Triennale Design Museum presenta il libro Marina Cons, un architetto, una donna, a cura di Anna A. Lombardi, un libro d'architettura, ma non solo. Un mosaico di testi e immagini che racconta una persona, una professione vista da dietro le quinte, e anche una città, Trieste. Design, allestimenti, ristrutturazioni, nuove edificazioni, architettura d'interni, con sconfinamenti nella moda, nell'arte, nella filosofia e nella tecnologia, e nella scrittura: sono questi gli ambiti in cui Marina Cons si è mossa liberamente per tutta la sua vita professionale. Un architetto, una donna. È forse questione di genere il vagare abilmente da una disciplina all'altra, oppure: l'architettura è la "madre di tutte le arti"? E ancora: cultura umanistica contro cultura della specializzazione? Marina inizia a lavorare negli anni Ottanta e passa attraverso quasi tre decadi di storia dell'architettura. Il suo modo di lavorare si deve ascrivere a un preciso momento storico?

Modello Divano - Photo by M. Sillani
Modello Divano - Photo by M. Sillani

Il libro non offre risposte a tali domande ma si limita a mettere in fila le esperienze professionali di Marina Cons nel mondo dell'architettura. Vi è raccolta tutta la sua produzione progettuale, dal 1990 al 2011: ottantadue progetti catalogati nel regesto, trentatré approfonditi in altrettante schede in ordine cronologico inverso, dal più recente al più vecchio e raggruppati per temi. Tutto corredato da un apparato iconografico quasi interamente inedito e molto eterogeneo, scelto spesso per la forza del segno o dei colori piuttosto che per l'obbligo di riportare con il dovuto rigore un progetto d'architettura. E non solo perché Marina, in cerca della "verità del progetto", non esitava a usare tutti i media a sua disposizione, ma anche perché in trent'anni sono cambiati radicalmente i mezzi della rappresentazione e dell'archiviazione: dai disegni tecnici fatti a mano e a china su "carta da lucido" si è passati ai render realizzati al computer, dai negativi delle fotografie si è passati alle camere digitali. Tra gli approfondimenti: il recente arredo degli uffici Solari e il redesign di alcuni orologi; il progetto della redistribuzione degli spazi, arredamento d'interni e direzione lavori della Fondazione CRTrieste del 2005; mostre importanti come I Della Robbia, il dialogo tra le Arti nel Rinascimento ad Arezzo nel 2009 e Genti di San Spiridione. I serbi a Trieste 1751/1914 al Castello di San Giusto, nel 2003, Sissi, Isabel de Austria in Spagna e al Castello di Miramare; l'immagine coordinata per il Politeama Rossetti nel 2001; il divano Narciso, realizzato dalla Matteo Grassi per l'edizione di Abitare il Tempo del 1993…

Mosaico della piscina di Trieste
Mosaico della piscina di Trieste

È un'autobiografia redatta da Marina Cons stessa a introdurre il lavoro, uno dei suoi ultimiscritti. Sono appunti per il convegno "La carica delle CentoeUno", tenutosi il 3 ottobre 2011 a Trieste. Attraverso le testimonianze di artiste, imprenditrici, scienziate, professioniste, l'organizzazione "Centoeuno donne e centoeuno Imprese" si prefiggeva di capire se la trasformazione dei modelli culturali e delle forme del vivere può progettare una nuova economia. "E l'impresa di queste donne è concreta, ma anche metaforica" - questo uno dei commenti all’evento - "È o non è un'impresa quella di fare carriera in un mondo prevalentemente maschile?". Luciano Celli parte dall'esplorazione della biblioteca di Marina per un viaggio alla scoperta delle fonti: rileggendo i libri che lei leggeva, cercando il collegamento tra l'uno e l'altro, notandone le sottolineature, ricrea il tessuto culturale all'interno del quale si muoveva. La varietà dei titoli e degli autori illumina la molteplicità dei suoi interessi e offre una spiegazione a quel lavorare a tutto campo nelle diverse aree della cultura del progetto che poi si traduce nella pluralità d'espressione che il libro rispecchia. Chiude un testo di Alessandro Mendini, punto di riferimento essenziale nei primi anni di carriera di Marina e anche dopo, come si evince anche dai libri conservati nella sua biblioteca. Mendini ne traccia un ritratto impalpabile come di "un architetto immateriale e pulviscolare, un fresco soffio di aria pura". Il suo testo diventa "un omaggio, è proprio la trasformazione di quella persona in un simbolo dedicato".

Fondazione CR Trieste
Fondazione CRTrieste