Dopo decenni di abbandono, l’ex chiesa di San Barbaziano a Bologna è stata finalmente restituita alla città grazie al progetto di restauro dello Studio Poggioli, fondato da Federico e Caterina Poggioli. L’intervento, commissionato dalla Direzione Regionale Musei Emilia-Romagna, ha preservato la memoria storica dell’edificio, valorizzandone la natura di rovina urbana.

Costruita nel 1608 dall’architetto Pietro Fiorini, la chiesa di San Barbaziano ha attraversato quattro secoli di trasformazioni. Nell’Ottocento venne utilizzata come fienile e in seguito come magazzino militare. Nel 1922 fu compromessa da un incendio, mentre dagli anni Sessanta ha ospitato una officina meccanica e successivamente, fino al 1994, un’autorimessa.

Studio Poggioli
©Alessandro Saletta

Nel 2019, la Direzione Regionale Musei Emilia-Romagna ha affidato il progetto di restauro allo Studio Poggioli che ha cercato di mantenere la "facies di rovina urbana" dell’edificio. Attraverso un’accurata ricerca storica e un’analisi dei materiali, il team ha creato un dialogo coerente tra la storia e la contemporaneità.

La scelta è stata quella di preservare l’essenza del luogo, evidenziando i segni del tempo senza nasconderli. Il restauro ha dunque valorizzato la consistenza materica dell’edificio, restituendo leggibilità all'architettura senza mascherare le sue cicatrici storiche.

©Alessandro Saletta

L’intervento ha rivelato l’essenza dell’edificio, unendo il restauro conservativo delle superfici e dei decorazioni esterne con elementi innovativi, soprattutto nelle aperture, che raccontano i diversi usi del passato. Il restauro ha reso l’architettura leggibile, senza nascondere il suo vissuto, ma valorizzandolo e restituendolo alla città nella sua forma più autentica. Federico Poggioli definisce il progetto come "un progetto del tempo", capace di preservare le tracce lasciate dal passare degli anni.

Studio Poggioli
©Alessandro Saletta

Gli interventi, mirati a preservare la memoria storica, sono arricchiti da elementi contemporanei che, pur essendo innovativi, non mancano di impatto. All’esterno, le nuove grandi finestre con infissi lineari ed essenziali richiamano i vari usi dell’edificio nel tempo, dal luogo di culto a deposito, officina e autorimessa. Per Studio Poggioli, queste aperture hanno un valore metaforico, poiché riflettono l’impronta industriale lasciata dallo spazio.

I materiali scelti – corten e ottone brunito – contrastano modernità e passato, richiamando l’azione del tempo sulla materia. Il corten si fonde cromaticamente con il laterizio del muro, mentre l’ottone richiama il caldo colore dell’arenaria che caratterizza le strutture architettoniche della chiesa. Le bruniture reinterpretano le sfumature di colore dovute all’usura e all’abbandono, visibili nelle pareti delle cappelle laterali. L’ampio portale vetrato invita il visitatore a entrare in uno spazio dove luci e ombre raccontano le molte storie dell’edificio. I decori esistenti sono stati consolidati, senza però ripristinarne i colori originali, preservando così il loro fascino autentico.

Studio Poggioli
©Alessandro Saletta

L’ex chiesa si presenta come un'opera unica, capace di celebrare le sue numerose trasformazioni, passando da luogo di culto a spazio di esperienza percettiva. Come in una installazione tridimensionale e immersiva di Robert Rauschenberg, i segni del tempo vibrano sulle pareti delle cappelle, i cui fondi richiamano la matericità delle opere di Anselm Kiefer.

Le prove di colore sulla parasta del presbiterio evocano Sea Level di Helen Frankenthaler, mentre il disegno di una pin-up si inserisce nell’iconografia pop, accanto ai caratteri grafici funzionali del lettering visibile su un’imposta della volta.

Inoltre, il progetto, che valorizza ciò che spesso si nasconde, conferisce la stessa dignità all’ingresso secondario, caratterizzato da un portale monolitico in ottone brunito con gradini che sembrano emergere dal suolo. Il taglio a tutta altezza del maniglione sui due portoni in ottone brunito nasconde l'illuminazione integrata, creando un contrasto tra la linea luminosa e le superfici irregolari delle pareti della chiesa.

©Alessandro Saletta

Il restauro di San Barbaziano esalta la poetica della rovina, rivelandone l’essenza architettonica e riflettendo l'approccio 'sottrattivo' di Studio Poggioli, che utilizza la matericità come strumento di comunicazione e ricerca nell’essenzialità il massimo significato in ogni progetto.

Studio Poggioli
©Alessandro Saletta

Data la scarsità di fonti documentali disponibili, si è scelto di mantenere l’aspetto di rovina urbana, esaltando le stratificazioni storiche che hanno segnato le superfici nel tempo, restituendo così l’edificio nella sua essenza materica. “Unico spazio di questa natura a Bologna, abbiamo celebrato il vissuto di San Barbaziano con un progetto di apertura alla città", spiega Studio Poggioli.

Studio Poggioli
©Alessandro Saletta

La scelta di materiali autentici e la pulizia formale creano un dialogo tra il presente e la memoria storica dell’edificio, esaltando la poetica della rovina senza alterarne l’essenza. Il progetto riflette l’approccio purista dello Studio Poggioli, che unisce un'attenta analisi del contesto a una continua ricerca materica, seguendo un metodo essenziale, funzionale e ricco di significato.

Scheda progetto
Committente: Musei Nazionali di Bologna - Direzione Regionale Musei Nazionali Emilia-Romagna
Responsabile Unico del Procedimento: arch. Denise Ottavia Tamborrino
Supporto al RUP: arch. Antonino Lombardo (Ales spa)
Progettista: Studio Poggioli, arch. Caterina Poggioli, Federico Poggioli
Direttore dei lavori: Studio Poggioli
Coordinatore della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione: ing. Carlo Baldetti
Direttore operativo strutture: ing. Carlo Baldetti
Direttore tecnico di cantiere: arch. Lino Lui
Impresa esecutrice: ALCHIMIA Laboratorio di Restauro di Polastri Giorgio e C. snc
Infissi: Steel Group srl
Amministrazione: dott. Antonio D’Errico (Ales spa), dott. Gianluca Ianniello (Ales spa)
Grafica pannelli: Studio Poggioli