L‘appuntamento estivo con la cultura di quest‘anno, organizzato nella civile città di Francoforte, attribuisce una forte significato allo spirito di innovazione propagandato dall‘anno 1984. Per ricordare le avanguardie del passato e per parlare dei tempi nuovi, si è inteso volutamente richiamare l‘anticonformista romanzo di George Orwell.
Per volontà di un gruppo di vivaci intellettuali, in quell‘anno 1984, in certe (da poco svuotate) ex dimore altoborghesi tra i parchi, poste di rimpetto alla città storica e allineate lungo la sponda meridionale del fiume Meno, prendeva inizio una delle più importanti concentrazioni di fine Novecento di nuova architettura, di prestigiose collezioni e di innovativi programmi a favore degli archivi e delle istituzioni museali.
Trascorsi, molto in fretta, tre decenni di intensa vita culturale, nell‘anno 2014, è giunto il momento di ricordare la figura di critico, di collezionista e di polemista di Heinrich Klotz, che fu il fondatore e il primo direttore del contemporaneo Deutsches Architekturmuseum.
La riunione volutamente contradditoria e compulsiva di opere e di documenti, che compongono la mostra del Trentennale, celebra insieme un nome, un luogo e un‘idea.
Storico dell‘architettura, polemista, cacciatore di disegni autografi, tessitore di relazioni internazionali, Heinrich Klotz (1939-1999) viene ricordato per la sua energia positiva e per essersi posto come centro di una rete di relazioni culturali a scala mondiale. Grazie ai rapporti personali, egli cercava di sedurre e di attirare a sé, prima apprezzando, poi trasformando la più destabilizzante produzione corrente in materiale d‘archivio,
e quindi in autorevole bene culturale, quel sottile bisogno di utopia che era innato in tutti i maggiori architetti internazionali, che erano già attivi negli anni Sessanta. Si tratta di nomi come Hans Hollein, Peter Cook, Aldo Rossi, Richard Meier, Tadao Ando, Rem Koolhaas o Frank Gehry. A questa parata di protagonisti va aggiunta la figura di Oswald Mathias Ungers, il colto e stimato progettista tedesco dell‘edificio del museo stesso, già da allora inteso come la scatola nella scatola.
In occasione del 30° anniversario dell‘apertura del DAM, le più importanti opere acquisite allora da Klotz, sono esposte in una sorta di gioiosa Wunderkammer. La collezione delle meraviglie comprende lettere, interviste, messaggi audio, un dipinto ad olio di Martin Kippenberger, un collage di Christo e molti preziosi disegni, modelli, mobili, dettagli costruttivi originali, e infine le tante foto.
Il DAM è stato il primo museo ad essere inaugurato nel fascinoso Museumsufer di Francoforte. Inoltre, è stato il primo museo di architettura al mondo a presentare una sede dall‘architettura programmatica
e sorprendente, per non parlare dei programmi culturali su questioni tedesche, sempre viste con uno sguardo internazionale. Già lo si sapeva, ma dalla celebrazione in corso prende nuovo slancio anche l‘Archivio, che accoglie una collezione che riflette pienamente la scena architettonica contemporanea e allarga i confini di una scena sempre più globalizzata, dalla Corea allo Sri Lanka.
Nelle vetrine sono visibili i testi di molti potenti libri e articoli di Klotz e soprattutto compaiono le testimonianze delle sue leggendarie mostre di architettura, tra cui “Revision der Moderne, Postmoderne Architektur 1960-1980”, aperta nell‘anno 1984. La tensione creativa di Klotz si conferma nella missione di voler guidare un movimento internazionale, che è passato alla storia come Postmodernismo. Un simile energico impegno fu riservato, poi, anche ad avviare a Karlsruhe, il diverso ma il pure prestigioso ZKM, ovvero il Zentrum für Kunst und Medientechnologie.
Concreti riferimenti all‘architettura contestualista e postmoderna hanno continuato a disegnare il volto di Francoforte: la Schirn Kunsthalle, la Messeturm, il Museum für Moderne Kunst e altri accattivanti edifici, sorti in quel momento. Con il senno di poi, il colto pluralismo sostenuto da Klotz ha vinto la sua battaglia. Ironia, temi pop e citazioni storiche, da tempo, sono entrati nel linguaggio corrente dell‘architettura di ogni latitudine.
Nel vicino e quasi confinante Museum für Angewandte Kunst, a partire dal 17 ottobre, la mostra “1984. Zeit zwischen den Zeiten“ (il Tempo tra i tempi) celebrerà pure il fatidico anno di fondazione 1984, inteso come un epocale spartiacque per il gusto, la moda, la musica e la cultura pop.