Architetti, imprenditori e gestori di strutture ricettive hanno raccontato gli ultimi trend dell’hospitality lo scorso novembre durante l’evento organizzato da Area e Hotel Domani a BASE Milano.
Negli ultimi anni il settore alberghiero è al centro di una trasformazione che risponde ai nuovi modelli di vita e di lavoro delle persone. L’accoglienza sta scrivendo una nuova pagina di storia che racconta le molteplici sfaccettature di un rinnovato ventaglio di richieste dovute alle nuove tendenze di una società in continuo movimento. A questo scenario si accosta l’evoluzione degli spazi, delle attività e dei servizi che mira a intercettare le nuove aspirazioni di una platea sempre più eterogenea di viaggiatori.

È di queste tematiche che si è parlato lo scorso 15 novembre all’incontro “Storie di accoglienza | Progetti, protagonisti e racconti sull’ospitalità”, organizzato da Hotel Domani e da Area negli ambienti di Base Milano.
Attraverso una carrellata di casi emblematici, l’evento è stato occasione di confronto fra architetti, imprenditori e gestori impegnati nel campo dell’hôtellerie con la moderazione di Silvia Piardi, Professoressa Onoraria del Politecnico di Milano, e Francesco Scullica, Presidente del Corso di Laurea in Design degli Interni del Politecnico di Milano.
A partire dalla considerazione che l’hotel non è più un contenitore ingessato e chiuso rispetto al contesto nel quale si inserisce e si è trasformato in un luogo aperto alle contaminazioni con il territorio e con la sua comunità, i temi centrali che riguardano gli alberghi di nuova generazione risiedono principalmente nella volontà di costruire “esperienze” e di creare ambienti nei quali ci si possa sentire “a casa, lontano da casa”. Parliamo di suggestioni e di atmosfere, quindi, che attraverso l’architettura e le nuove professionalità legate al mondo dell’accoglienza diventano fatti concreti.
È il caso della ristrutturazione del Rifugio Zallinger ad opera dello studio NOA. Siamo in Alto Adige, dove sette fienili ottocenteschi tornano a nuova vita come piccoli chalet che riproducono il fascino di un villaggio alpino. L’esperienza inizia ancora prima di raggiungere il borgo, che prevede anche una struttura principale: lasciata la macchina al parcheggio, si arriva al rifugio con il gatto delle nevi. L’obiettivo dei progettisti è di creare un avvicinamento poetico alla struttura che, peraltro, non prevede per scelta un collegamento diretto con gli chalet: per raggiungerla, quindi, bisogna affrontare la neve dotati di lanterne per evitare l’inquinamento luminoso e per ammirare il cielo stellato. Gli spazi degli chalet sono volutamente contenuti per creare la sensazione di sentirsi avvolti in una dimensione intima.
Parlando di emozioni, Fornace Suite Hotel a Firenze dona quella di “sentirsi a casa” in un ambiente dove la narrazione progettuale si affida alla dimensione domestica interpretata con un’eleganza impeccabile. Concepita da Archea Associati, la struttura allude all’identità della città declinandola con un linguaggio contemporaneo che punta sulla qualità artigiana, tratto tipico del contesto fiorentino.

Spazi aperti alla città

Altrettanto centrale è il tema del food: i ristoranti e i bar degli hotel sono diventati catalizzatori di interesse non solo per i clienti, ma anche per gli ospiti esterni, grazie al richiamo di chef quotati che propongono una cucina di qualità. Tanto il tema è vincente che sempre più chef decidono di diventare anche imprenditori. Paradigmatico è il caso di Antonino Cannavacciuolo: la sua arte culinaria oggi convive e si esprime all’interno di oltre una decina di strutture di proprietà del Gruppo Cannavacciuolo. Dislocate in varie zone della penisola, intercettano quel segmento di clientela che oggi viaggia anche per mete enogastronomiche. Cannavacciuolo si è affidato allo studio lamatilde per numerose delle sue location, fra queste Laqua Vineyard a Casanova di Terricciola, in Toscana. Situata in un borgo che ospitava un teatro, è a quest’ultimo che fa riferimento: il ristorante è simile a un palcoscenico che alle sue estremità ospita due banconi-palchi dedicati all’arte culinaria e all’arte del vino.
Al tema del food&beverage è legato anche quello degli hotel che si aprono alla città. Superato il concetto di ristorazione riservata esclusivamente agli ospiti dell’albergo, ed eliminato il fardello degli spazi che funzionavano a intermittenza, oggi la rinnovata offerta enogastronomica permette di attrarre anche gli ospiti esterni, spesso con la formula “all day long”. Come Urban Hive Hotel, situato nel cuore di Brera, a Milano: frutto del restyling di Vudafieri-Saverino Partners, la struttura oggi è diventata un punto di riferimento per i viaggiatori e uno spazio polifunzionale per la comunità locale. Concepito come un luogo accogliente e informale che accosta il passato di Milano al suo spirito contemporaneo, l’hotel accoglie clienti e passanti grazie agli spazi di coworking e alle sale riunioni, oltre che agli eventi culturali, alla possibilità di organizzare pranzi di lavoro e di rilassarsi con un aperitivo presso il Portico84 Cafè&Bar.

Ad aprirsi alla città, in questo caso Cagliari, è anche Palazzo Tirso (MGallery Hotel Collection – Accor), l’edificio che un tempo ospitava la Società Elettrica Sarda. Grazie alla ristrutturazione realizzata dallo Studio Marco Piva, l’albergo ospita al piano terra quello che, secondo il desiderio del committente, è il prolungamento della città nel quale i cagliaritani possono godere del bar con la sua pasticceria di qualità e del ristorante con la sua cucina stellata. La formula si ripropone all’ultimo piano introducendo un altro tema di grande rilievo: quello del rooftop, ulteriore location food&beverage con vista mozzafiato sulla città e sul mare.
La terrazza è diventata il fiore all’occhiello di molti degli hotel che ne possono disporre. Il cielo di Milano ne è pieno: uno dei casi più recenti, firmato Park Associati, è quello di Vertigo, la terrazza dell’hotel nhow (NH Hotel Group) situato nell’ex complesso industriale della General Electric. Qui l’effetto vertigine della piscina principale, in aggetto rispetto al filo dell’edificio, le vivaci componenti cromatiche e la struttura a vista contribuiscono a creare uno scenario dinamico e frizzante che diventa un vero e proprio soggiorno pubblico in alta quota.

Dalle formule ibride al lusso

Se poi è la Cupola del Brunelleschi che si vuole ammirare, basta spostarsi di cielo in cielo fino a Firenze, dove The Student Hotel di Archea Associati e YellowSquare di Pierattelli Architetture propongono all’ultimo piano due piscine panoramiche. L’effetto sorpresa è garantito e con esso la dimensione esperienziale. Anche queste ultime due strutture si agganciano al tema dell’hotel ibrido, che si apre alla città e costruisce con la sua comunità un rapporto di interazione attraverso la condivisione di attività e di servizi. La clientela in questi due casi è costituita da studenti, nomadi digitali, giovani e meno giovani che viaggiano cercando luoghi dal respiro internazionale nei quali stabilire relazioni.
Il concetto di contaminazione, sia pure con modalità diverse, si esprime anche in quegli hotel che attraggono la clientela sia business sia leisure. Con l’affermazione del lavoro da remoto, poi, le due categorie si sovrappongono nella clientela bleisure, che durante la giornata alterna momenti dedicati al lavoro ad altri legati al relax. Un esempio nella città meneghina è il Quark Hotel (Aries Group), ristrutturato da Chiara Caberlon e declinato in funzione delle aspettative della clientela business con un carattere vibrante che alla fine ha incontrato anche il favore di chi è in viaggio per piacere.

Il lusso, pur essendo un concetto consolidato nel mondo dell’hôtellerie, oggi si spoglia del fasto e abbraccia il minimalismo. È il caso di Pieve Aldina (Les Domaines de Fontenille), a Radda in Chianti, nel cuore della campagna toscana. Opera di Pierattelli Architetture, è il frutto del recupero di un ex complesso vescovile risalente al Medioevo. Poche suite, il silenzio, la densa percezione della memoria in un ambiente dalle linee contemporanee, il paesaggio intatto: è il lusso che introduce il tema dello slow travel e che permette di sganciarsi dalla frenesia della vita quotidiana per vivere un’ospitalità improntata alla quiete.
Il lusso intercetta anche un’altra categoria di strutture ricettive: i retreat hotel legati al tema del wellness e di tutte quelle pratiche, anche medicali, che hanno come obiettivo il benessere fisico e mentale. I contesti che accolgono i retrait sono posti straordinari del mondo che i clienti, sempre più esigenti, raggiungono anche per il solo scopo di vivere l’esperienza della Spa. In Italia, sulle Dolomiti, troviamo l’Hotel Hubertus che, insignito del Leading Spa Award, è stato realizzato da NOA qualche anno fa. Da poco i progettisti lo hanno ampliato con “Hub of Huts”, la suggestiva piscina sospesa fra le montagne che gioca sul ribaltamento degli orizzonti. Sul Lago di Garda, il Lefay Resort & SPA (Lefay Resorts) di Studio Apostoli punta su un ventaglio di soluzioni per il benessere che si estendono a tutta l’esperienza della vacanza, oltre che sulla sostenibilità ambientale.

Molti dei temi esplorati durante l’incontro sono oggi trasversali e caratterizzano in generale l’evoluzione del modello di ospitalità. Ogni struttura, poi, presenta le proprie peculiarità. È allo strumento della “narrazione” – attraverso emozioni, suggestioni e atmosfere – che viene demandata la definizione del carattere distintivo di un albergo. Che queste nuove tendenze siano al centro del dibattito sull’ospitalità lo dimostra anche la ricerca negli ambienti accademici, sempre più aggiornata in materia di progettazione per il settore alberghiero.