Il volume “Luca Meda architetture, design e disegni” a cura di Nicola Braghieri, Sabina Carboni, Serena Maffioletti con saggi critici di Giampiero Bosoni, Rosa Chiesa, Alberto Ferlenga, Beatrice Lampariello, Chiara Lecce, Mario Piazza e Dario Scodeller, edito da Silvana Editoriale (2021), è la prima pubblicazione monografica a lui dedicata. Per la prima volta infatti è proposta un’analisi critica articolata in tutti i differenti aspetti del suo lavoro, un’accurata biografia e un completo catalogo ragionato delle sue opere.
Questa pubblicazione segna l’approdo del percorso di ricerca sull’opera di Luca Meda, sviluppato dall’Archivio Progetti dell’Università Iuav di Venezia, con l’acquisizione in comodato dell’archivio personale, voluto dalla moglie Giulia Balossi Restelli e dalle figlie Chiara e Sofia. L’attività di ordinamento, intrapresa nel 2013, è giunta a compimento con l’ordinamento, l’inventariazione e la descrizione del fondo archivistico.
Il Gruppo Molteni ha sostenuto la pubblicazione con entusiasmo, non solo finanziariamente, ma mettendo a disposizione l’archivio storico che costudisce una parte molto rilevante del lavoro di Meda, uomo azienda, che con la sua simpatia e professionalità ha tracciato la strada dello sviluppo di un grande gruppo industriale, leader oggi nel suo campo a livello mondiale.

In quasi quaranta anni di attività professionale Luca Meda ha spaziato dall’architettura, spesso in compagnia del suo grande amico Aldo Rossi, al design industriale nel suo complesso, progettando prodotti tecnologici, come radio e televisori per Radiomarelli, piccoli elettrodomestici per Girmi e Moulinex, mobili e arredi per Molteni&C, Dada, UniFor, Longoni e Arflex.
In particolare per le aziende del Gruppo Molteni ha ricoperto dal 1968, anno del suo ingresso in Molteni&C, il ruolo di art director, che gli ha consentito di affrontare a 360° il tema del design industriale, occupandosi non solo del progetto di arredo, ma parallelamente di allestimenti, immagine, cataloghi, fotografia e grafica, di fatto plasmando in particolare aziende come Molteni&C e Dada, nella forma come oggi le conosciamo.
Il passaggio da parte di Molteni&C da una produzione, basata ancora nel 1967 su mobili in stile, a una di arredi moderni e di design è stata la prima grande sfida affrontata e vinta da Meda, soprattutto attraverso la progettazione di sistemi componibili per la zona giorno e quella notte, alla base della sua pluridecennale collaborazione.

Ma in seguito anche arredi singoli che, magistralmente disegnati, hanno permesso dalla metà degli ’70 di sviluppare il concetto di "Casa Molteni", aggiungendovi alla fine degli anni ’80 anche le cucine. Non va assolutamente trascurato l’aspetto umano di Meda, non solo professionista preparatissimo, ma anche aggregatore e trascinatore di persone verso l’obbiettivo fissato, sempre con il sorriso sulle labbra. Chi ha avuto fortuna di collaborare con Luca Meda, sperimentando il suo metodo di lavoro, a volte apparentemente caotico, sapeva che tutto cominciava da una sua intuizione magistralmente trasposta su carta, grazie alla sua inseparabile penna Bic: uno schizzo, un dettaglio che man mano si evolveva in progetto sviluppato in ogni dettaglio comprendente non solo il prodotto, ma anche il nome, i set fotografici, i cataloghi e gli allestimenti, atti presentarlo al grande pubblico. Il tutto in un continuum senza soluzione di continuità. La sua prematura scomparsa ha lasciato inizialmente un grande vuoto in azienda, ma grazie alla sua eredità intellettuale e morale ha consentito all’azienda di superare questo impasse ripartendo in seguito verso nuove mete sempre più ambiziose e globali.

Ricordiamo qui solo alcuni dei molti progetti da lui sviluppati: sistemi per la zona giorno come 505 (1972) e Pass (1997), sistemi per la zona notte come 7volte7 (1988) e Glissquattro (1991), Serie Teatro (1982) e libreria Piroscafo (1991) con Aldo Rossi, arredi singoli come Les Beaux Jours (1985), Vivette (1988), Capotavola (1988), Risiedo (1988), Portafinestra (1989) e Primafila (1990); cucine per Dada, come Vela (1993), Pergola ( 1986) e Banco (1994); arredi per ufficio come Misura (1973) con Richard Sapper e Progetto 25 (1985).
Si continua a parlare del design e dei designer riducendoli a oggetti di moda, figure da copertina. Ma prima delle mode, come prima dei progetti e delle innovazioni, vi sono gli oggetti che appartengono in modo definitivo alla nostra esperienza: sono le cose che popolano l’infanzia, la casa paterna, e quella propria, la vita del lavoro; le cose ed i mobili continuamente usati, oggetti di produzione artigianali o industriali perfezionati dagli anni e dall’uso, migliorati lentamente sino a raggiungere risultati difficili da superare. […] Razionalità e familiarità si mescolano e si sovrappongono sino a coincidere. Così accade che oggetti d’uso - la loro logica, la loro essenzialità - e oggetti d’affezione - la loro capacità evocativa, il loro rapporto con la vita - finiscano per identificarsi in uno stesso mondo di forme, funzioni e ricordi”, C. Mantica, Architetto si, designer no, intervista a Luca Meda in “Gap Casa”, 17, 1983, p. 58.