In area interior 14 Office, Laura Andreini ha intervistato Jeremy Myerson, professore emerito della Royal College of art sul tema degli uffici e della loro trasformazione.

Nel XXI secolo è stato definitivamente abbandonato il modello della “separazione delle sfere” che ha imperato per tutto il secolo precedente in cui le 24 ore della giornata venivano scandite da un ritmo di 8: otto ore di riposo, otto ore di divertimento e otto ore di lavoro, poiché grazie all’introduzione delle nuove tecnologie siamo diventati sempre e ovunque connessi, sviluppando la capacità di interagire con estrema facilità con persone sparse in tutti i continenti. Insomma, oggigiorno l’ufficio non è più un luogo chiuso ma sempre di più uno spazio privo di confini.
Il rischio, ormai ampiamente corso, è che il mondo del lavoro, quello della casa e del tempo libero si siano troppo mescolati come ci illustra brillantemente Jeremy Myerson, accademico e professore emerito della Royal College of Art, nell’intervista che ci ha concesso raccontandoci come questa tendenza porti all’eliminazione di quei limiti – fisici e mentali – necessari a stabilire ciò che è lavoro e ciò che è vita privata. L’ufficio nei prossimi anni non scomparirà ma sicuramente dovrà subire un cambiamento radicale. La sua struttura non sarà più quella di una sequenza ripetitiva ed estraniante di file di scrivanie tutte uguali fra loro ma dovrà essere un luogo che permetterà una scansione dinamica della giornata lavorativa fatta di momenti di maggiore concentrazione, altri di relax e socializzazione, di networking e scambi di idee.