“Non è il cemento, non è il legno, non è la pietra, non è l'acciaio, non è il vetro l'elemento più resistente. Il materiale più resistente nell'edilizia è l'arte” Gio Ponti.
Casa Baglioni, il nuovo hotel milanese della Collezione Baglioni che verrà inaugurato nel quartiere di Brera entro la fine dell’anno, un progetto firmato dallo studio d’architettura Spagnulo & Partners, apre le porte del suo cantiere trasformandosi nell’esclusivo palcoscenico della mostra d’arte IN-BETWEEN. Tra Arte e Design. All’interno di un percorso espositivo curato dallo studio Spagnulo & Partners che descrive il delicato rapporto tra arte e design, già matrice concettuale del progetto per il nuovo hotel Casa Baglioni, vengono esposti i lavori di quattro grandi artisti internazionali, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Anne Imohof e Giulio Paolini, dalla Stefano Cecchi Trust Collection - Fondo per l’Arte, collezione creata dall’imprenditore Stefano Cecchi con la curatela di Iole Pellion di Persano.
La mostra sancisce l'idea del progetto di interni che si confronta con l’opera d’arte, indicando questo dialogo come metodo per la scoperta di linguaggi nuovi. Un processo che porta a una visione di spazio integrato in cui arte, design e architettura si sfiorano e, insieme, generano un universo di segni inediti. Con questo evento Baglioni Hotels & Resorts e Spagnulo & Partners dichiarano di sposare in pieno questo processo creativo, inteso come preludio concettuale dei temi chiave della futura Casa Baglioni, ispirata alla grande esperienza artistica delle avanguardie della Milano anni ’60.
La mostra si sviluppa in quattro ambienti del piano terra, ognuno caratterizzato da un diverso tema. Si apre con un percorso fatto da linee metalliche sottili e luce al neon che, come una matita, disegnano una struttura leggera in dialogo con il contesto, suggerendo una scatola aperta a quello che verrà̀ e a quello che contiene. In esposizione tre opere monocrome bianche, espressione di un linguaggio d’avanguardia cominciato nell’esperienza astrattista degli anni 60’. Le tele estroflesse di Castellani e Bonalumi rispecchiano la ricerca formale di un periodo di cambiamento che ha portato la Milano industriale a contraddistinguersi nella scena internazionale del design.
Superficie Bianca, 1980, di Enrico Castellani, una grande tela estroflessa iconica del lavoro del maestro che riporta un’onda di pieni e vuoti accuratamente composti a dettare un ritmo è qui posta in dialogo con due opere della serie Bianco, 1973, 1974, di Agostino Bonalumi. Tre opere bianche, tre rilievi diversi di pari intensità, messi in dialogo evidenziano la bellezza di una tecnica che nonostante la ripetitività e rigidità della stessa riesce a creare sempre nuovi ritmi e impressioni in un gioco di luci e ombre.
Da qui si giunge alla seconda stanza, che approfondisce il tema delle riflessioni, delle superfici specchianti, della dimensione dell’ambiguità̀ in cui ci si interroga sul ruolo dell’opera, il suo essere protagonista o comparsa, sul ruolo dello spettatore nel farne parte, attivandola, in un continuo gioco di senso. Il pavimento è una vasca d’acqua che accentua lo stato di spaesamento e indeterminatezza sul quale si riflettono le due opere Untitled (2018, 2019) di Anne Imhof, artista contraddittoria che nell’ultimo anno ha sconvolto il mercato dell’arte contemporanea e le istituzioni con la forza delle sue installazioni e performance, tra cui la personale al Palais de Tokyo, a Parigi e SEX al Castello di Rivoli.
La terza installazione gioca con la permeabilità dello sguardo, con l’uso della luce e delle superfici come creatrici di atmosfere, in cui l’opera è svelata secondo un ritmo sincopato. Le pareti in tessuto giocano sulla contrapposizione di trame e trasparenze introducendo alla Comédie Italienne (1984) di Giulio Paolini, opera ricca di evocazioni letterario-artistiche intimamente legate al tema della teatralità. Lo spettatore è invitato a scoprire il lavoro dell’artista come un palcoscenico all’apertura dei tendaggi: la scena è occupata dalle più diverse comparse che annunciano una rappresentazione di cui restiamo in costante attesa.
L’ultima sala è uno sguardo verso il futuro, una finestra sul passaggio del tempo attraverso lo sguardo del regista Fabrizio Roscini che fissa il lavoro del cantiere mentre si compie. Esserne testimoni, incorniciare come in un quadro vivente le fasi del lavoro, dona ai suoi protagonisti il giusto peso all’interno del tutto.
“Sono entusiasta di questa iniziativa artistica nata in collaborazione con i nostri principali partner della nuova Casa Baglioni, volta a celebrare l’arte e il design della Milano anni ’60” - commenta Guido Polito, ceo di Baglioni Hotels & Resorts.
“Il dialogo con l’arte è un’esperienza unica e ci induce ad un ripensamento radicale sui modi di intendere lo spazio e il design. È un percorso che aiuta i progetti ad acquisire senso e interagire col mondo” - aggiunge Federico Spagnulo, Founder e Senior Partner di Spagnulo & Partners.
La mostra vede il coinvolgimento di partner di primissimo piano del made in Italy come Panzeri Illuminazione, Zucchetti Kos, Dedar, e la collaborazione di Guisa Costruzioni, Gabana Arredamenti, e dello chef Claudio Sadler che firmerà la ristorazione di Casa Baglioni.