Molte aziende hanno potenziato in queste settimane le proprie capacità di lavoro smart e a distanza, con risvolti fruttuosi. Voi come vi siete comportati? Avete introdotto nuove modalità di lavoro o nuove tecnologie utili anche per le attività future?
La nostra azienda si trova in uno dei territori più colpiti da questa terribile emergenza sanitaria. Oggi che i nostri stabilimenti produttivi hanno potuto riaprire, pensiamo alla decisione presa all’inizio del mese di marzo di chiudere le nostre fabbriche in anticipo rispetto alle direttive del decreto governativo e siamo soddisfatti di questa scelta perché la riteniamo un atto di responsabilità nei confronti dei nostri 300 collaboratori e della comunità, al fine di tutelare e preservare la loro salute, nonché la loro serenità. Il nostro vero capitale non è quello dei macchinari, della tecnologia o del design, ma quello umano. E la loro risposta è stata vivace e proattiva. Siamo un’industria 4.0. Le nostre fabbriche sono dotate di macchinari interconnessi e investiamo già da molti anni nella digitalizzazione dell’attività produttiva. Abbiamo fin da subito adottato lo smart working, sia in un’accezione più classica, nel lavoro dei nostri uffici, sia attraverso la digitalizzazione delle nostre fabbriche. Il fatto che, già in passato, avessimo deciso di investire nella digitalizzazione, rappresenta oggi un vantaggio. Per fare un esempio, quando nel 2015 abbiamo chiesto a Cino Zucchi di disegnare il nostro magazzino automatizzato non avremmo potuto immaginare che oggi, alla luce di questa situazione, esso avrebbe potuto rappresentare una tale opportunità. Questa fase ha rappresentato l’occasione per fermarci a parlare e ad approfondire i nostri valori e il nostro DNA con clienti e collaboratori; abbiamo potuto riflettere su cosa potrà migliorare la nostra fabbrica, abbiamo continuato a progettare le nuove collezioni in perenne contatto con i designer, abbiamo accelerato l’utilizzo di nuovi strumenti. Oggi possiamo dire che il sistema abbia funzionato, che la ripartenza della produzione, per noi che produciamo 100% in Italia, è stata pressoché automatica. Lavorando poi in molti mercati esteri, questa ripresa dovrà confrontarsi con tempistiche diverse, ma siamo pronti a nuove sfide.

Quali sono gli obiettivi a medio e lungo termine che vi siete dati e quali le linee guida per perseguirli?
Pensiamo che questo periodo abbia fatto nascere l’esigenza di rivedere gli spazi residenziali, oltre che i luoghi pubblici. Le nostre case dovranno essere in grado di accogliere molte più funzioni rispetto a quanto hanno fatto finora. Dovranno ospitare più a lungo, essere ripensate con nuovi spazi all’interno dei quali poter lavorare. Sarà necessario porre in primo piano il benessere e maggiore attenzione per gli spazi verdi. E sarà necessaria una maggior attenzione nei confronti della qualità dei materiali. Pedrali lavora da sempre nel settore hospitality. All’interno di questi ambienti pubblici era già doveroso che gli arredi fossero realizzati utilizzando materiali che consentissero una facile manutenzione, pulizia e igiene, resistenti nel tempo anche a un utilizzo costante e prolungato di detergenti aggressivi. La medesima attenzione deve essere manifestata anche all’interno dei contesti abitativi che, risponderanno sempre di più alle esigenze dettate dallo smart working. E, allo stesso tempo, è fondamentale che riguardino anche gli uffici. Tutti settori in cui Pedrali lavora da sempre. Per quanto riguarda i nostri obiettivi a lungo termine, continueremo a perseguire la sostenibilità ambientale e crediamo che, anche dopo questa prima fase, nel momento di assestamento che ne conseguirà, crescerà l’attenzione per la qualità e per la sostenibilità. Il benessere sarà al centro e sarà necessario pertanto differenziarsi con prodotti che garantiscano standard qualitativi alti e sostenibili.

Come vedete il futuro delle nostre case e delle nostre città? Quali aspetti spesso dimenticati, dovranno invece tornare a essere decisivi nella vita di tutti i giorni?
Come dicevamo prima, le nostre case dovranno essere in grado di accogliere molte più funzioni rispetto a quanto hanno fatto finora. Dovranno ospitare più a lungo, essere ripensate con nuovi spazi all’interno dei quali poter lavorare. Sarà necessario porre in primo piano il benessere e maggiore attenzione per gli spazi verdi. E sarà necessaria una maggior attenzione nei confronti della qualità dei materiali. Si dovrà pensare con maggior attenzione al design per i servizi e ci auguriamo che anche in Italia, come già avviene in molti altri Paesi, ci siano maggiori investimenti a favore delle scuole e dei progetti pubblici. Un bell’esempio italiano che ci piace ricordare è il progetto “Torino fa scuola” che ha permesso il rinnovamento delle scuole medie Enrico Fermi e Giovanni Pascoli. Attraverso questi interventi volti a “far uscire la cultura dalle aule” e far dialogare gli istituti con la vita urbana che li circondano, le scuole hanno tutti gli elementi per diventare una best practice in tema di community school.  Entrambi gli istituti hanno scelto gli arredi Pedrali per il restyling dei loro spazi.