area 113 | benedetta tagliabue embt

architect: Benedetta Tagliabue Miralles Tagliabue EMBT

location: Xian, China

year: 2010

Ci consideriamo architetti e architetti del paesaggio, riteniamo infatti che, nella nostra professione, la costruzione di un edificio sia un tutt’uno con la progettazione dell’ambiente in cui tale edificio si inserisce. Essere architetti significa modificare l’ambiente per renderlo migliore, sia che lo si faccia costruendo una struttura o si usino elementi naturali. Credo sia una bella tradizione, che si ritrova in Spagna e in Italia, di non separare le due professioni; ciò permette di realizzare edifici e progettare paesaggi in modo integrato. Ci siamo occupati con successo di bei giardini e spazi aperti in generale; amiamo i giardini storici e lo abbiamo dimostrato più volte nei nostri progetti, realizzando giardini di grandi dimensioni come il Diagonal Mar e il parco Mollet del Vallès oppure open space in diverse città come la Piazza dels Paisos Catalanes o le nuove piazze che stiamo attualmente realizzando a Vigo, ed ancora il Parlamento scozzese o il progetto per Utrecht e molti altri. Credo che un bel giardino, così come ogni progetto, sia quello che ti fa sentire bene, che ti stimola a livello intellettuale. Bisogna essere sempre attenti a ricercare luoghi a cui ispirarsi; nel nostro caso abbiamo vissuto esperienze nei giardini di impianto classico europeo, in Francia, Italia, Germania ma abbiamo anche visitato giardini orientali e giapponesi: quelli che circondano i templi di Kyoto, ad esempio, sono particolarmente belli, ma un insegnamento su come realizzare stupendi giardini arriva anche dalla bellezza naturale di alcuni paesaggi veramente unici. I giardini cinesi sono stati per noi una vera fonte d’ispirazione; durante la progettazione del Diagonal Mar, ad esempio, o del parco Mollet, avevamo in mente proprio il giardino di impianto cinese, ci piaceva l‘idea di inventare un vero e proprio set artificiale in grado di trasformarsi in un luogo fantastico, a volte migliore dell’ambiente naturale reale. Il “come utilizzare il patrimonio che ci arriva dalla tradizione” è un tema fondamentale che non risponde ad alcuna formula matematica. Credo sia importante ricercare un’armonia che tuttavia ognuno di noi deve trovare dentro di sé, dando importanza alla storia e alla tradizione senza aver paura di innovare. Ritengo che il tutto possa essere ricondotto alla capacità di ogni architetto di avere un certo equilibrio, ecco perché abbiamo bisogno di bravi architetti. Altro aspetto importante, per il presente e per il nostro futuro, è lo sviluppo sostenibile che è un tema meraviglioso che dovremmo approfondire studiando le reazioni della natura all‘invasione da parte del genere umano. Attualmente siamo impegnati in alcuni progetti in Cina, un paese che ci incuriosisce molto, così come ci interessa instaurare una conversazione tra l’occidente e l’oriente. Progettando il nostro giardino abbiamo cercato di reinterpretare il paesaggio cinese, trasformandolo con elementi a noi conosciuti. Abbiamo proceduto, come siamo soliti fare, con un occhio ad est, alla Cina in particolare. Non possiamo ancora sapere tuttavia se i cinesi apprezzeranno, se considereranno il progetto qualcosa di familiare o di estraneo, ciò che sappiamo è che abbiamo realizzato qualcosa di occidentale rivolti però verso oriente. Credo che fare l’architetto del paesaggio sia una professione meravigliosa che si affermerà sempre di più nei prossimi anni. In Italia e in Spagna consideriamo l’architettura del paesaggio come parte integrante della formazione di un architetto, anche se oggi si sta acquisendo una maggiore consapevolezza sui progetti applicabili agli spazi aperti e sulla loro influenza. Ci piace avere la possibilità di giocare con i diversi livelli del terreno; quando abbiamo progettato il parco Diagonal Mar non abbiamo avuto tale possibilità e abbiamo dovuto crearcela, perché poter avere delle piccole montagne, laghetti, o un terreno mosso rende il paesaggio molto più complesso e quindi più interessante, in tal senso dunque non rappresenta una difficoltà, bensì un dono. Nel padiglione spagnolo a Shanghai abbiamo pensato che sarebbe stato bello usare questo materiale, unendo tradizione ed innovazione e utilizzando qualcosa di artigianale che potesse avvicinare Spagna e Cina. L’artigianato dei due paesi è effettivamente simile. In Cina la tradizione di produrre oggetti artigianalmente è ancora molto diffusa, abbiamo quindi pensato che sarebbe stato stupendo poter realizzare una facciata tipicamente cinese, o una parete con una tecnica artigianale che solitamente non viene utilizzata per oggetti di grandi dimensioni. Abbiamo poi ripreso il discorso con questo parco, pensando che sarebbe stato un buon materiale da utilizzare, che ci avrebbe permesso di fare delle variazioni sul tema, su ciò che avevamo già sperimentato con la facciata del padiglione spagnolo. Il lotto a disposizione, di piccole dimensioni, sembrava perfetto per accogliere una specie di labirinto. Grazie alle numerose linee che verranno a crearsi, i visitatori avranno l’impressione di camminare in un grande giardino. Nonostante le dimensioni siano ridotte, le esperienze offerte saranno molteplici; il nostro obiettivo è di raggiungere una certa complessità, in grado di modificare la percezione dello spazio; facendo sembrare grande ciò che non lo è.