location: Palazzo della Pilotta, Biblioteca Palatina

year: 2019

Quest'ultimo anno ricorre il bicentenario della pubblicazione del Manuale tipografico di Giambattista Bodoni, che ha portato all'organizzazione di una giornata espositiva e di studio sostenuta dal Museo Bodaniano di Parma. Come è noto, la vedova di Bodoni, che intendeva portare a termine il progetto, tanto pensato ma iniziato solo recentemente dal marito, pubblicò il manuale postumo. La raccolta raccoglie 665 alfabeti e una serie di circa 1300 disegni diversi, oltre a una prefazione in cui Bodoni spiega alcuni dei criteri metodologici legati al suo modo di lavorare. Esiste una precedente raccolta di caratteri, stampata da Bodoni nel 1788, che non comprende una prefazione o qualsiasi altro tipo di testo esplicativo, e che è stato anche chiamato Manuale tipografico. Evidentemente, il tipografo parmigiano prese in prestito il termine dal piccolo manuale tecnico pubblicato nel 1764, il Manuel typographique, di Fournier. Pur avendo lo stesso titolo, i due volumi esprimono due diversi oggetti e funzioni. L'opera di Fournier, infatti, era un vero e proprio manuale, nel senso che era uno strumento didattico che descriveva gli elementi essenziali di una pratica complessa, dal taglio dei francobolli, all'impressione dello stampo, alla fusione dei caratteri mobili. La versione di Bodoni, invece, è una raccolta di campioni di personaggi e decorazioni da lui stesso create. Il Manuale tipografico del 1818 è di nuovo diverso: si tratta di un mix che, nonostante il nome, non appartiene né alla categoria dei manuali, né alla raccolta di campioni di caratteri.

Ci troviamo, piuttosto, con una monumentale sintesi dell'attività di Bodoni che egli vorrebbe fissare nel tempo, ponendola in bianco e nero. Prendendo spunto da queste premesse, abbiamo scelto di esporre, accanto ai volumi di Bodoni, i suoi francobolli e i suoi stampi, i suoi studi manoscritti e i suoi documenti d'archivio, altri manuali e campionari di personaggi di altri autori (anteriori e posteriori al 1818), per mostrare e illustrare a un pubblico meno specializzato questi due tipi di libri molto distinti e poco conosciuti. Ciò che hanno in comune è l'oggetto della loro narrazione, cioè la scrittura alfabetica nella sua forma tipografica: una forma di scrittura che ha acquistato così tanto peso nella cultura occidentale durante la sua diffusione negli ultimi cinque secoli. Contemporaneamente, una parte della mostra è dedicata ad oggi.

Un gruppo selezionato di grafici internazionali ha contribuito alla realizzazione del Manifesto tipografico. Lo scopo di questa parte della mostra è quello di poter riconoscere visivamente i concetti che circondano le potenzialità della scrittura espressa dai designer che a loro volta riconoscono questo atteggiamento marcato e consapevole nei confronti della tipografia. Se il manifesto può essere definito anche come un documento programmatico che mostra regole e principi ispiratori, ci troviamo nella particolare situazione in cui l'oggetto trattato e la sua forma coincidono, così come l'autore e il designer. Si tratta quindi di segni esemplari: testimonianze visive che ci permettono di tracciare l'evoluzione della forma dei personaggi attraverso lo sviluppo stesso della nostra storia, e di cogliere l'opportunità di avviare nuovi discorsi critici sul tema della scrittura come strumento di conoscenza.