area 128 | informal community

architect: Urban Nouveau*

location: Pune, India

La “Incremental Housing Strategy” prevede la legalizzazione del frutto del processo costruttivo portato avanti, a livello globale, dalle fasce più povere della popolazione urbana. L’Urban Nouveau giunge in India all’indomani del fallimento della Lehman brothers e si trova, a causa di tale evento, con un budget destinato all’edilizia popolare ridotto al 30%. Di fronte a tale situazione, lo studio ha assunto un atteggiamento positivo e ha cercato di elaborare la miglior soluzione possibile per poter attingere al budget rimasto e utilizzarlo a beneficio del maggior numero di persone.
Dopo mesi trascorsi quotidianamente “sul campo”, passati ad ascoltare la popolazione locale, cercando di comprendere le reali necessità e i desideri delle persone e il loro stile di vita, lo studio ha sviluppato la propria strategia: lasciare inalterate le baracche costruite dalla popolazione, intervenendo tuttavia per portare in ogni alloggio acqua corrente, elettricità e un allaccio al sistema fognario, trasformando quelle che erano strutture fatiscenti in vere abitazioni. Alla popolazione sono stati quindi presentati 3 prototipi di alloggio tra cui scegliere. Alle famiglie veniva richiesto di affrontare una spesa pari al 10% del valore della nuova abitazione; poiché tuttavia gran parte delle famiglie beneficiarie non potevano permettersi tale costo, è stato concesso di poter partecipare alla demolizione e alla ricostruzione del nuovo alloggio, pagando fisicamente, con il proprio sudore, la percentuale dovuta. A quattro anni dalla presentazione della strategia, il progetto è finalmente partito ed è attualmente in fase di implementazione.

Three questions about Incremental Housing Strategy 

interview to Urban Nouveau* by Laura Andreini

Laura Andreini: Qual è lo stato di avanzamento del progetto Incremental Housing Strategy a Pune?
Urban Nouveau*: A Pune, lo studio Urban Nouveau* ha svolto un ruolo di ponte tra il governo locale e le comunità del luogo. Ci siamo seduti al tavolo con tutte le parti interessate, anche 20 o 30 persone, per assicurarci che gli accordi presi fossero equi. Il nostro obiettivo era quello di promuovere un’evoluzione multidisciplinare dei villaggi urbani (baraccopoli) di Pune. Tutto procedeva bene, ma purtroppo abbiamo commesso un grave errore. Avevamo concordato un processo in base al quale le famiglie beneficiarie percepivano le proprie entrate direttamente dal governo centrale, senza alcun tipo di dazio tra la fonte e la destinazione. Trattandosi di una procedura inusuale, ha sollevato proteste e si sono verificati episodi molto spiacevoli. A un certo punto, il commissario comunale Parveen Pardeshi è stato costretto a lasciare il paese! Era la figura politica più importante in città e il maggiore sostenitore di Urban Nouveau*. Senza di lui, tutto si sarebbe fermato. E così è stato, in effetti. Quattro anni dopo quell’episodio, il nostro punto di vista è cambiato: il progetto Incremental Housing Strategy è stato il nostro debutto nel campo dell’urbanizzazione, piuttosto che in quello dell’architettura. Abbiamo inventato una strategia per convertire le baraccopoli in quartieri formalizzati, dotando di acqua corrente, elettricità e fognature ogni singola abitazione e trasformando le vecchie baracche in case nuove realizzate secondo modelli concordati e selezionati in base alle preferenze degli abitanti. Oggi, amministrazioni pubbliche e società private ci chiedono di progettare i quartieri informali delle loro città e delle zone di guerra pacificate. Perché progettare solo le aree formali? Lo studio Urban Nouveau* è pronto a lavorare per ammodernare le aree urbane di qualunque città, collaborando con le popolazioni locali. Il nostro obiettivo è individuare le prime 10 priorità sociali e rapportarci costantemente con la comunità affinché il risultato finale appartenga a tutti. Attualmente, la strategia è in evoluzione. Il nostro ingegnere Dhananjay Sadlapure ci ha comunicato che 572 delle 1200 abitazioni complessive del progetto pilota sono in fase di costruzione. Ci sono voluti quattro anni, ma il sogno si sta lentamente realizzando.
L. A.: Per descrivere questo progetto, usate dire che “i vicini di casa restano vicini, ciò che è locale resta locale”. Può spiegarci meglio questa idea e in che modo si inserisce nel lavoro di Urban Nouveau*?
Urban Nouveau*: Certamente, partiamo dall’economia. Se demoliamo una baraccopoli per costruire case popolari, distruggiamo anche centinaia di piccole attività che danno da vivere a migliaia di famiglie. Consideriamo un altro aspetto, che noi definiamo gossip sostenibile. Il rapporto pubblico/privato in un villaggio urbano o baraccopoli è all’incirca del 50-50%. Lo spazio all’interno delle abitazioni è pressoché pari a quello esterno. In un complesso residenziale, lo spazio privato occupa circa il 90% e solo il 10% è spazio pubblico. Di solito, in un isolato metropolitano, nessuno conosce i propri vicini. Stare insieme, invece, è molto importante. Le persone sono più forti quando fanno parte di una rete, sviluppano relazioni interpersonali e le usano per darsi reciproco aiuto. Si ha bisogno del proprio vicino quando l’unico momento in cui c‘è acqua è nel bel mezzo della notte, come a Yerawada, il villaggio urbano con cui abbiamo lavorato a Pune. “I vicini di casa restano vicini, ciò che è locale resta locale” significa che i promotori di un cambiamento urbanistico devono sapere come funziona la comunità prima di proporre qualsiasi iniziativa. Noi di Urban Nouveau* diciamo sempre che abbiamo due orecchie e una bocca per ascoltare due volte di più di quanto diciamo. È semplice logica: prima capire e poi agire. Dobbiamo instaurare un dialogo, usando l’architettura come strumento per elaborare l’opinione pubblica. Questo è l’importante: sensibilizzare le coscienze.
L. A.: Il vostro lavoro sembra teso a creare e nel contempo a preservare gli ambienti sociali. Qual è oggi il settore d’intervento più critico per Urban Nouveau*?
Urban Nouveau*: Il cancro dello sviluppo urbano è lo sfratto. Fino ad ora nessuno ha trovato la cura, ma Urban Nouveau* sta lavorando a una soluzione fin dal 2005. Quando le persone sono obbligate a lasciare le proprie case perché qualcuno decide di costruire un quartiere per trarre profitto, si crea un problema. Distruggendo una casa, si distrugge una famiglia. Per quanto si possa essere interessati al profitto, bisogna saper guardare oltre. Quando le persone vivono in un ambiente equilibrato, i processi che si sviluppano sono armonici.
La ricchezza personale viene sostituita dalla ricchezza locale. Vale lo stesso sul fronte della sicurezza... Noi di Urban Nouveau* riteniamo che l’evoluzione sia un’attività socialmente interattiva, non un fatto privato per pochi eletti. Il mistero è presto svelato: se qualcosa giova a uno, ma è terribile per dieci, allora non va bene per nessuno. Questa è l’illusione che vogliamo smantellare.
Se giova a uno e va bene per dieci, allora ci stiamo evolvendo. Trovare qualcosa che accontenti tutti non è così facile, oggigiorno, poiché ognuno è legato all’altro… Ma questa è la direzione da percorrere. Ed è per questo che lavoriamo sui processi incrementali, procedendo a piccoli passi per rafforzare la comunità mediante una progressiva creazione condivisa del consenso. Se una città deve crescere, dovrebbe farlo evitando gli sfratti. In fondo, la città è di chi la abita. Poiché non ci sono limiti a ciò che l’uomo può fare, noi proponiamo di sviluppare visioni collettive e di implementarle collettivamente, a beneficio di tutti.