I grandi rinnovamenti urbani attingono alle aspirazioni dei cittadini, le esprimono e danno loro spazio per viverle. In tal modo cambia spesso il modo in cui una città viene percepita dal mondo o il modo in cui le persone di una città percepiscono se stesse. L’arte pubblica e la cultura svolgono un ruolo significativo in questo processo e dovrebbero diventare parte di tutti i progetti di rigenerazione urbana di riferimento.
Per questo motivo Lendlease, gruppo internazionale di urban regeneration, e Risanamento, società italiana di riqualificazione e di sviluppo immobiliare, entrambi partner nello sviluppo di Milano Santa Giulia hanno commissionato a Francesco Jodice un racconto urbano ove esplorare scorci di un quartiere della città, Rogoredo Santa Giulia, rivelando storie di volti e di relazioni quotidiane all’interno di un paesaggio umano e urbano in mutamento. L’iniziativa è stata realizzata grazie al contributo di Sky, azienda parte della comunità di Rogoredo che da anni partecipa e promuove iniziative culturali sul territorio, la quale attraverso Sky Arte ne ha co-curato la direzione artistica con ArtsFor.
Il progetto denominato “Qui.” è stato inaugurato nel mese di dicembre alla presenza dell’Assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno, e dell’artista Francesco Jodice. L’iniziativa vuole riscoprire l’evoluzione e valorizzare l’identità dei quartieri di Rogoredo e Milano Santa Giulia, in un momento di grande trasformazione.

In questo progetto abbiamo voluto ripensare la funzione della cesata di un cantiere, trasformandola da barriera di divisione tra il cantiere (quello che sarà) e il quartiere (quello che c’è), rendendola uno specchio dove la società e la comunità si possano riflettere, un progetto di coinvolgimento attivo di vari attori sociali che diventi una cerniera tra due quartieri, con due storie diverse ma ora sempre più legati e connessi - ha affermato Micol Gardoni, Communications Manager di Lendlease -. Le espressioni creative elevano la nostra immaginazione e trasformano il nostro quadro visivo, permettendoci di vedere in un modo nuovo la nostra città, il nostro quartiere e la nostra vita. Questo quello che ci auguriamo che queste fotografie possano fare: arricchire questo luogo per le persone”.
Le sessanta fotografie diverranno un’installazione urbana di oltre 300 metri, un itinerario pubblico sulle cesate del cantiere di Spark One, il primo dei due building a uso uffici a essere edificato nel nuovo business district che sta prendendo forma nella zona sud di Milano Santa Giulia e che diventerà una delle aree terziarie più grandi della città di Milano.

“Qui.” è una narrazione visiva del paesaggio fisico e sociale del territorio di Milano Santa Giulia-Rogoredo, ricostruita e interpretata dall’artista Francesco Jodice con il coinvolgimento diretto dei cittadini che negli scorsi mesi hanno incontrato l’artista e messo a disposizione le proprie abitazioni, i propri racconti, le proprie testimonianze.
Saranno circa sessanta le fotografie di grande formato che andranno a comporre il grande allestimento urbano che darà visibilità al progetto personalizzando le cesate del cantiere di Spark One che nei prossimi anni coinvolgerà il quartiere, restituendo le storie dei suoi cittadini agli abitanti e ai “visitatori” dello stesso. Le immagini si dividono in sei sequenze che alternano esterni (le architetture) agli interni (salotti e sale da pranzo), i ritratti di gruppo (ritratti di classe, di squadra) a quelli individuali (ritratti ambientati), i dettagli (i citofoni come rappresentazione della diversità presente nel quartiere) alle super-visioni d’insieme (ancora le grandi panoramiche del quartiere), svilendo l’importanza della “pagina singola”, le singole fotografie, ed esaltando il “romanzo”, ossia la lettura del progetto fotografico lungo le cesate come un tutt’uno.

“Qui.” è una mostra a cielo aperto, un racconto vivo che diventa un momento di condivisione con la città, un itinerario pubblico che consente di esplorarne le diverse pagine ai residenti, ai cittadini, ai lavoratori o a chi avrà occasione di passare lungo le cesate del cantiere. Le stampe fotografiche sono immaginate come delle finestre sul quartiere (alcune raggiungono la lunghezza di 7 metri) e sono affiancate le une alle altre per una lunghezza totale che supera i 300 metri. Nell’intento di Jodice “il visitatore di questa mostra di quartiere non dovrebbe soffermarsi sulle singole immagini quanto piuttosto passeggiare con esse, seguire la mostra-filamento nella sua interezza e guardarla nell’insieme come una narrazione urbana, un racconto per immagini che parla del quartiere e si dispiega lungo di esso più o meno come le narrazioni storiche che si realizzavano per le colonne celebrative o le sequenze di fregi e metope sui frontoni dei templi. In quei casi si celebravano retoricamente vittorie e successi di re, imperatori e condottieri invece nel mio progetto si celebra il rito della normalità e della quotidianità della vita di un quartiere di Milano”.

“Qui.” è un prezioso progetto culturale e sociale partecipato non solo nella realizzazione del percorso espositivo urbano e nel coinvolgimento dei residenti come protagonisti degli scatti fotografici, ma anche nei momenti di confronto e di dialogo, grazie alla collaborazione con il Municipio, le Associazioni del territorio e l’Istituto Sperimentale Superiore ITSOS Albe Steiner. Inizialmente, Francesco Jodice ha tenuto alcune lezioni gratuite presso l’Istituto Sperimentale ITSOS Albe Steiner di Rogoredo e ha poi coinvolto alcuni studenti selezionati che lo hanno accompagnato sul campo. In particolare, gli studenti degli ultimi due anni dei corsi di fotografia e cinema sono stati coinvolti in vari laboratori, commissionando loro ricerche fotografiche e autoriali che al termine verranno valutate e, nel caso, messe in evidenza nel progetto fotografico che verrà allestito. L’obiettivo è trasmettere l’idea che la pratica dell’arte e della fotografia è anche una poetica civile che ha la possibilità e la responsabilità di restituire qualcosa al territorio, anche se solo in forma di know-how.
Il progetto ha inoltre visto la partecipazione attiva di molte associazioni del territorio, che hanno messo a disposizione il loro network e hanno aiutato il fotografo nell’identificazione dei luoghi chiave di questi due quartieri e nelle relazioni con le persone.