture. Best known for her seminal built works (Vitra Fire Station, Land Formation-One, Bergisel Ski Jump, Strasbourg Tram Station and Rosenthal Centre for Contemporary Art in Cincinnati) her central concerns involve a simultaneous engagement in practice, teaching and research. Zaha Hadid's built work has won her much academic and public acclaim. Her best known projects to date are the Vitra Fire Station and the LFone pavilion in Weil am Rhein, Germany (1993/1999), a housing project for IBA-Block 2 in Berlin, Germany (1993), the Mind Zone at the Millennium Dome, Greenwich, London, UK (1999), a Tram Station and Car Park in Strasbourg, France (2001), a Ski Jump in Innsbruck, Austria (2002) and the Contemporary Arts Centre, Cincinnati, US (2003).