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Il futuro del mondo è in città? E città sia!
L’Esposizione Universale di Shanghai 2010 è la prima edizione di questo evento ad eleggere la città come tema ispiratore. Le Esposizioni precedenti avevano preferito soggetti di carattere più ampio come l’oceano, il mondo, le persone e il futuro. La tematica di questo allestimento, “Better City, Better Life”, sta riscuotendo un grande successo fra il pubblico, a ulteriore dimostrazione del fatto che il fenomeno dell’urbanizzazione in Cina sta procedendo a grandi passi. Nel 2010, il tasso di urbanizzazione della Cina raggiungerà il 50%, collocando la metà dell’intera popolazione cinese in contesti metropolitani. La percentuale dei cinesi residenti in città è più che raddoppiata negli ultimi 30 anni e passerà dal 19% segnato nel 1980 (quando 200 milioni di persone su un miliardo vivevano in aree urbane) al 59% previsto nel 2025. In uno studio sul fenomeno dell’urbanizzazione in Cina, il McKinsey Global Institute ha censito la presenza di 15 megalopoli, ciascuna delle quali conta in media una popolazione pari a 25 milioni di individui. Mentre il paese si mobilita per costruire nuovi e numerosi centri urbani e le risorse fondiarie subiscono un processo di trasformazione, il confine tra zone urbane e rurali si fa più sfumato, tanto che molte città devono essere “traslocate” nelle campagne. L’urbanizzazione non comporta solo il trasferimento dei lavoratori agricoli nelle città, ma implica altresì una ridefinizione radicale delle modalità di crescita dell’economia nazionale e dello stile di vita delle persone. Nei maggiori paesi occidentali si sono già verificate due ondate di urbanizzazione da cui possiamo trarre una serie di insegnamenti, facendo sì che il medesimo processo possa compiersi in Cina a costi inferiori e in tempi più brevi. In base alle statistiche, la Cina conta 170 metropoli dove la popolazione supera il milione di abitanti, mentre in America il conteggio si ferma a nove e in Gran Bretagna a due. Dal punto di vista demografico, Tianjin ha le stesse dimensioni di New York e Qingdao di Los Angeles. La maggior parte dei paesi occidentali aveva un tasso di urbanizzazione superiore al 75% già alla metà del secolo scorso (America 72%, Gran Bretagna 87%, Germania 79%, Olanda 86% e Canada 77%). Da allora, il ritmo è andato riducendosi, ma il processo è ancora in atto. Nel 2010, anche la popolazione urbana a livello globale ha eguagliato il 50% raggiunto dalla Cina. Alla luce di questi dati, il tema della città scelto per l’Esposizione Universale di Shanghai è in sintonia assoluta con la fase che la Cina odierna sta attraversando e assolve perfettamente la funzione di canale di comunicazione con il mondo. L’Expo offre alla Cina e al resto del mondo un’ottima occasione per discutere e riflettere sulle molteplici problematiche e opportunità che l’urbanizzazione porta con sé. Oltre a concetti chiave come globo terrestre, oceano, persone, futuro, scienza e tecnologia, che l’evento si propone di studiare partendo dalla nozione di città, l’Expo si sviluppa lungo cinque direttrici di approfondimento: “la fusione di culture diverse all’interno della città”, “la prosperità dell’economia urbana”, “le innovazioni della scienza e della tecnica per i contesti urbani”, “la ridefinizione delle comunità urbane” e “l’interazione fra città e campagna”.
Il delta del fiume Yangtze e la sua matrice urbana Shanghai tenta da sempre di imbrigliare le risorse che il delta del fiume Yangtze rappresenta, al fine di incrementare la sua competitività, entro i confini nazionali e oltre. L’Expo è una buona occasione per integrare le risorse a disposizione di altre città importanti nel suo ambizioso progetto. Un esempio tipico di questo approccio è l’hub di Hong-Qiao, un complesso di infrastrutture situato nella zona occidentale della metropoli e comprendente un aeroporto, stazioni per linee ferroviarie ad alta velocità, tracciati ferroviari e linee di autobus per il trasporto cittadino, metropolitane, treni a levitazione magnetica (maglev), linee di autobus per lunghi tragitti e altri mezzi di trasporto terrestre. Il Terminal 2 dell’aeroporto di Hong-Qiao è cinque volte più grande del Terminal 1, vanta una capacità di transito passeggeri notevolmente superiore e offre condizioni di trasporto migliorate e ottimizzate. La stazione della metropolitana collega il complesso con qualsiasi angolo della città e il nuovo maglev che collega Shanghai e Hangzhou sarà in servizio durante l’Esposizione Universale, riducendo ulteriormente
il tempo di percorrenza fra le due città da 1 ora e 20 minuti ad appena 40 minuti (prima che fosse inaugurata la linea dell’alta velocità, il tempo di percorrenza era pari a 3 ore). I 300 km orari raggiunti dal maglev sono una chiara dimostrazione della rapidità con cui procede l’urbanizzazione e della portata del processo integrativo in atto sul delta dello Yangtze. Non sorprende dunque che Suzhou e Hangzhou vengano chiamate “il cortile sul retro” di Shanghai. Un complesso infrastrutturale di simili proporzioni è motivato dalla necessità impellente di istituire linee di collegamento veloci fra gli aeroporti di Hong-Qiao e Pudong, abbreviando ulteriormente le distanze con il centro città.
È lecito affermare che un progetto così ambizioso sarebbe stato impossibile da realizzare senza un evento di eccezionale importanza come l’Esposizione Universale. Per sfruttare al meglio l’opportunità che l’Expo offre di fare leva sulle risorse presenti nel delta dello Yangtze, occorre considerare non solo i trasporti e gli aspetti economici dell’impresa, ma anche i risvolti culturali. Molte grandi città che appartengono a questo bacino fluviale (come Nanchino, Suzhou e Wuxi) hanno in programma di smantellare i propri padiglioni temporanei presenti all’Expo per installarli nei propri parchi industriali o nel centro cittadino come decorazioni urbane dinamiche in grado di elevare l’immagine della città. La maggior parte dei padiglioni sono stati costruiti tenendo conto delle condizioni meteorologiche di Shanghai e presentano quindi caratteristiche idonee per essere ricollocati in altri contesti simili nell’area del delta. Lo sviluppo commerciale è l’obiettivo chiave dell’hub di Hong-Qiao, che si configura come un centro di scambi e un conglomerato di servizi orientati alla zona del delta e all’intero paese. La ferrovia ad alta velocità riduce i tempi di percorrenza fra Shanghai e Pechino da 9 a meno di 5 ore, risultando più rapida e conveniente rispetto al trasporto aereo, e pertanto più competitiva. Le regioni meridionali e settentrionali della Cina sono oggi più vicine che mai. La metropoli di Shanghai, il suo centro e le periferie Shanghai ha già 11 linee della metropolitana con oltre 270 stazioni. Contando le nove città satellite, la lunghezza totale delle linee supera i 420 km, vale a dire la distanza che intercorre fra Parigi e Rotterdam e persino maggiore rispetto a quella che separa Shanghai da Nanchino. Questo risultato è il coronamento del piano che 10 anni fa si prefiggeva di creare “una metropoli connessa a nove città”. Secondo una statistica di Kyodo News, le linee della metropolitana di Shanghai diventeranno le più lunghe al mondo prima dell’inaugurazione dell’Expo. Dall’apertura della prima linea nel 1995, Shanghai ha continuato incessantemente ad espandere la rete con un tasso eccezionale, il più alto del mondo: una nuova linea ogni 14 mesi. Il fattore trainante di questa proliferazione è ancora una volta l’Expo. L’Esposizione Universale di Shanghai è ubicata fra il ponte Nanpu e quello di Lupu (cui si aggiungono piccole aree a ovest del ponte Lupu) ed è allestita lungo le due rive del fiume Huangpu. Copre un’area di 5,28 km2, per un investimento complessivo di circa 30 miliardi di RMB, la somma più ingente mai stanziata nell’intera storia dell’Expo.
Nella maggior parte dei casi, le edizioni precedenti hanno privilegiato le aree suburbane, nell’intento di favorire lo sviluppo di nuove zone senza intaccare la configurazione urbana originale. Una scelta senz’altro conveniente. Ma Shanghai ha rotto con questa tradizione, collocando l’Expo in prossimità del centro per cogliere l’opportunità di svilupparne la zona meridionale (il cosiddetto Bund meridionale) istituendo un più stretto legame fra il quartiere di Pudong e quello di Puxi. In termini di pianificazione urbanistica, il sito è un luogo ideale per favorire la ristrutturazione dei complessi industriali e la riqualificazione delle aree obsolete. Dal lato del quartiere di Puxi, si trovano i cantieri navali Jiangnan, che verranno ricollocati altrove, una centrale elettrica, impianti di trattamento delle acque da ristrutturare, edifici fatiscenti e baracche destinati alla demolizione e un complesso residenziale operaio. Nell’area di Pudong si trovano la fabbrica di acciaio n. 3, che costituisce una fonte cospicua di inquinamento, un cantiere navale, una fabbrica di macchinari portuali, una fabbrica chimica, un magazzino portuale, una baraccopoli destinata alla demolizione e un complesso residenziale operaio che deve essere ristrutturato. Un totale di 18.000 famiglie e 270 imprese risiedono nel perimetro metropolitano prescelto e l’Esposizione Universale è l’occasione per accelerare l’adeguamento delle strutture industriali presenti, ricollocare varie funzioni urbane e offrire alle imprese condizioni preferenziali affinché si ammodernino. Quest’area sarà destinata alla creazione di spazi pubblici a uso culturale, cogliendo così l’opportunità per ridistribuire le funzioni urbane e accelerare il processo di rinnovamento del Bund meridionale e di quello settentrionale. Il paesaggio fluviale lungo le due rive potrà essere migliorato, diventando il fulcro del panorama urbano e culturale del centro cittadino. Se non fosse stato per l’Expo, sarebbero probabilmente occorsi altri 50 anni per conseguire questi risultati. La pianificazione stessa dell’Esposizione è un perfetto esempio di messa in atto del tema ispiratore “Better City, Better Life”.
L’Esposizione Universale di Shanghai rompe anche un’altra tradizione: quella di costruire solo padiglioni nuovi, come sempre è accaduto negli ultimi 150 anni. Sono stati lanciati progetti su vasta scala di conservazione e protezione degli edifici antichi e vestigia industriali, mentre circa 250.000 mq di officine sono stati ristrutturati per farne padiglioni commerciali, un’iniziativa che ha importanti risvolti in funzione del recupero di eredità storiche e valori culturali. Si tratta di edifici in genere caratterizzati da importanti volumetrie che rivestono un ruolo di primo piano nella definizione dello skyline cittadino. Dopo l’Expo,  i grandi parchi pubblici ricreativi e i complessi artistici rimarranno al loro posto.
Anche il Padiglione cinese, i padiglioni tematici, l’Expo Center e l’Expo Entertainment Center non verranno smantellati al termine dell’evento. Wu Jiang, Vice Presidente della Tongji University ed ex Vice Direttore della Commissione edilizia del Comune di Shanghai, ha dichiarato che la pianificazione e le opere di costruzione successive all’Esposizione Universale non dovrebbero limitarsi allo sviluppo edilizio e al recupero dei padiglioni dell’Expo. Al contrario, è auspicabile promuovere una profonda riflessione in merito allo sviluppo urbano di Shanghai per procedere a un secondo intervento di pianificazione ed edificazione alla chiusura dell’Expo. Date le proporzioni dell’evento, l’Esposizione Universale mette indubbiamente alla prova la qualità della pianificazione e della gestione urbana ed è inevitabile che sorgano dei problemi durante la fase preparatoria. Dovremmo sfruttare l’opportunità che si presenta e gestire il sito dell’Expo come una risorsa importante per la ridefinizione e l’ammodernamento delle funzioni urbane, senza cadere nella tentazione di realizzare il massimo valore immobiliare limitandosi a prevedere interventi di sviluppo edilizio una volta conclusa l’Esposizione. Il sito dell’Expo nel cuore della città Wang Xiaoan, architetto capo dell’Istituto di ricerca e design architettonico della Cina Orientale, si è detto convinto che i padiglioni permanenti dell’Esposizione Universale di Shanghai siano perfettamente in grado di soddisfare i requisiti funzionali dell’evento.
Osservando la progettazione dei padiglioni e le funzioni specifiche di questi edifici, emerge con chiarezza l’approccio razionale e lungimirante adottato da pianificatori e responsabili dei processi decisionali. Ad esempio, la posizione del centro internazionale di scambi culturali e commerciali, l’ampia portata della copertura sulle sponde del fiume, la futura destinazione a centro conferenze ed esposizioni del Padiglione cinese e dei padiglioni tematici, la capacità di trasporto dell’Expo Axis e la posizione del centro conferenze multifunzionale dell’Expo Center sono tutte espressioni della destinazione futura pensata per l’area che è stata realizzata in base a considerazioni di lungo periodo. Un’altra peculiarità dell’Esposizione Universale di Shanghai consiste nel fatto che i futuri operatori dei padiglioni sono stati coinvolti nel processo di definizione della posizione, nella pianificazione delle funzioni e persino nella costruzione dei padiglioni stessi.
Il centro dell’Expo dedicato alle arti dello spettacolo, progettato sotto la direzione di Wang Xiaoan, è il primo complesso teatrale coperto convertibile realizzato in Cina e può essere configurato per accogliere 18.000, 12.000, 800 o 400 spettatori. È inoltre il primo centro del suo genere inserito in un contesto che ospita anche una pista da hockey, una discoteca, cinema, ristoranti e negozi. A Shanghai non sono molti gli auditorium che superano i 2.000 posti e questo centro si adatta perfettamente alla variegata natura della scena artistica cittadina, in particolare nel quartiere di Pudong. Dopo l’Expo, verrà utilizzato come spazio pubblico culturale e ricreativo per eventi legati al mondo dello spettacolo, dell’arte, dello sport e della moda.
Nel quartiere di Puxi sorge inoltre la Urban Best Practice Area (UBPA), che occupa una superficie di 15 ettari. Questo agglomerato simula una complessa integrazione tra forme di vita e di lavoro, spazi ricreativi e trasporti. Saranno rappresentate 59 città che metteranno in mostra progetti già implementati con successo al fine di promuovere il proprio modello di evoluzione urbana, in particolare riguardo a temi quali l’ecologia nella città e lo sviluppo sostenibile delle aree metropolitane, attraverso la presentazione dei risultati concreti ottenuti. Questa zona dell’esposizione consentirà di raccogliere nuove idee e motivi d’ispirazione per costruire in tutto il mondo le città del futuro.
Conclusione
Alcuni sostengono che il XXI secolo sia il grande momento della Cina. Il fulcro dello sviluppo urbanistico si è spostato da New York e Parigi nel XIX secolo a New York e Tokyo nel XX, per giungere a Pechino e Shanghai nel secolo che stiamo vivendo. Solo il futuro potrà dirci quali frutti darà l’Expo. Per il momento, mi limito ad un augurio: che l’Expo migliori la città perché, come sostiene il suo motto, “migliore è la città, migliore è la vita” (better city, better life).

Fei Wang è architetto e vive e lavora tra Shanghai e Hangzhou, è partner dell‘Atelier Ten e insegna alla China Academy of Art, alla Università di Hong Kong e allo Shanghai Study Center. Ha insegnato alla Università del Michigan, alla North Carolina State University e alla Xi’an University of Architecture and Technology. Il suo lavoro è stato riconosciuto con numerosi premi accademici. I suoi progetti di ricerca sono stati soggetti di mostre in Cina, Germania, USA e Canada, inoltre ha insegnato in numerosi istituti europei, americani e cinesi. Collabora regolarmente con Time+Architecture, Domus, Urbanism Architecture, Thresholds (the MIT Press), etc.