area 135 | grafts

architect: Nieto Sobejano Arquitectos

location: Graz, Austria

year: 2014

Il modernismo ha aperto tante porte, ne ha tuttavia chiuse altre, come quella della decorazione, per esempio, per molto tempo ignorata e non considerata quale fonte di altri percorsi espressivi possibili. Il tetto è uno degli elementi architettonici che ha svolto, in passato, un ruolo fondamentale nella definizione spaziale e urbana dell’edificio; nel corso del ventesimo secolo, con l’avvento delle teorie moderne, tale elemento è stato ridotto a tetto orizzontale. L’assioma corbusiano del tetto piatto è stato contestato seriamente, per la prima volta, all’inizio della seconda metà del secolo, con opere meno comuni di architetti come Kahn o Utzon, che hanno riscoperto il potenziale espressivo del tetto, non solo dal punto di vista formale e volumetrico, ma anche quale elemento in grado di generare spazio, luce e struttura, in altre parole, è lo stesso concetto architettonico ad essere stato riscoperto.  Molti centri storici urbani sono stati definiti dal profilo dei tetti, dalle volte, dalle cupole, che si distinguono tra gli edifici e che, spesso, sono gli unici elementi visibili da lontano. La città austriaca di Graz ne è un esempio, se il suo centro storico è stato dichiarato patrimonio dell’umanità lo si deve essenzialmente al panorama armonico creato dai tetti, un panorama che è servito da fonte di ispirazione e punto di partenza per il nostro progetto di ampliamento del grande centro commerciale.

La serie di edifici da ampliare, risalenti a epoche diverse, offriva l’opportunità di intervenire ai piani superiori, fino ad ora occupati da elementi meccanici, ripostigli e locali di servizio. Gli edifici circostanti, vicini alla collina Schlossberg, presentano tutti tetti spioventi, tale caratteristica contribuisce a dare uniformità al panorama, benché le architetture abbiano altezze differenti. Il nostro progetto di ampliamento parte con lo stesso obiettivo: il desiderio di unire costruzioni disomogenee, mantenendo le dovute differenze legate alle differenti destinazioni d’uso, tramite la realizzazione di un nuovo tetto, creato seguendo una semplice regola geometrica. La geometria è spesso stata considerata un limite alla libertà dell’architetto di progettare forme; dal nostro punto di vista tuttavia, è vero il contrario: la geometria diviene un mezzo attraverso cui raggiungere la libertà, un mezzo che permette al progetto di adattarsi ai mutamenti, imprevedibili, del contesto. Una serie di lucernari paralleli si susseguono sull’asse dominante est-ovest dei tetti cittadini. Ognuno dei lucernari è simile a quelli adiacenti, la falda a forte pendenza del tetto si interseca con una superficie in vetro, che consente alla luce di raggiungere l’interno dell’edificio.

L’altezza di ogni elemento varia, adattandosi al tetto dell’edificio ampliato o sollevandosi al di sopra di questo, a sottolineare la presenza dei vuoti che attraversano gli interni. Le interruzioni tra le diverse falde del tetto danno vita a terrazze che si affacciano sulle montagne e sulla città; tali terrazze  riprendono, nel contempo, il susseguirsi di piccole piazze e cortili che definiscono il percorso pedonale al livello inferiore. L’utilizzo di un unico materiale conferisce un aspetto omogeneo all’esterno dell’ampliamento, i pannelli in bronzo invecchiato si integrano con le sfumature di colore dei coppi del tetto. L’edificio da vita ad un nuovo profilo geometrico che si fonde perfettamente nello skyline della città e sembra rappresentare con orgoglio un famoso aforisma moderno: il tetto è generatore.