architect: AAU Anastas
location: Betlemme
year: 2023
Che tipo di spazio può sostenere la cultura, la produzione e la formazione in un contesto segnato da occupazione, marginalizzazione e mancanza di infrastrutture? Il Wonder Cabinet, a Betlemme, tenta una risposta: un luogo flessibile, inclusivo e multidisciplinare, premiato dall’Aga Khan Award for Architecture 2025 per il suo approccio radicalmente comunitario e generativo.

Il progetto, firmato dallo studio AAU Anastas, è stato selezionato insieme ad altre sette opere realizzate in Asia e Medio Oriente, in quanto capaci di attivare trasformazioni profonde nei rispettivi territori. L’Aga Khan Award – istituito nel 1977 – è uno dei pochi premi internazionali a valorizzare non solo la qualità architettonica, ma anche la dimensione sociale, ambientale e culturale dell’architettura, in particolare nei contesti del mondo musulmano.

Situato su un pendio che si affaccia sulla valle di Al-Karkafeh, il Wonder Cabinet si sviluppa su tre livelli per un totale di 950 m². Non è solo uno spazio polifunzionale, ma un’infrastruttura culturale pensata per dare forma a nuove modalità di collaborazione e produzione locale. È insieme rifugio per la cultura e ponte tra design e artigianato, un luogo che mette in relazione architetti, designer, chef, artigiani, artisti visivi e sonori, e che restituisce visibilità alle capacità produttive spesso ignorate o sottovalutate in Palestina.
L’obiettivo non è quello di essere osservato, ma di innescare dei processi. Come affermano gli stessi progettisti, “la Palestina è solitamente studiata e analizzata; il Wonder Cabinet si pone come uno spazio fisico da cui produrre, non solo da guardare”.


L’edificio è concepito come una piattaforma flessibile, inclusiva e sperimentale, al servizio di artisti, artigiani, ingegneri, ricercatori, curatori, studenti e professionisti. Mira a generare conoscenza inedita, promuovendo la creatività attraverso progetti e produzioni multidisciplinari, con una forte attenzione all’apprendimento collaborativo e alla manualità come strumenti essenziali del fare artistico.
Il piano terra ospita lo studio di AAU Anastas, uffici condivisi, una sala polivalente (utilizzabile per proiezioni o conferenze), una caffetteria e un negozio di oggetti e mobili. Grandi vetrate e pareti trasparenti rendono i confini porosi, favorendo la continuità visiva e funzionale. Le ampie porte in acciaio e vetro possono essere completamente aperte per connettere lo spazio interno alla piazza esterna, creando una relazione diretta con la città.

Sul tetto, sopra la facciata in cemento grezzo sabbiato, un’installazione cinetica composta da lettere in acciaio inox – realizzata da Bishara al-Hadweh – compone la scritta “Wonder Cabinet”, ruotando come una banderuola e dichiarando l’identità pubblica e collettiva del luogo.
I due piani inferiori, scavati nella collina, si affacciano sulla valle e ospitano le funzioni produttive e performative del centro. Il mezzanino comprende tre studi d’artista open space, una stazione radio, una cucina professionale e un ristorante che accoglie chef residenti a rotazione. Il livello più basso è dedicato alla produzione artigianale, con aree per la lavorazione del legno, dei metalli, la stampa, il tessile, la fotografia, oltre a uno studio di registrazione, una seconda cucina e un patio esterno per riunioni e socializzazione informale.

Tutti i livelli sono collegati da una scala centrale che attraversa l’edificio lungo una diagonale visiva. L’elemento più iconico di questo percorso verticale è rappresentato dagli oblò conici sporgenti, realizzati da Mohammad Husni, un artigiano esperto nella lavorazione dell’acciaio per silos: un dettaglio che contrasta poeticamente con la trasparenza delle aperture superiori e richiama la fisicità della produzione manuale.

L’architettura del Wonder Cabinet attiva possibilità, crea condizioni per l’incontro, per la condivisione e per la trasmissione di competenze. È una risposta progettuale alla frammentazione sociale, alla discontinuità delle opportunità educative e alla mancanza di spazi dedicati alla produzione culturale. A essere premiata, come ha sottolineato la giuria dell’Aga Khan Award, è proprio questa capacità di rispondere a bisogni locali in modo profondo, sostenibile e collettivo. L’approccio non è autoreferenziale, ma radicato in un ecosistema di persone, pratiche e relazioni.
In un contesto segnato da guerre, incertezze politiche, instabilità economica e frammentazione urbana, immaginare un luogo capace di produrre lavoro, conoscenza e comunità è già un gesto profondamente politico. Wonder Cabinet è prima di ogni cosa un laboratorio di resistenza culturale e di possibilità.
