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millenium stad
text by Antonello Boschi

A volte la lettura di un romanzo, la visione di un film possono essere le migliori guide ad una città. Pensiamo all’idea che ci siamo fatti di Stoccolma attraverso la cinematografia degli anni sessanta: da una parte la commedia “Il diavolo“ di Gian Luigi Polidoro, che ancora una volta materializzava il mito della donna nordica vista con gli occhi dell’italiano medio per eccellenza, Alberto Sordi. I dialoghi, e soprattutto i silenzi fra Amedeo Ferretti e la ragazza nell’hotel con vista sull’eterna notte scandinava, ci parlano di una città sì disinibita, ma dove le emozioni rimangono pur sempre private. Impressioni che divengono invece pubbliche nelle facciate degli Hötorget buildings dove, il complesso realizzato da Helldén, Markelius, Tengbom, Lallerstedt e Backström & Renius, grazie ad un’installazione dell’artista Erik Krikortz, viene trasformato in un enorme caledoscopio urbano nel quale ogni cittadino può esprimere il suo stato d’animo collegandosi al sito emotionalcities e rispondere con una scala di colori alla semplice domanda “come ti senti oggi?” Dall’altra, sempre del 1963, una pellicola dal sapore chiaramente hitchockiano diretta da Mark Robson, “Intrigo a Stoccolma“, ci mostra una città elegante e misteriosa al contempo, nelle vicende di un Paul Newman impegnato con Elke Sommer a sventare un complotto internazionale all’ombra della cerimonia del premio Nobel. Sono gli anni in cui la città – o meglio l’intera area metropolitana – in un ventennio moltiplica la sua popolazione da 220.000 a 1.400.000 abitanti del 1980, passando attraverso politiche abitative contrastanti: prima il programma per un milione di nuove abitazioni, poi orientando il costruito verso forme abitative di dimensioni più contenute e dal profilo ambientale misurato. Dilatazioni e contrazioni, accelerazioni e brusche frenate che si sono avvicendate a cavallo dei due millenni, prima con la crisi economica dell’inizio degli anni Novanta e poi con la recessione mondiale di fine 2008. Pressioni speculative orientate soprattutto al mercato immobiliare degli uffici, contro le quali il governo ha opposto una forte resistenza attraverso strumenti come l’action programme on architectural policy, ma anche stimolando l’interesse per l’architettura attraverso la promozione di luoghi deputati come il Moderna Museet inaugurato nel 1998, o la pratica dei concorsi internazionali divenuti prassi per l’assegnazione di grandi edifici pubblici. Se a questo aggiungiamo lo spostamento della popolazione giovanile dal Norrland al Götaland, e in generale dalle aree rurali alla città, si può facilmente comprendere come i conflitti sociali fossero davvero alle porte. Specchio fedele di questi contrasti, le pagine della trilogia di Stieg Larsson, che mostra una capitale insensibile, dura, corrotta già intravista nei fotogrammi di “Racconti di Stoccolma“, così lontana da quell’immagine idilliaca, edulcorata del modello svedese, del socialismo irretito di capitalismo, di quella parola, lagom, che in lingua locale sta indicare una sorta di via di mezzo fra le cose.

la città tra i ponti
text by Andrea Bulleri

Alla fine del Saltsjönfiord il Baltico incontra il lago Mälaren, ma con difficoltà: l’acqua deve conquistare il suo spazio fra una miriade di isole prima di addolcirsi in prossimità del bacino lacustre. I limiti si estendono, diventano incerti – specialmente nella rigida stagione invernale – e gli elementi si confondono: i confini fra terra, acqua e cielo si fanno labili e tutto sembra possibile1. Ed allora capita! Succede che, nel più improbabile dei luoghi, dove l’artificio della presenza umana sembra bandito, si inneschino le condizioni storiche per la genesi di un centro urbano. Succede che un fondatore dai tratti mitici, Birger, lo Jarl di Bjälbo, sul preesistente villaggio di pescatori dell’XI secolo, decida di creare una città capace di garantire la difesa dell’entroterra e permettere l’espansione del traffico commerciale verso i porti europei. Nel XIII secolo, attorno al castello di Tre Kronor, in pochi anni viene costruito un nuovo insediamento sulla piccola isola di Gamla Stan, regolando il corso dell’acqua con chiuse lignee fra Stadsholmen e Riddarholmen: Stoccolma, la ‘città tra i ponti’, si sviluppa e si impone come porto di esportazione del rame e del ferro proveniente dalla regione di Bergslagen, tanto da divenire uno dei principali membri della lega anseatica. La sua stessa costituzione, secondo l’orientamento di Birger Jarl, determinerà − data la favorevole collocazione logistica, baricentrica rispetto ai domini Gotar e Svear – il definitivo processo di aggregazione e consolidamento dello stato svedese (Sverige dall‘antico Svear Rike: regno degli Svear). In un breve lasso temporale un’area senza un vero centro di riferimento, assunse un ruolo egemone nell’area scandinava ed una compattezza tale da tentare perfino l’espansione sul suolo russo, arrestata alla foce del fiume Neva da Aleksandr Nevskij nel 1240. Al rapido processo di genesi seguì, nei secoli successivi, un lento consolidamento fino al risveglio urbano del XVII secolo, celebrato dall’esuberante veste barocca introdotta dai Tessin: presenze grandiose, funzionali alla rappresentatività della nuova capitale svedese, ma non invasive rispetto all’originale matrice medievale. Lo stesso equilibrio fra paesaggio e sistema urbano, che ha orchestrato nel tempo l’espansione cittadina fino a ricoprire le attuali 14 isole, ha permesso di eludere, nel Novecento, le tentazioni di un profondo rinnovamento dell’area metropolitana secondo una radicale visione dell’urbanistica moderna. Per la fatiscente Gamla Stan, cuore identitario della storia cittadina, era stata prevista infatti la completa demolizione ed un nuovo impianto con direttrici di scorrimento più funzionali2 al ruolo di una metropoli moderna: solo le insistenti proteste di eminenti personaggi, come August Strindberg e Carl Larsson, permisero la sospensione e poi l’abbandono dei progetti. L’area fu definitivamente posta sotto tutela negli anni sessanta. Oggi la città vecchia è uno dei centri storici medievali più grandi e meglio conservati d’Europa.

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