Tra gli artisti della seconda metà dell’Ottocento spiccano personaggi la cui ricerca ha cambiato le sorti della pittura italiana, giocando ruoli di rilievo anche nella scena internazionale. Uno di questi è Federico Faruffini.

Federico Faruffini rappresenta uno degli artisti più straordinari dell’Ottocento italiano, genio irregolare e tormentato, figura chiave nel superamento dei canoni romantici e accademici che ancora ingombravano la scena artistica lombarda alla metà del XIX secolo. Protagonista di una vicenda personale drammatica, che ben testimonia l’inquietudine esistenziale della generazione postromantica, Faruffini era nato a Sesto San Giovanni nel 1833. Formatosi a Pavia, dove la figura di Giacomo Trecourt garantisce un’apertura verso il nuovo che a Milano, a causa dell’incombente presenza della lezione di Hayez, stentava ad affermarsi. Personalità ribelle e difficile, dall’indole instabile Federico Faruffini, vive un’esistenza fatta di incertezze, ripensamenti, improvvisi cambi di rotta, fino al suicidio, avvenuto nel 1869, a 36 anni, dopo aver tentato inutilmente di trovare una cura ai propri tormenti abbandonando la pittura per aprire uno studio da fotografo e dopo aver cercato la sua strada tra Parigi, Milano, Roma e Perugia. Le sue opere, spesso innovative e a tratti sorprendenti, trovano scarsa accoglienza in Italia, mentre raccolgono notevoli successi a Parigi. Eternamente diviso tra il desiderio di ottenere il plauso della critica e la voglia di sperimentare e uscire dai canoni imposti dall’insegnamento accademico, Faruffini è costantemente in cerca di sé stesso, mai soddisfatto, sempre pronto a rimettersi in discussione.

Lo straordinario talento di Federico Faruffini nel rinnovare generi pittorici anche ben consolidati negli ambienti ufficiali - su tutti quello di storia - ne fa uno dei principali precursori della stagione scapigliata, anche grazie alla vicinanza con l’amico e compagno di studi Tranquillo Cremona. Ma la sua ricerca costituisce un importante momento di passaggio verso la modernità anche per molti altri artisti delle generazioni successive.
La mostra racconta - in un percorso coinvolgente, dalla narrazione profondamente “emozionale” - la personalità e la ricerca di Faruffini attraverso un’ampia serie di capolavori corredati da un ricco apparato di schizzi, lettere, ricordi personali che restituiscono la complessità e l’originalità di questa figura tanto complessa e sfaccettata.

Più di sessanta opere, tra dipinti a olio, acquerelli, disegni, incisioni e fotografie originali, accompagnate da numerose lettere e documentazione d’epoca, provenienti da importanti collezioni private di tutta Italia, formeranno un percorso narrativo che, con un occhio di riguardo alla didattica, saprà coinvolgere anche un pubblico di non esperti. La mostra sarà corredata da un catalogo che racconterà in modo esaustivo la ricerca e la figura dell’artista, oltre che testimoniare le opere presenti in mostra.
In occasione dell’esposizione l’artista Enrica Borghi realizzerà un’installazione in omaggio a Federico Faruffini, dedicata all’opera La Toeletta antica. Il lavoro sarà esposto al primo piano di Villa Borromeo d’Adda, con altri lavori della Borghi, per tutta la durata della mostra, in un dialogo suggestivo tra passato e presente.

 

Io guardo ancora il cielo | Federico Faruffini

9 aprile - 6 giugno 2021
Villa Borromeo d’Adda
Largo Vincenzo Vela, 1
Arcore (MB)

A cura di Simona Bartolena
con la collaborazione di Anna Finocchi
Coordinamento, organizzazione e realizzazione Ponte 43
con il supporto di heart – pulsazioni culturali