Nel cuore della Val di Non, sul versante nord-occidentale della provincia autonoma di Trento, MoDusArchitects porta a compimento Hometown House, una residenza privata che nasce dall’incontro tra memoria, paesaggio e architettura contemporanea. L’abitazione, concepita come un unico organismo, è composta da due volumi a doppia falda che si uniscono verso nord, adattandosi con naturalezza a un pendio leggermente sopraelevato e dando forma alla casa della famiglia Fellin.
Celebre per i suoi estesi meleti, la Val di Non si configura come un paesaggio morbido e agricolo, punteggiato da piccoli nuclei abitati e dominato dal lago di Santa Giustina, con le Dolomiti di Brenta a fare da sfondo. È in questo contesto, dopo una lunga esperienza di vita all’estero tra Europa, Africa e Stati Uniti, che il committente sceglie di tornare alle proprie origini, costruendo una seconda casa sul terreno che un tempo ospitava l’abitazione dei genitori.

Immersa in uno scenario rurale autentico, la villa si inserisce con decisione ma senza forzature nel declivio del terreno, circondata da edifici tradizionali caratterizzati da tetti in legno e facciate intonacate. A distinguerla è l’involucro in larice nero trattato ad acqua, scandito da pannelli verticali e profili sottili, interrotto esclusivamente dalle ampie aperture vetrate. Le linee oblique e la geometria irregolare conferiscono al volume un dinamismo che dialoga con il paesaggio, evitando qualsiasi intento mimetico.

Architettura, natura e materiali essenziali si fondono attorno a un’idea chiave: la casa come luogo di incontro e condivisione. «Il progetto nasce dalla volontà di creare uno spazio accogliente, capace di riunire famiglia e amici per celebrare momenti quotidiani e stagionali, dalla raccolta delle mele alle escursioni, dallo sci alle cene conviviali», spiegano i fondatori dello studio, Sandy Attia e Matteo Scagnol.
L’accesso alla proprietà avviene dalla strada principale, sul margine inferiore del paese, attraverso un viale pavimentato in cubetti di porfido della vicina Valle di Cembra. Il percorso si apre in una terrazza affacciata sul paesaggio e sull’orto domestico, dove il disegno della pavimentazione segna con discrezione la soglia dell’ingresso. Anche qui emerge l’attenzione al dettaglio: il maniglione del portone in larice, disegnato su misura dallo studio, richiama l’impronta a terra dell’edificio, diventando elemento ricorrente nel linguaggio di MoDusArchitects.

La casa si sviluppa secondo una pianta a V orientata a sud, verso la valle e il lago. Su questo fronte, al piano terra, una grande vetrata mette in relazione diretta gli spazi interni con il panorama, inondando di luce naturale la zona giorno. Dall’ingresso, che funge da nodo distributivo per la scala a tre rampe e l’ascensore, si accede agli ambienti comuni seguendo una pavimentazione in grandi lastre di porfido grigio. Cucina, sala da pranzo e loggia esterna si susseguono in un continuum fluido, pensato per la vita condivisa.
A eccezione dell’isola cucina in cemento, dei piani di lavoro in acciaio inox e della parete di fondo rivestita in piastrelle grigie, tutte le superfici verticali sono rivestite in larice senza nodi, posato con venatura verticale. Pareti, porte e arredi su misura costruiscono un’unica superficie continua, interrotta solo nel soggiorno, dove lo stucco a base di calce con inerti di pietra locale introduce una variazione materica. Qui, pochi gradini conducono a un’area living raccolta, con camino e una lunga seduta in porfido che corre lungo la vetrata.

Il piano superiore ospita la zona notte, articolata in quattro camere matrimoniali. La suite padronale, dotata di bagno privato e cabina armadio, è illuminata da un grande lucernario e da due aperture laterali. Completano il livello una camera più piccola, due stanze affacciate su una terrazza coperta condivisa e i relativi servizi. Tutti gli ambienti sono collegati da un’ampia anticamera pensata come spazio per la lettura e la scrittura, caratterizzata da un soffitto rivestito in cirmolo, il cui profumo e la presenza dei nodi rosso-bruni evocano l’atmosfera delle case alpine e i ricordi d’infanzia del proprietario.

La palette materica è volutamente contenuta: porfido, larice e cirmolo sono declinati attraverso lavorazioni e dettagli che richiamano le tecniche costruttive della Val di Non. Il coinvolgimento di artigiani e imprese locali ha dato vita a un processo condiviso, in cui il costruire diventa strumento di trasmissione della cultura del luogo.

Numerosi gli elementi d’arredo tradizionali disseminati nella casa, come oggetti di memoria che rimandano al folklore alpino. Al piano inferiore trova spazio una stube rivestita in legno, con cucina e affaccio diretto sul giardino, affiancata da una camera per gli ospiti, un bagno di servizio, la lavanderia, i locali tecnici e il garage, accessibile dalla rampa sul lato ovest del lotto. Sempre a questo livello, completamente interrata, si colloca la cantina con sala degustazione: uno spazio evocativo, definito da una parete curva in cemento a vista, legno massello di larice e una pavimentazione in mattoni posati a secco, che ancora simbolicamente la casa al terreno e alle radici trentine del proprietario.

Con Hometown House, MoDusArchitects firma un progetto profondamente legato all’identità del luogo e di chi lo abita. Un’architettura che si distingue nel paesaggio dei meleti per forme e materiali contemporanei, ma che al tempo stesso ne rispetta lo spirito, restituendo un’idea di casa come spazio autentico di accoglienza, memoria e appartenenza.

Scheda progetto
Progetto: Hometown House
Località: Val di Non
Progettista: MoDusArchitects (Sandy Attia, Matteo Scagnol=
Team di progetto: Filippo Pesavento
Cliente: privato
Data: 2023
Area di progetto: 1.465 mq
Superficie totale: 563 mq
Impresa: Edilflaim srl
Strutture e sicurezza: ing. Alessandro Svaldi - Unitec Group srl
Sicurezza: geo. Giorgio Ferrari - Studio Ferrari
Ingegnere meccanico: ing. Roberto Svaldi - Unitec Group srl
Ingegnere elettrico, domotica e consulente energetico: ing. Andrea Zanetti - Unitec Group srl
Geologo: Lino Berti
Consulente illuminotecnica: Werner Graber



