Per arrivare al futuro si deve partire dal passato e analizzare il presente.

Questo è lo spirito di Made in Meda, il libro scritto da Filippo Berto, ceo dell'azienda di design BertO. Una pubblicazione documentata da un anno di ricerche sul territorio dove è nata la manifattura di quello che oggi chiamiamo design. Un atto di amore e rivendicazione verso il sistema Meda e la sua millenaria cultura del lavoro che ha posto il design italiano nella sua posizione di leadership come lo conosciamo oggi.

Il volume si apre con i ricordi di un Filippo bambino, affascinato dalla fervente attività dei laboratori dei falegnami medesi: “Vedevo innumerevoli cortili, dove mi soffermavo a guardare quelle che mi sembravano migliaia e migliaia di persone al lavoro. Le osservavo, affascinato, mentre lavoravano sodo, spesso immersi in nuvole di buscaj (i trucioli di legno, ndr)”. (Filippo Berto, Made in Meda, pag. 9).
Il lavoro è il tema che percorre tutto il volume, valore assoluto nella cultura brianzola qui svelata sin dalle sue radici più profonde, forse per la prima volta. Quanti di noi sanno come Meda, questa cittadina brianzola, è arrivata a diventare la capitale della falegnameria, tappezzeria e produzione degli arredi più belli dell’ultimo secolo? Come valorizzare e fare esistere il racconto di Meda?
Filippo Berto ha trovato prima nella rabbia per questa dimenticanza e dopo nell’energia, nello studio del territorio e nel dialogo con i suoi attori il modo per farlo.

COMPASSI D’ORO E ALTO MEDIOEVO: IL SISTEMA MEDA ESISTE DA SECOLI
Made in Meda racconta di un sistema complesso e antico, di una città a due passi da Milano - la capitale del design mondiale - che, in silenzio, come imponeva la cultura locale, ha fatto ottenere alle sue aziende e progettisti nove Compassi d’Oro.
Ha dato i natali a protagonisti del design come Cesare Cassina, Antonio Citterio, Luigi Giorgetti, Giuseppe Terragni, ha accolto nei suoi laboratori Vico Magistretti, Carlo Scarpa, Charlotte Perriand e un Giò Ponti che, come narra il libro, lanciò dal secondo piano degli uffici Cassina di via Busnelli la Superleggera per mostrare agli stupefatti studenti del Politecnico di Milano quanto fosse robusta.
Facendo molti - e necessari - passi indietro, intervistando storici, imprenditori del settore, professori di arte e falegnameria, il libro si chiede che cosa abbia reso possibile questo miracolo italiano e torna con fermezza a un leitmotiv unificante: quello del lavoro, dell’attività imprenditoriale di chi il design lo produce, lo fa.
Attraverso le pagine di Made in Meda, Filippo Berto - insieme alle voci corali che ha coinvolto - parte da lontano, quando tutto ebbe inizio.
Furono le badesse nell’Alto Medioevo, che vivevano nel monastero di San Vittore - oggi Villa Antona Traversi - ad avere l’intuizione pratica e femminile di “dare qualcosa da fare” ai contadini che, durante i lunghi mesi invernali, non avevano una occupazione. Fu allora che i contadini iniziarono a fabbricare utensili, qualche elemento di arredo - che a seguire andava poi riparato - gettando le basi per un saper fare che avrebbe portato i loro pronipoti molto, molto lontano.
Made in Meda è un racconto dettagliato. Il libro, scritto da un imprenditore, non si concentra sull’attività familiare (quella dell’azienda BertO), ma scava nel passato, fra le relazioni. Filippo Berto - cittadino medese - non tralascia nulla e, in stretta collaborazione con il suo team per oltre un anno, si documenta, ricerca, intervista, fotografa. Sono la curiosità del bambino e la coscienza di chi lavora sul territorio a fargli scoprire che, nel diciottesimo secolo, il Monastero diventato laico va in mano ai francesi, i quali fanno in fretta a cogliere l’abilità degli artigiani medesi commissionando loro mobili per le residenze nobili d’Oltralpe. È l’inizio dell’export Made in Meda.
Una parabola ascendente, questa, possibile grazie alla dedizione al lavoro tipica dello spirito locale e alla massiccia immigrazione del secondo dopoguerra, quando migliaia di persone provenienti dal Meridione e dal Veneto trovano lavoro nelle fabbriche del mobile quali ‘la’ Salda, Baserga, Lanzani, nella tessitura serica Bertolotti, nelle cascine contadine, nelle fornaci, nelle trance ma, soprattutto, incrementando le botteghe artigiane del legno e tutto l’indotto del settore. Grazie a questi movimenti storici e capacità di reazione, sono gli artigiani e gli imprenditori medesi a essere i protagonisti nascosti degli anni ’50 e a segnare un vero e proprio “Big Bang del Design”.

SCUOLA, RELAZIONI, NUOVI LINGUAGGI: MEDA NEL FUTURO
Laboriosità, capacità di risposta alle evoluzioni e ai cambiamenti della società, formazione, integrazione con il tessuto sociale. Il libro e la storia di Meda ruotano intorno a questi elementi chiave, pilastri su cui accendere i riflettori oggi per portare la manifattura medese nel futuro, insieme - e accanto - alla città di Milano. La scuola ha un ruolo cardine in questo processo e la missione dell’imprenditore che guarda lontano è sostenerla: “La fortuna di un distretto produttivo si basa sulla valorizzazione del passato, che deve sapere interpretare il presente e garantire una prospettiva futura” (Filippo Berto, Made in Meda, pag. 57).
A Meda la formazione che prima accadeva direttamente in bottega, già dal 1868   sistematizzata in quello che è oggi il Centro di Formazione Professionale Istituto Terragni, nato come scuola di disegno e convitto dove progressivamente studenti di tutta Italia approdavano per apprendere le tecniche dell’artigianato mobiliare.
Fedele a questa impostazione, da sempre BertO coltiva il talento, non demanda la formazione ai soli Istituti Professionali, ne è parte attiva con la sua BertO Academy: un’accademia interna dove fare crescere i talenti.
Dalla tappezzeria alla progettazione, dal marketing allo styling, dalla consulenza fino alla logistica, da 8 e fino 15 ore settimanali vengono regolarmente dedicate a una formazione a tutto tondo, basata su un ventaglio di principi convergenti verso un unico obiettivo: realizzare il sogno del cliente.
Quali sono questi principi e come si declinano nell’impegno aziendale alla formazione? Sono pratiche, saperi e indagini tra loro collegati dove territorio, impresa e relazioni formano un sistema dinamico, consapevole di un potenziale che deve essere valorizzato e accresciuto costantemente:
- il laboratorio artigiano è al centro in quanto valore primario che unisce le migliori menti alle migliori mani;
- la collaborazione con le scuole del territorio e quella con le università sono all’ordine del giorno;
- l’investimento sulle nuove generazioni è l’ossigeno indispensabile al proseguimento della tradizione manifatturiera;
- la formazione è aperta a tutte le funzioni aziendali e persino chi non è parte dell’azienda.

Il libro si chiude con una serie di tesi in cui convergono passato e futuro, produzione e servizi, ascolto e iniziativa. Per proseguire, dice Berto, dobbiamo costruirlo il futuro, essere consapevoli di un DNA che deve evolvere. Made in Meda è un libro percorso da hashtag, scritto da un imprenditore social, a tratti punk, che sa bene da dove arriva il suo successo e con chi condividerlo oggi e domani. Sembra un’utopia è la strada che può seguire il design.
Il futuro nel mondo del Design. Il futuro per i nostri territori. Il futuro per i nostri figli.