Nel cuore di una cava di marmo Franchi Umberto Marmi ha dato vita Wunderkammer, un contemporaneo Cabinet of Curiosities che ha coinvolto i visitatori in un viaggio immersivo tra luce, suono e materia.
Ispirato all’idea rinascimentale della stanza delle meraviglie, Wunderkammer ne ha reinterpretato lo spirito con leggerezza, alternando opere d’arte, presenze inaspettate e installazioni di luce raccolte – come accadeva un tempo – lungo un percorso fatto di incontri e visioni. Nulla si prende davvero sul serio in una wunderkammer – se non lo stupore. Ecco allora che anche la cava, con le sue stratificazioni geologiche e industriali, diventa parte del dispositivo narrativo: è essa stessa reliquia, archivio e scenografia.

Le opere
Nel percorso troviamo tre opere della serie “Rinascita dagli scarti” di Filippo Tincolini: il Satiro dei Sassi, la Venere dei Sassi e una Fiat 500 a grandezza naturale. Tutte realizzate partendo da scarti di lavorazione del marmo, riaggregati in nuovi blocchi di pietre e cemento, esse stesse dispositivi di meraviglia. Blocchi “ricostruiti”, scolpiti poi con tecnologie robotiche e rifiniti a mano, che reinterpretano con ironia e rigore la statuaria classica e la cultura popolare italiana. Il risultato è un’estetica che evoca una manualità collettiva e una memoria territoriale come se ogni opera fosse nata da una stratificazione culturale che unisce archeologia, tecnologia, arte, design.

Un viaggio dentro la montagna
Wunderkammer è un percorso nella galleria della cava, dove ogni ambiente svela una nuova “stanza delle meraviglie”. Non solo le opere di Filippo Tincolini, ma altre presenze, silenziose e disarmanti: opere non finite, provenienti dai margini dei laboratori, dai punti in cui la lavorazione si arresta, dalla soglia tra pensiero e realizzazione. Sculture interrotte, corpi sospesi, oggetti segnati dal tempo e dalla macchina. In questo viaggio lo sguardo è inevitabilmente attratto da “Lingua Animae”, una parete su cui parole intraducibili sono scolpite nel marmo, accanto ad antichi geroglifici tratti dagli studi di Athanasius Kircher, gesuita del seicento, uno dei primi a studiare la scrittura egizia. Le parole diventano geroglifici, e i geroglifici simboli dell’anima — ponti tra culture, tempi e significati. In questo dialogo tra pietra e segno, il linguaggio si trasforma in un alfabeto universale delle emozioni.

In contrasto – e in dialogo – con queste forme e segni, le installazioni luminose di Martinelli Luce: perfette, geometriche, finissime. Linee di luce che attraversano la pietra e ne amplificano la tensione. Dove la materia è ruvida, la luce è netta. Dove la forma è spezzata, la luce ricostruisce.

È un viaggio un po’ surreale, un po’ giocoso, in una cava che per una sera smette di esserlo per diventare armadio magico, labirinto di meraviglie, caverna platonica rovesciata: non più prigione della mente, ma liberazione dei sensi.

È un percorso da esploratori (non da prigionieri, Platone ci perdonerà), dove non si cercano verità ma ci si abbandona al potere dei sensi. La cava, in fondo, ci prende in giro e si prende gioco di sé: ci invita a perderci. Perché Wunderkammer è anche questo: una sospensione del senso, un atto di fiducia nel potere dell’immaginazione, una carezza poetica data con un martello da cava. E se alla fine ci portiamo via qualcosa, non sarà solo un’immagine ma – forse – uno stupore ritrovato.



