location: Milano - Venezia

year: 2019

Venezia, 15 marzo 2019 - Fondazione Prada presenta “Jannis Kounellis”, a cura di Germano Celant, la prima vasta retrospettiva dedicata all’artista dopo la sua scomparsa nel 2017. La mostra si svolge nel palazzo di Ca’ Corner della Regina, sede veneziana della fondazione, dall’11 maggio al 24 novembre 2019 (anteprima stampa mercoledì 8 maggio). Il progetto, sviluppato con la collaborazione dell’Archivio Kounellis, riunisce 70 lavori dal 1958 al 2016, provenienti da istituzioni e musei italiani e internazionali, come Tate Modern (Londra), Centre Pompidou - Musée national d’art moderne (Parigi), Museum Boijmans Van Beuningen (Rotterdam), Walker Art Center (Minneapolis) e Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea (Torino), e da importanti collezioni private in Italia e all’estero. La mostra ricostruisce la storia artistica ed espositiva di Kounellis (Pireo 1936 - Roma 2017), evidenziando gli sviluppi fondamentali della sua poetica e cercando di stabilire un dialogo tra le opere e gli spazi settecenteschi di Ca’ Corner della Regina. I primi lavori dell’artista, esposti originariamente tra il 1960 e il 1966, sono presentati in due sale del primo piano nobile del palazzo veneziano e trattano del linguaggio urbano.

Jannis Kounellis, Senza titolo 1969. Foto Claudio Abate

In una prima fase riprendono scritte, segnali e insegne presenti nelle strade di Roma e, in seguito, contengono lettere, frecce e numeri neri tracciati su tela, carta o altri supporti bianchi. Veicolano una scomposizione del linguaggio in accordo con la frammentazione del reale che, dal 1964, si ricompone in soggetti ripresi dalla natura, dai tramonti alle rose, quest’ultime attaccate sulle tele con bottoni automatici. Dal 1967, con l’intento di superare l’uniformità tradizionalmente pittorica della sua prima produzione, la ricerca di Kounellis si fa più radicale per inglobare elementi concreti e naturali come volatili, terra, cactus, lana, carbone, cotone e fuoco. Si passa dal linguaggio scritto e pittorico a quello fisico e ambientale dove l’operazione concettuale si intreccia alle materie elementari. A un idioma elitario, asettico e ufficiale che domina il mondo dell’arte, Kounellis oppone un linguaggio basato sulla primarietà degli elementi vitali e sulla relazione terrestre con l’arte. Il ricorso a entità organiche e inorganiche trasforma così il suo linguaggio in un’esperienza corporea, intesa come trasmissione e rilevamento sensoriale. L’artista esplora in particolare la dimensione sonora in cui il dipinto si traduce in uno spartito da musicare o da danzare, già dal 1960 con lo stesso Kounellis che salmodia le sue lettere su tela e dal 1970 attraverso la presenza di un musicista o di una ballerina. L’indagine della percezione olfattiva, iniziata nel 1969 con il caffè, prosegue negli anni Ottanta con sostanze come la grappa, per uscire dai limiti illusori del quadro, abbracciare il mondo dei sensi e congiungersi con il caos vitale della realtà.

Ritratto di Jannis Kounellis nello studio, 1969. Foto Claudio Abate

Il percorso espositivo è completato da alcune installazioni di grandi dimensioni, realizzate da Kounellis a partire dalla fine degli anni Ottanta. Questi insiemi, che moltiplicano le modularità dei lavori storici per appropriarsi dello spazio, inglobano mensole o costruzioni metalliche che contengono oggetti di varia provenienza: da strumenti musicali a sacchi, da calchi in gesso a pietre, da cappotti a bicchieri, da ingranaggi meccanici a frammenti di mobili. In questo contesto si inseriscono i grandi interventi ospitati nelle sale centrali dei due piani nobili di Ca’ Corner della Regina. Al primo piano sono allestite tre imponenti opere del 1994, 2011 e 2013. La più recente è composta da due binari che sorreggono sei strutture di ferro, che richiamano la sua “cotoniera” (1967), ognuna delle quali contiene al suo interno 200 kg di materiale di varia natura. Il portego del secondo piano ospita invece l’intervento del 1993- 2008, costituito da armadi di diversi colori e forme sospesi a soffitto. Concepita per la prima volta per gli spazi di Palazzo Belmonte Riso a Palermo, l’opera sfida le leggi della gravità e, nella successione di ante casualmente aperte, sembra imitare le impossibili fughe prospettiche della pittura barocca. Sul piano dell’intervento esterno, Kounellis fin dal 1967 affronta nei suoi lavori i motivi della gravità e dell’equilibrio, sfruttando le possibilità formali e immaginative insite nell’atto di appendere un oggetto, ma è negli anni Ottanta e Novanta che approfondisce il confronto con lo spazio architettonico e urbano. Entrambi gli aspetti trovano una realizzazione monumentale nell’installazione del 1992, riproposta nella corte interna del palazzo veneziano che, concepita per la facciata esterna di un edificio di Barcellona, è composta da sette piatti metallici a sostenere sacchi contenenti chicchi di caffè. La retrospettiva è completata dalla presentazione al piano terra di documenti come film, cataloghi, inviti, manifesti e fotografie d’archivio che testimoniano la storia espositiva di Kounellis e da un focus dedicato ai suoi progetti in campo teatrale.

Jannis Kounellis, Untitled 1960. Private Collection, Como. Foto Pietro Scapin

La mostra è accompagnata da un volume che, con un saggio di Germano Celant e un’ampia cronologia illustrata, documenta e approfondisce il percorso biografico e professionale dell’artista. Progettato dallo studio 2x4 di New York, il libro è pubblicato da Fondazione Prada.

Jannis Kounellis, Tragedia civile. The black rose, Lucio Amelio Modern Art Agency, Napoli, 1975. Photo Credits Archivio Storico Mimmo Jodice

 

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