Una fotografia scattata a Ghiffa nell’autunno del 1993 posiziona la teoria di questo libro. Aldo Rossi è ritratto in piedi sul muro che separa fisicamente la sua casa dalle acque del Lago Maggiore esondato. Le acque si confondono con gli elementi dell’architettura, ridisegnando le geografie, in una verosimile alleanza tra natura e artefatto.
Rossi autore, in quanto esploratore, pratica le scienze naturali costruendo un programma architettonico tra uomo e ambiente, un tema altro rispetto a quello della città, e che potrebbe essere interpretato come un’anomalia, ma che in realtà definisce gli strumenti di uno studio critico orchestrato sul progetto d’architettura.
L’immagine conduce a una sintesi etimologica, dunque, dove l’introduzione del termine ecologia indica la lente sotto la quale questo libro si sviluppa. L’emergere di una ecologia apre alla lettura di ambienti e ambientazioni, così come l’accesso concreto alle acque della Laguna di Venezia e del Lago Maggiore, o, ancora, alle ombre dei boschi di Borgo Ticino. Sono queste le geografie di una sperimentazione in cui le architetture intervengono, a partire dagli anni Settanta, per verificare l’esistenza di un mondo nuovo al quale Aldo Rossi, guidato anche dalle visioni di Étienne-Louis Boullée, ha cercato di prendere parte.
Questi primi dati sembrano proporre una teoria in cui collisioni e alleanze tra ambienti, presenze naturali e progetto descrivono quella traccia secondo la quale – per usare le parole dell’autore – «geografia ed ecologia hanno aperto grandi orizzonti». All’architettura è consegnato il compito di partecipare a un sistema “fondato” su ecologie, al plurale, dove operazioni progettuali interagiscono al fine di disegnare geografie.
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pp. 224
140x215 mm