Facendo leva sulla weberiana distinzione tra etiche dell’intenzione e della responsabilità, l'autore delinea l’intreccio di storie, tra la fine degli anni Cinquanta e la fine dei Settanta, di quei giovani architetti intellettuali italiani, i futuri cosiddetti “Nuovi Maestri”, che muovono dalla crisi dell’etica razionalista espressa dal Movimento moderno.
Ideale continuazione del percorso intrapreso con l’omonimo volume pubblicato da Marsilio quasi quindici anni fa, il libro riparte dal dibattito tra politica e cultura nella metà degli anni Cinquanta, per indagare le fenomenologie principali di un modello etico attraverso le rappresentazioni di alcuni suoi interpreti: Canella, il fenomeno accademico e culturale prodotto da Rossi attraverso la “Tendenza” e le sue retoriche nei primi anni Settanta, Raineri come espressione di un nuovo linguaggio architettonico della tradizione, Isola e l’ossessione dell’autenticità, Gabetti e l’impegno civile, le “retoriche dell’innocenza” di “architetti autori” sempre più avviluppati nel circolo euristico tra storia e progetto, sempre più lontani dalle contingenze del presente, sempre più rinchiusi nelle università come unico luogo per poter misurare l’effettualità del proprio operato.
Il saggio si conclude con un impietoso ritratto di alcune scuole di architettura italiane, e quindi della genesi degli attuali paradossi dell’architettura italiana, della sua produzione e del suo insegnamento.