area 110 | expo 2010 shanghai

Sinossi:
Il valore chiave che sottende il tema scelto per l’Expo 2010 è quello della sostenibilità urbana. L’evento si prefigge quindi di esplorare il fenomeno dell’urbanizzazione a livello globale in un secolo dominato da questa componente allo scopo di affrontare le sfide che si pongono su scala mondiale. L’Esposizione Universale è un’occasione importante di stimolo all’urbanizzazione, la storia dell’Expo è anzi legata indissolubilmente all’evoluzione di questo processo. Ogni Esposizione Universale è di fatto una variazione continua sul tema della città che promuove la rigenerazione urbana e lo sviluppo sostenibile, introducendo una tendenza alla riurbanizzazione. La selezione del sito per l’Expo 2010 è una dimostrazione pratica delle strategie di sostenibilità propugnate. Inoltre, le sue ripercussioni e il riutilizzo delle aree destinate all’evento determineranno un impatto notevole in termini di sostenibilità urbana. Le prime partecipazioni della Cina all’Esposizione Universale risalgono al 1851 e al 1862, in occasione delle edizioni organizzate a Londra e dedicate all’industria di tutte le nazioni. Da allora, la presenza della Cina è stata pressoché costante e si è contraddistinta per il conferimento di numerosi premi a prodotti cinesi. Ai primi del Novecento, Liang Qichao nel suo romanzo politico “Il futuro della nuova Cina“ aveva immaginato un’Esposizione Universale a Shanghai, collocandola 60 anni nel futuro, nel 1962. Qualche anno più tardi, nel 1910, un altro scrittore cinese di Shanghai, Lu Shi, scrisse di un’immaginaria Esposizione Universale che si sarebbe tenuta a Putong, Shanghai, 100 anni dopo. Molti intellettuali cinesi dell’epoca erano favorevoli all’idea di organizzare un’Esposizione Universale in Cina ed erano quasi unanimemente concordi nel ritenere che il luogo ideale fosse proprio Shanghai. Per il popolo cinese, l’Expo è sinonimo di una nuova era, di una nuova vita, dello spirito moderno che anima le città e finalmente, nel 2010, ciò che prima si limitavano ad immaginare diventa realtà.

view from the Expo area from the river - photo by Shen Zhong Hai
view from the Expo area from the river - photo by Shen Zhong Hai

L’Esposizione Universale rappresenta il progresso del genere umano selezionando il meglio che la società ha da offrire, favorendo la comunicazione delle grandi idee e contribuendo alla loro realizzazione. L’Expo è un eccezionale esperimento dell’intera umanità. Ripercorrendo le edizioni precedenti dell’evento, appare evidente che quasi tutte le manifestazioni hanno scelto un tema strettamente correlato con le tematiche e i problemi che dominavano il dibattito pubblico del tempo. La presentazione delle avanguardie in ogni campo dell’operato umano e l’incursione negli sviluppi futuri che queste potranno produrre diventa nel contempo una manifestazione delle idee contemporanee e dei valori che sono il fondamento. Inoltre, l’Esposizione Universale offre ai paesi e alle aziende partecipanti un’occasione ideale per esercitare la propria immaginazione e creatività che, pur esplicandosi in forme uniche, esprimono tuttavia importanti valori universali.
L’Esposizione Universale riunisce persone provenienti da tutto il mondo per guardare insieme al futuro che ci attende. L’architetto giapponese Kenzo Tange, progettista del masterplan e del padiglione per l’Expo di Osaka nel 1970, era convinto che “le esposizioni moderne debbano avere come obiettivo primario quello di rappresentare la sapienza e la cultura del genere umano riunendo persone di tutto il mondo e agevolando fra loro uno scambio diretto di idee e sentimenti“. Le Esposizioni Universali ispirano il progresso umano, promuovono l’interazione culturale
e creano spazi e piattaforme per la comunicazione.
Il XXI secolo è dominato dal ruolo delle città e non a caso il tema dell’Expo di Shanghai 2010 è proprio “Better City, Better Life“, una scelta che pone al centro dell’attenzione lo sviluppo sostenibile dei centri urbani. Lo scopo è appunto quello di promuovere uno sviluppo sostenibile delle città a livello globale e creare spazi metropolitani più vivibili e gradevoli. Il tema viene articolato mediante forme di presentazione, visualizzazione, discussione e comunicazione che pongono l’accento sulla realtà metropolitana, sui rapporti fra città e natura e sulla vita quotidiana delle persone, favorendo altresì l’approfondimento di idee che prefigurano le città e gli stili di vita del futuro.  Uno degli obiettivi principali di questa edizione dell’Expo è individuare una soluzione per costruire città in armonia con i principi dell’ecologia. L’edificazione di centri urbani all’insegna dell’equilibrio fra ecologia naturale ed ecologia sociale per innalzare la qualità della vita è una questione prioritaria che non tocca solo i paesi in via di sviluppo, ma coinvolge anche i paesi sviluppati nella ricerca di una soluzione. Sia le città che la vita quotidiana al loro interno sono un prodotto del genere umano, che nel processo di costruzione urbana realizza i propri sogni e ricostruisce se stesso. Il celebre urbanista americano Lewis Mumford riteneva che “gli abitanti delle città potrebbero ergersi al pari delle divinità se riuscissero a liberarsi dalle restrizioni e dalla loro coscienza alterata“. Le città rappresentano dunque l’essenza della civiltà umana. Non è un caso se l’equivalente di “civiltà“ in molte lingue occidentali deriva dal termine latino “civitas“, ovvero città. I centri urbani, ispirati a valori di tolleranza, inclusione e rinnovamento continuo, hanno agevolato il miglioramento dell’ordine sociale, la fusione fra culture e l’accumulo di ricchezza. Le città sono state create dagli esseri umani e restituiscono loro una vita ricca, raffinata e gradevole.
La ricerca della città ideale a cui è dedicata l’Esposizione Universale di Shanghai 2010 è incarnata nel concetto di “città dell’armonia“. La nozione di “armonia“ è profondamente radicata nella cultura cinese che tende a una coesistenza pacifica fra gli individui, fra l’uomo e la natura, fra l’anima e il corpo. Nel descrivere la “società ideale“, l’antico libro dei riti Li Ji osserva che “quando s’intraprende la strada della verità, il mondo è dell’intera umanità, chi ha virtù e capacità sarà prescelto, gli uomini daranno valore all’onestà e praticheranno l’armonia l’uno con l’altro“. Il concetto di armonia si ritrova anche in molte opere di studiosi occidentali dell’Antichità. I filosofi greci hanno sistematicamente riproposto la teoria dell’armonia, sostenendo che in essa consiste l’unità degli opposti. Nei suoi dialoghi intitolati “La repubblica“ e “Le leggi“, Platone ricerca uno stato di felicità in cui “l’intera società sarà sviluppata armoniosamente e le diverse classi riceveranno quella porzione di felicità che la natura elargirà loro“. Costruendo il mondo del futuro, sia in termini reali che ideali, potremo sondare il problema dell’urbanizzazione in un’epoca dominata dal ruolo della città, affrontando così le grandi sfide che tutto il pianeta si trova davanti.
Le città di per sé non sono in grado di migliorare la nostra vita, possono farlo solo i centri urbani sviluppati secondo modalità sostenibili, vale a dire città costruite in base a principi quali la ragionevolezza delle strutture, la completezza delle funzioni urbane, la diversificazione delle culture e il comfort delle condizioni di vita. Questo è esattamente il modo in cui l’Esposizione Universale 2010 interpreta il tema che si è data. Persino il processo di selezione della location, dal quartiere di Huang Lou, primo sito candidato, alla zona industriale lungo il fiume Huangpu scelta come sede definitiva, dimostra il ruolo strategico svolto dal principio guida di uno sviluppo urbano sostenibile. Il percorso intrapreso diventerà un buon modello di rinnovamento urbano, di riorganizzazione delle strutture cittadine e di interazione con il sito dell’Esposizione Universale. In occasione della conferenza sugli insediamenti umani tenutasi nel 1997, fu precisato che “le città possono essere una delle maggiori fonti di problemi, ma possono altresì fornirci la chiave per risolvere alcune delle problematiche più complesse e urgenti del mondo“. Il tema della città ha una lunga storia e gli esseri umani cercano da sempre di trovare un equilibrio fra centri urbani e natura. Il rapporto fra città e natura è stato un argomento chiave di molte Esposizioni.
Dopo la Grande Esposizione Universale di Londra dedicata all’industria di tutte le nazioni, la maggior parte delle edizioni successive ha trattato in una certa misura il tema della città e l’Expo di Shanghai 2010 si pone nel solco di questa tradizione. Le edizioni precedenti della manifestazione hanno trattato l’argomento della città secondo approcci e prospettive diversi, mediante idee, concezioni o prassi di edificazione e ristrutturazione urbana che all’epoca costituivano posizioni avanguardistiche. La maggior parte delle Esposizioni Universali si sono concentrate sui problemi dello sviluppo urbano a loro contemporaneo e, in linea con il progresso dell’urbanizzazione a livello globale, hanno messo a confronto le problematiche delle città con quelle della società e dell’ambiente, presentando poi i risultati conseguiti. D’altro canto, molte idee e modelli di città ideali hanno avuto in passato una notevole influenza sulla strutturazione degli spazi urbani e sul progresso del genere umano in virtù della loro lungimiranza. Durante la fase preparatoria delle precedenti Esposizioni, la strategia di pianificazione e costruzione messa in atto nelle città ospitanti ne ha promosso l’espansione. Molte si sono trasformate in metropoli internazionali proprio grazie all’Expo e il loro sviluppo sociale, economico e culturale ne ha tratto vantaggio. Le Esposizioni Universali sono un elemento catalizzante che promuove il rinnovamento urbano, migliorano la qualità dello spazio nelle città ospitanti e consentono di incorporare aree nuove nel tessuto metropolitano. Anche il trasporto regionale affronta una fase di eccezionale potenziamento, in cui vengono modificati gli stili di vita dei residenti, migliorandoli in termini
di qualità. Trattandosi di grandi eventi, le Esposizioni Universali hanno svolto un ruolo attivo nel promuovere l’immagine delle città ospitanti, incentivandone sviluppo ed espansione. Le prime Esposizioni hanno avuto un’influenza diretta sull’evoluzione dei contesti metropolitani che le hanno accolte, gettando le basi per il futuro sviluppo degli spazi circostanti. Oggi, la presenza di un ambiente urbano favorevole, la definizione di un’esplicita strategia di sviluppo e la conseguente pianificazione attuativa sono prerequisiti importanti per un’Esposizione Universale e ne garantiscono il successo.
L’Expo è un avvenimento di portata eccezionale che propone un vasto programma di mostre ed eventi celebrativi che hanno luogo nella città ospitante e all’interno del sito prescelto.
In un contesto di economia globalizzata come quello attuale, l’Esposizione Universale non si limita ad esprimere la capacità competitiva della città ospitante, ma diventa una vera e propria forza trainante per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo cittadini, influenzando la futura evoluzione della compagine urbana. Pertanto, l’Esposizione Universale funge anche da catalizzatore per interventi di edificazione urbana su vasta scala, destinati a migliorare la qualità di vita nelle città. Durante il processo di screening delle città candidate, l’Ufficio Internazionale delle Esposizioni (BIE) dedica grande attenzione al rapporto strategico fra l’Expo e la realtà urbana proposta, valutando elementi quali la coerenza fra il piano di sviluppo urbanistico e le strutture dell’Expo, quale ruolo potrebbe svolgere un simile evento nel contesto dato e altre considerazioni analoghe. L’Ufficio tiene conto anche delle possibilità di sviluppo sostenibile successive all’Expo all’interno della città ospitante, affinché il sito dell’Esposizione non resti un nucleo separato dal tessuto urbano.
Il sito dell’Esposizione Universale si è evoluto nel tempo da semplice spazio all’interno della città in una sua parte integrante. Gli ampi spazi espositivi consentono agli architetti di ampliare i confini della progettazione e i singoli edifici si sono ormai tramutati in complessi architettonici. Sono comparsi fabbricati supplementari a corollario del sito, come centri conferenze, auditorium, complessi polifunzionali e altre strutture di servizio. Il sito dell’Expo è diventato una piccola città con una dotazione infrastrutturale completa: stazioni ferroviarie e metropolitane, linee dell’autobus, parcheggi e altre strutture per i trasporti sono divenuti ormai parte del profilo urbanistico dell’Expo. Le Esposizioni Universali si configurano di fatto come esibizioni delle città ospitanti poiché sono strettamente connesse con il loro sviluppo. Al fine di garantire il successo dell’evento, è necessario integrare nella progettazione aspetti anche diversi fra loro come la pianificazione urbanistica, quella edilizia, la sistemazione paesaggistica, gli allestimenti espositivi, la segnaletica stradale e altri sistemi. I confini tra le diverse sfere di competenza devono essere superati per coniugare aspetti eterogenei in una unità coerente. D’altra parte, il successo della pianificazione di un’Expo dipende dall’ubicazione della città nella regione di pertinenza e dai legami che le due entità territoriali stabiliscono fra loro in termini di trasporti, ambiente e gestione urbanistica. Shanghai persegue l’idea di ospitare un’Esposizione Universale fin dal 1984 e il piano regolatore generale ne ha tenuto conto, destinando da tempo un’area a questo scopo. Nel 1999, prende forma il progetto di candidarsi come città ospitante. In occasione di un incontro con il BIE il 14 settembre 2001, la delegazione di Shanghai propone di collocare l’Expo lungo le rive del fiume Huangpu, fra i ponti Lupu e Nanpu, e nel corso di quella riunione il piano proposto viene confermato. Shanghai ha buoni motivi per voler ospitare un’Esposizione Universale. La città è in una fase di sviluppo che necessita di ulteriore incentivazione e, inoltre, proprio il tema della tendenza globale all’urbanizzazione gioca un ruolo importante. Shanghai è infatti la massima espressione di questo fenomeno in Cina. Grazie al rinnovamento e allo sviluppo del quartiere di Pudong, Shanghai è entrata in una nuova fase di urbanizzazione, mentre lo spazio cittadino e le aree industriali hanno avviato un percorso di ristrutturazione. Il fiume Huangpu è divenuto il fulcro della città, pertanto le zone industriali che si affacciano sulle sue rive devono essere radicalmente modificate e il porto trasferito.
Nel 2000, viene quindi predisposto un piano generale di riqualificazione delle due sponde del fiume per una superficie complessiva di 22,6 km2. L’area industriale esistente verrà trasformata in uno spazio pubblico, rendendo possibile la collocazione del sito dell’Expo sulle due rive. L’organizzazione di questa importante manifestazione consente dunque alla città di Shanghai di trasformare il paesaggio urbano del lungofiume. Nell’arco di due mesi, da settembre a ottobre 2001, l’ufficio urbanistico di Shanghai e il comitato per la candidatura della città all’Expo 2010 lavorano a stretto contatto per definire il piano concettuale e progettare il sito dell’evento, che prevede la totale riqualificazione di tutte le strutture industriali esistenti nonché interventi efficienti di modifica e conservazione degli edifici storici. Il piano considera l’ambiente una priorità, promuove la costruzione di comunità cittadine sperimentali e si prefigge di esplorare nuove concezioni per disegnare la struttura urbana. Sette studi di architettura provenienti da Australia, Italia, Francia, Spagna, Germania, Giappone e Canada, insieme a due studi di architettura cinesi, presentano i loro progetti, incentrati sull’eco-compatibilità e il recupero dei valori urbani per rendere l’Esposizione Universale di Shanghai 2010 un vero e proprio modello di sostenibilità ambientale. Il 3 dicembre 2002, durante la 132° assemblea generale del BIE, la Cina viene scelta come paese ospitante per l’Expo 2010. Nella fase preparatoria all’evento, la ricerca di modalità sostenibili per lo sviluppo della città diventa il fulcro delle attività volte a tradurre in realtà il tema dell’Expo. Per costruire una città armoniosa, è necessario che tali siano anche la natura e gli ecosistemi sociali e ambientali. L’Esposizione Universale di Shanghai si affaccia sulle rive del fiume Huangpu, fra il ponte Lupu e il ponte Nanpu. L’area interessata dagli interventi urbanistici è pari a 6,68 km2, mentre il sito vero e proprio dell’Expo copre una superficie di 5,28 km2, di cui 3,93 km2 sono collocati nel quartiere di Pudong e 1,35 km2 in quello di Puxi.
La superficie coperta complessiva raggiunge i 3,28 km2, di cui 2,39 km2 si trovano nel quartiere di Pudong e 0,98 km2 in quello di Puxi. L’area soggetta a interventi urbanistici ospita 25.000 famiglie e 326 soggetti fra imprese e organizzazioni, tra cui una fabbrica di acciaio, industrie chimiche, un cantiere navale, centrali elettriche, fabbriche di macchinari navali e una zona portuale. Edifici fatiscenti e baracche si frappongono ai fabbricati industriali. Sul lato occidentale del sito dell’Expo, si trovano in tutto 12 fabbriche. Quest’area è stata la culla dell’industria cinese, poiché qui è sorta la prima impresa industriale della Cina: l’arsenale Kiangnan aperto nel 1865 e frutto del movimento di occidentalizzazione allora in atto. Fra le strutture dell’arsenale, gli uffici, il bacino n. 2, il centro di comando e l’hangar rientrano nella lista degli edifici da tutelare. Per riuscire a preservare queste strutture storiche e dare loro una destinazione utile, alcune di esse saranno trasformate in musei, uno dedicato alle costruzioni navali, un altro al commercio e un terzo all’energia elettrica.
Da aprile a luglio 2004, l’ufficio di coordinamento dell’Expo di Shanghai e l’ufficio urbanistico della città avviano una nuova fase di pianificazione a cui partecipano, proponendo idee e progetti, lo studio Richard Rogers & ARUP dall’Inghilterra, lo studio Perkins Eastman dagli Stati uniti, un consorzio internazionale facente capo alla Tongji University e 10 istituti di architettura e progettazione urbanistica di Hong Kong, Giappone, Germania, Francia e Canada. Nel dicembre 2004, il comitato organizzativo dell’Expo approva il piano generale, affidando ai progettisti Wu Zhiqiang, Xu Yisong e Shendi il compito di pianificare la configurazione del sito. Nel giugno 2005, l’Istituto di ricerca sul design e la pianificazione urbanistica di Shanghai finalizza la progettazione complessiva dettagliata del sito dell’Expo, che prevede 18 piani specifici, per una superficie calpestabile pari a 1,83 milioni di metri quadrati. Nel luglio 2005, ha inizio la progettazione urbanistica del sito e nel 2007 si procede alla definizione dei dettagli.
Da aprile a giugno 2007, viene indetto un concorso per la progettazione del Padiglione cinese, che raccoglie 344 proposte provenienti da Cina, Hong Kong, Taiwan, Europa e America. Durante la prima fase di selezione, vengono scelti 8 progetti da sviluppare ulteriormente. Dopo due ulteriori screening da parte degli esperti e la presentazione delle offerte, vengono infine scelti per la realizzazione il progetto di He Jingtang, sostenuto dall’Università di tecnologia della Cina meridionale, e quello proposto dallo studio di progettazione architettonica di Pechino Qinghua-Andi, sostenuto dall’Università di Tsinghua. Il Padiglione cinese, l’edificio più rappresentativo dell’Expo denominato “Corona orientale“, vuole esprimere lo spirito e l’indole della cultura cinese, mettendo in risalto l’antica saggezza della Cina attraverso lo sviluppo della città. Coniugando in sé numerosi elementi appartenenti alla tradizione, il Padiglione cinese è una rappresentazione dello spirito che anima la Cina e si propone come scultura architettonica. I progettisti hanno voluto richiamare la filosofia orientale utilizzando una speciale colorazione rosso Cina e hanno interpretato lo stile tradizionale per mezzo delle moderne tecnologie nell’intento di sottolineare il concept del progetto “La Corona orientale, lo splendore della Cina, il granaio del mondo e il benessere“.
Altri edifici importanti dell’Expo, come l’Expo Center, i padiglioni tematici e l’Expo Cultural Center sono stati progettati da architetti cinesi che hanno concordato linee comuni per garantire una perfetta coerenza di format e funzioni. Un complesso longitudinale di 1.045 metri, l’Expo Axis, disposto lungo la direttrice sud-nord del sito collega tutti gli edifici principali, fra cui il Padiglione cinese, l’Expo Center, i padiglioni tematici e l’Expo Cultural Center. L’Expo Axis funge da ingresso nell’area dell’Expo con la sua configurazione caratteristica, dove si collocano ambienti espositivi, zone belvedere, spazi relax e ricreativi.
Nel Padiglione collettivo delle province cinesi, molti dei territori rappresentati hanno scelto di prediligere il tema dell’ecologia e della sostenibilità. Ad esempio, nel padiglione del Tianjin, l’esposizione è dedicata al soggetto “Entusiasmante Binhai: una nuova area armoniosa“; il padiglione del Guangxi è allestito all’insegna dello slogan “case verdi, sogni blu“; nel padiglione del Jiangxi, il tema dominante è “Jiangxi, una eco-provinca“; il padiglione del Chongqing si ispira al soggetto “Le montagna e la città foresta“, mentre il padiglione di Taiwan punta sul concept “Montagna, acqua, terra e lanterna“, a voler rappresentare la “rivoluzione della vita“ e i suoi due elementi chiave, la natura e l’anima.
La Urban Best Practice Area dell’Esposizione Universale di Shanghai, la prima del suo genere nell’intera storia dell’Expo, vuole mettere in mostra le migliori prassi in campo urbanistico attraverso esempi concreti e consiste in una simulazione di comunità urbane e strade in cui i visitatori hanno l’opportunità di entrare in contatto diretto con le migliori soluzioni per l’urbanistica esistenti al mondo. In tutto, sono stati selezionati e confermati 80 progetti provenienti da ogni parte del pianeta, fra cui 14 consistono in dimostrazioni pratiche, 30 circa sono ospitati in padiglioni appositi e altri 30 sono allestiti con modalità diverse. All’interno della UBPA, i trend più rappresentati sono le abitazioni vivibili, l’urbanizzazione sostenibile, la tutela del patrimonio storico e le ristrutturazioni tecnologiche in ambienti esistenti. Ne sono un esempio l’edificio a costo energetico zero di Londra, Gran Bretagna; la città delle tende di Mina alla Mecca, Arabia Saudita; la casa in bambù e l’albero dell’aria di Madrid, Spagna; la rinascita della bicicletta a Odense, Danimarca; l’edificio solare a cortina d’acqua in Alsazia, Francia; il sistema di illuminazione urbana a risparmio energetico e il progetto Efficienza energetica e costruzioni sostenibili in un contesto urbano nel Rodano-Alpi, Francia; la Hamburg Home ad Amburgo, Germania; il progetto città pulita a San Paolo, Brasile; il progetto di ricostruzione dell’acquedotto e delle reti fognarie a Izmir, Turchia; la casa ecologica di Shanghai, Cina; il parco acquatico vivente di Chengdu, Cina; i progetti provenienti da Hong Kong, Taipei, Xian, Guangzhou, Ningbo, Dongguan e molti altri. I padiglioni di numerosi altri paesi e organizzazioni internazionali sono dedicati all’ecologia e alla diversità. Ad esempio, il padiglione dell’Indonesia ha per tema la biodiversità e illustra modalità di utilizzo salutare delle risorse naturali e di coesistenza fra uomo e natura. Il padiglione del Giappone adotta tecnologie di controllo ambientale per sfruttare nel modo migliore le risorse naturali come la luce, l’acqua e l’aria. Il suo esclusivo sistema di risparmio energetico costituito da una struttura a membrana dotata di colonne traspiranti è un connubio perfetto di tecnologia e architettura che dà letteralmente vita agli edifici. Il padiglione della Spagna, dedicato al tema “Dalla città dei nostri genitori alla città dei nostri figli“, fa uso di materiali e sistemi di illuminazione naturali. Il padiglione della Svizzera, che esplora l’“Interazione fra contesti rurali e urbani“, presenta una facciata realizzata in fibra di soia, che ha la capacità di generare energia ed è biodegradabile. Il padiglione del Canada, dedicato a “La città vivente: inclusiva, sostenibile, creativa“, coniuga la vivibilità con la sostenibilità.
L’Esposizione Universale è un grande evento di stimolo all’urbanizzazione, la storia dell’Expo è anzi legata indissolubilmente all’evoluzione di questo processo. Il genere umano, le città e il mondo sono temi imprescindibili di tutte le Esposizioni Universali. Il grande filosofo greco Aristotele ha detto: “Gli uomini si riuniscono in città per vivere e restano insieme per vivere bene“. Questa affermazione esprime perfettamente lo spirito dell’Esposizione Universale di Shanghai 2010, esplicitandone un aspetto importante: se vogliamo vivere meglio, dobbiamo rendere migliori le nostre città. La Dichiarazione di Istanbul del 1996 redatta dal Programma delle Nazioni Unite sugli Insediamenti Umani prevede che “le nostre città debbano configurarsi come luoghi in cui gli esseri umani possano vivere una vita piena, fatta di dignità, salute, sicurezza, felicità e speranza“.
Ed è esattamente questo il principio che governa lo sviluppo urbano. A partire dal 2007, la metà della popolazione mondiale risiede in contesti metropolitani. Il nostro pianeta è quindi entrato in una “era delle città“, in cui gli agglomerati urbani diventano il fulcro del mondo intero. Entro il 2040, il 64,7% della popolazione globale sarà urbanizzata. Se nel 1950 New York e Tokyo erano le uniche metropoli al mondo con una popolazione superiore ai 10 milioni, oggi sono 20 le città che oltrepassano questa soglia e il numero è in continuo aumento.
Nella Cina odierna, 7 metropoli superano i 10 milioni di abitanti e 175 città ne contano oltre un milione. Volendo fare un paragone, nell’intera Europa solo 66 città superano il milione di residenti. Nei paesi in via di sviluppo, la tendenza all’urbanizzazione ha assunto proporzioni decisamente notevoli, al punto che l’evoluzione di questo fenomeno in Cina avrà ripercussioni a livello globale. In un simile contesto, l’Esposizione Universale di Shanghai 2010 lascia un’importante eredità alle società umane. Nel 1979, il livello di urbanizzazione in Cina era di appena il 17,9%, ma nel 1998 la percentuale era già salita al 30,4% fino a toccare il 45,7% nel 2008. Grazie al rapido sviluppo economico, il ritmo di urbanizzazione in Cina dal 2000 al 2007 è stato il più rapido al mondo, con un incremento annuo pari all’1,24%. A partire dal 1980, l’andamento incalzante dell’urbanizzazione e gli interventi edilizi su vasta scala hanno rappresentato importanti fattori trainanti per lo sviluppo economico e il progresso sociale in Cina, agevolando il miglioramento del livello di urbanizzazione e della qualità di vita. Date queste premesse, è opportuno adottare un approccio quantitativo al fine di valutare l’impronta ecologica delle città, analizzare il rapporto fra la capacità ambientale degli insediamenti urbani e la richiesta umana e, infine, creare un equilibrio fra le risorse naturali e la compagine sociale. È preferibile riqualificare i terreni già destinati ad uso urbano, evitando il più possibile di sacrificare gli appezzamenti agricoli e le aree verdi. La strada da percorrere è quella che punta a recuperare le superfici disponibili lasciate sgombre dalle ristrutturazioni industriali, sfruttare al massimo le aree estesamente urbanizzate e riutilizzare edifici preesistenti per ottimizzare in funzione dell’efficienza l’impiego delle risorse fondiarie a destinazione edilizia. Sostenendo uno sviluppo urbanistico razionale, dovremmo migliorare la qualità e la fruibilità dello spazio urbano, riflettere sulle città del futuro, prestare grande attenzione alle esigenze dei residenti, approfondire il modello delle città ideali e promuovere la riurbanizzazione delle grandi città. Puntare su quest’ultima strategia significa migliorare la competitività generale della città, gettare solide fondamenta culturali, sostenere la diversità culturale, fare della cultura l’elemento trainante dello sviluppo urbano, assegnandole un ruolo preminente nell’economia locale. Il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di costruire città creative, dando importanza alla qualità degli spazi e dell’ambiente, costruendo infrastrutture altamente efficienti e rispettose della salute pubblica, migliorando la qualità di vita dei cittadini e potenziando al massimo il sistema di servizio pubblico urbano. Nel contempo, lo sviluppo economico delle città dovrebbe seguire criteri scientifici e sostenibili, integrati in strategie a lungo termine. Il sito dell’Esposizione Universale di Shanghai 2010 è il più vasto nella storia dell’Expo e si colloca nel centro cittadino. L’utilizzo di quest’area al termine dell’evento avrà conseguenze importanti per lo sviluppo urbanistico complessivo di Shanghai, per le sue aspirazioni di metropoli internazionale nonché per le sue funzioni urbane, strutture industriali e configurazione spaziale. Per riuscire a promuovere il rinnovamento della città sarà necessario fare leva sugli effetti indotti dall’Expo, accelerando la riurbanizzazione in base a criteri di eco-compatibilità e vivibilità. L’Esposizione Universale comporta infatti la trasformazione delle infrastrutture cittadine prima dell’evento, genera un impatto sull’economia e lo sviluppo urbanistico della città durante l’Expo e impone un ripensamento delle funzioni del sito al termine della manifestazione nonché la ricollocazione delle strutture impiegate. Per dirla in breve, l’utilizzo del sito dell’Expo al termine dell’evento è strettamente connesso con lo sviluppo sostenibile della città.

Nato nel 1941, Zheng Shiling è membro dell’Accademia Cinese delle Scienze e dell’Académie d’Architecture in Francia, ed è altresì membro onorario dell’American Institute of Architects. L’Università di Roma ‘La Sapienza’ gli ha conferito una laurea honoris causa. Inoltre, è professore della Tongji University, consulente per l’Expo di Shanghai 2010 e direttore del Comitato per la strategia di sviluppo urbano della Commissione di pianificazione di Shanghai.