Tra gli eventi organizzati per la Milano Arch Week, presso lo showroom Lualdi in Foro Buonaparte il 15 giugno si terrà l’evento Futura: un open talk tra gli architetti Andrea Boschetti, fondatore dello Studio Metrogramma (con il socio Alberto Francini) e Stefano Boeri, direttore artistico della kermesse milanese. I due progettisti stanno segnando l’evoluzione e il futuro di Milano, ormai città modello d’Europa. Boschetti, infatti, diede vita nel 2011 al Piano di Governo del Territorio attualmente in vigore; Boeri con il suo Bosco Verticale ha realizzato un progetto radicale e coraggioso che in molti stanno seguendo, soprattutto per lo sviluppo edilizio di aree in cui la popolazione è ad alta densità. Futura rappresenta un dialogo appassionato e attento sull’avvenire della città e sull'architettura milanese capace di catalizzare energie strategiche. I due architetti sono chiamati a dibattere in modo concreto, prendendo spunto dalle loro opere migliori, coltivando un’identità culturale il cui significato può superare l’apparenza, contribuendo a rendere possibili le visioni strategiche più sfidanti.

Abbiamo chiesto all’architetto Andrea Boschetti qualche anticipazione.
Parleremo soprattutto di come si può continuare a ripensare Milano anche al di là dell’architettura. Tutto quello che è stato fatto, e che attualmente è in discussione, di fatto attiene all’architettura: ma oggi conta soprattutto lo spazio che sta tra l’architettura e le aree aperte, il verde, le zone da riqualificare e utilizzare meglio. La città è bella anche e soprattutto se questi spazi funzionano per le persone.

L’immagine di Milano è migliorata in questi anni. Che ne pensa?
Parleremo di certo dell’immagine internazionale che Milano ha ottenuto in questi anni. Da città grigia asfissiata dallo smog e poco vivibile dal punto di vista della walkability, è oggi simbolo di riqualificazione. Si sta meglio e questo è il cuore delle nostre discussioni.

È stato fatto tanto a Milano, anche se con alcune difficoltà..
L’intervento economico è necessario per tutte le buone opere e questo fa parte delle regole del gioco, ma bisogna dare peso e rilevanza progettuale alle attività. Sicuramente il tema della lentezza della macchina amministrativa è la difficoltà maggiore. Ho iniziato a sviluppare il PGT nel 2007, è stato adottato nel 2011, con le successive variazioni. Solo oggi però si inizia a parlare dei contenuti strategici di quel piano (facevano già parte della struttura del PGT): scali ferroviari, circle line, riqualificazione dei quartieri periferici. Sono questi ora i temi più caldi. Ma se da un lato i processi delle città sono sempre più veloci, quelli della politica hanno il ritmo opposto. Questa lentezza non collima con le visioni.

Quali “visioni”?
Per una città non servono ingegneri e urbanisti. Sono necessari umanisti capaci di avere delle visioni. Non c’è bisogno di ingegnerizzare di nuovo l’urbanistica: si deve concretizzare, portare le visioni fertili alla realtà e non è semplice perché presuppone individuare le relazioni e le possibili soluzioni dei problemi legati al binomio velocità/lentezza. Il miglioramento della città di Milano, per esempio, è dovuto alla concretizzazione di alcune visioni importanti. Come la volontà di istituire l’ecopass, attuato con una discreta rapidità tra l’altro. Le piste ciclabili sono un altro esempio: un’azione è stata fatta, non importa se per scelta politica. E le piazze: sono stati sistemati tanti spazi pubblici antichi e non più vivibili. Oggi abbiamo shared squares, spazi belli e più condivisi.

 

MILANO FUTURA
Giovedì 15 giugno
Showroom Lualdi
via Foro Buonaparte, 74 - Milano
Dalle ore 18 alle ore 19