Coupé nacque nel 1967 da un’intuizione di Joe Colombo che la concepì inizialmente come variante della lampada Spider, già nella collezione dell’azienda, di cui conservò la stessa base e lo stelo. Partendo da questi segni grafici ed essenziali - la base, il fusto e la calotta orientabile a fare da paralume - il designer diede vita a una delle famiglie più conosciute di Oluce. Dopo averla declinata nel tempo in modelli e finiture differenti, Oluce amplia la famiglia Coupé introducendo Mini Coupé, la variante in scala ridotta della lampada da tavolo e proposta in una nuova affascinante e contemporanea gamma colori. Nei suoi 34 cm di altezza e nelle sue cromie, Mini Coupé raccoglie con divertente armonia tutta la forza che ha accumunato i prodotti disegnati da Joe Colombo negli anni Sessanta, gesto estetico, sperimentazione per i nuovi materiali, l’uso del colore, il movimento e la volontà di andare al di là degli schemi consueti.
Mini Coupé, con stelo cromato e calotta semi cilindrica, mantiene inalterato il profilo riconoscibile e il carattere deciso che hanno identificato e reso la collezione Coupé una famiglia di lampade sempre straordinariamente attuale, da quest’anno ancora più completa. A testimonianza del successo di Coupé a livello internazionale sono il prestigioso riconoscimento dell’International Design Award dell’American Institute of Interior Designers di Chicago ottenuto l’anno successivo alla sua creazione e la presenza nella collezione permanente del MoMA di New York e del Neue Sammlung Museum di Monaco di Baviera.

Ideata nel 1977 da Vico Magistretti, Atollo è diventata negli anni l’archetipo della lampada da tavolo, vincendo il Compasso d'Oro nel 1979, e rivoluzionando completamente il modo di immaginare il classico abat-jour. Le forme geometriche che la compongono - il cilindro, il cono e la semisfera - hanno dato vita a un prodotto decorativo ed essenziale allo stesso tempo, slegato dal periodo storico dalle mode del momento e divenuto ormai a pieno titolo una delle icone del design italiano. Atollo è disponibile in tre dimensioni differenti e nelle diverse finiture oro, bronzo satinato, metallo bianco o nero e vetro opale.

La lampada 1953, firmata da Ostuni e Forti, è composta da due modelli, terra e tavolo, differenti nelle proporzioni e nelle dimensioni ma uguali nel disegno che sposta l’intero paradigma del paralume da centro al lato. Una famiglia che richiama con gentilezza agli stilemi di quegli anni, come l’utilizzo del paralume dalla classica forma cilindrica e il prezioso contrasto dell’oro satinato - tige e disco paraluce interno - con il nero - parte esterna e interna del paralume, base e impugnatura del tige. Oggetto decorativo ma dal disegno pulito e lineare, 1953 colpisce per la sua attualità, confermando l’attitudine di Oluce di creare oggetti capaci di trascendere le mode e le epoche.

La storia di Sonora è la storia di una forma geometrica pura, perseguita da Magistretti per tutta la vita. Il percorso creativo seguito dall’architetto e designer nei suoi progetti è infatti un percorso assolutamente peculiare: costante compagna di strada è per lui la geometria, principio ispiratore, sempre e comunque, la semplificazione. Classe 1976, declinata in numerosi materiali e dimensioni, la Sonora è uno degli emblemi di questo percorso creativo ed è rimasta, nel corso dei suoi 40 anni, una delle lampade più amate non solo dal pubblico ma anche da Magistretti stesso.

Al suo debutto in Oluce, Victor Vaisilev propone il progetto della lampada Superluna scaturita da una personale riflessione sul lavoro di Vico Magistretti, dalla sua capacità di elaborare forme iconiche per esaltare le potenzialità della sorgente luminosa. Così, ora che i led hanno rivoluzionato il mondo della luce artificiale dando la possibilità di reinventare i corpi illuminanti a partire dalla loro fonte, Vasilev propone una famiglia di lampade - declinate nella tipologia da terra e da tavolo - che nasce dal desiderio di rendere magica una luce molto tecnica, dimensionando le parti della lampada a partire dall’ingombro del led. La sottile asta metallica di Superluna nasconde al suo interno le componenti elettriche e custodisce la sorgente luminosa: il led si apre sullo stelo in corrispondenza delle calotte semisferiche che riflettono la sua luce ruotando sul proprio asse. L’eco del perpetuo movimento dei corpi celesti viene così esaltato dal piccolo cuore luminoso contenuto nella struttura stessa della lampada.